DUE “PIE” MEDAGLIE (POCO NOTE) DEL GRANDE ANTONIO FABRIS

Medaglia per l’Istituto Buon Pastore a Venezia | D/ La Madonna, con aureola di stelle, poggiata su un crescente di Luna, nell’atto di schiacciare il serpente; sulla destra, San Filippo Neri, inginocchiato, nell’atto di venerare la beata Vergine. Nel giro: PATROCINIVM PATROCINII [Difesa di colui che difende]; in basso a sinistra, A[NTONIO] F[ABRIS] in lettere minutissime; R/ All’interno di un serto costituito da un ramo di palma e uno di rose, intrecciati, scritta in quattro righe: CHARITATIS / OPVS, / PERICLITANTIVM / SALVS [Opera di carità, salvezza di chi è in pericolo]. Coniata in bronzo presso la zecca di Venezia; mm 41.

sost (2) Questa medaglia, estremamente rara, è stata segnalata solo da Arnaldo Turricchia nella sezione “Medaglie non datate” del suo “Il Regno Lombardo-Veneto attraverso le medaglie”(Roma 2003, vol. III, p. 247). Essa è legata all’IstitutoBuon Pastore per le fanciulle pericolanti, un’opera pia veneziana che si proponeva di assistere “povere fanciulle che corressero pericolo grave di seduzione sia per l’abbandono dei genitori, sia per la cattiva indole delle stesse fanciulle”.

Il termine “pericolanti” (in latino “periclitantes”) ricorre costantemente nella dicitura di questo Istituto. La sua istituzione risale al 1852 quando il parroco di San Pietro di Castello, Giovanni Maria Gregoretti, e la parrocchiana Teresa Stiore, decisero di accogliere in una casetta, presa in affitto nella zona, fanciulle in difficoltà e che, per vari motivi (ad esempio la loro età) non avevano i requisiti per essere accolte in altri istituti cittadini. Il 26 aprile 1873, con atto notarile, veniva ufficialmente costituito l’Istituto Buon Pastore, chiamato anche Istituto di educazione Gregoretti per le giovani pericolanti dal nome del parroco che, comunque, per regolamento, doveva esserne il direttore. Il Decreto Reale del 20 novembre 1873, infine, ne approvava lo statuto organico.

Di fatto però, a sostenere l’Istituto Buon Pastore dalla sua costituzione fino alle soglie del Novecento, fu Teresa Stiore, che, con ogni probabilità ebbe un ruolo anche nella realizzazione della medaglia.

Ma procediamo con ordine: Teresa Stiore era nata a Venezia il 15 giugno 1811; andata sposa a Matteo Battistutti, era rimasta vedova prima del 1850 e aveva fatto ritorno nella casa paterna, in fondamenta Sant’Anna, nella parrocchia di San Pietro di Castello; qui, ben presto, si era volta ad opere caritatevoli. Curioso il fatto che, da generazioni, i membri della sua famiglia  fossero impiegati nella zecca di Venezia: il nonno Giuseppe, il padre Antonio e, soprattutto, il fratello Francesco Stiore, incisore. Questi, entrato giovanissimo nella zecca di Venezia, aveva appreso il mestiere da Luigi Ferrari, era stato nominato “secondo incisore” nel 1842 e poi aveva lavorato al fianco di Antonio Fabris. Alla morte di costui, il “cavalier” Francesco Stiore era rimasto l’ultimo incisore della zecca veneziana: fu testimone della sua chiusura (31 marzo 1870) e si offrì come “custode” dei macchinari rimasti.