DUE “PIE” MEDAGLIE (POCO NOTE) DEL GRANDE ANTONIO FABRIS

documents-button(di Leonardo Mezzaroba) | Si è già avuto modo di ricordare in un precedente contributo a “il giornale della numismatica” (“Ricordando Antonio Fabris”, 26 agosto 2015), che quest’anno ricorre il 150° anniversario della morte di uno dei massimi incisori del secolo XIX: Antonio Fabris. Le numerose medaglie da lui realizzate costituiscono un “corpus”di straordinaria importanza, inevitabilmente sottoposto ad ampi e approfonditi studi (basti citare quelli di Valentino Osterman, nel 1881; di Giovanni Costantini nel 1904; di Cesare Johnson nel 1973 e nel 1986; di Maurizio Buora nel 1997). Di sicuro però lo studio più completo su Fabris rimane quello pubblicato sulla rivista “Medaglia” da Fausto Saracino nel 1985. Nella sua ampia e documentata indagine il Saracino analizza 58 medaglie: 54 firmate dal Fabris e 4 attribuite. Di fatto, due di queste ultime (quella per la realizzazione delle campane della chiesa dei Santi Apostoli a Venezia, del 1840, e quella per la posa della prima pietra del ponte ferroviario translagunare ancora a Venezia, del 1841) sono poi risultate essere opera di Luigi Ferrari; mentre rimangono del tutto anonime quelle del 1848, legate alla Guardia civica e alla Banda civica di Venezia.

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Sembra comunque ragionevole escludere anche queste due dal “corpus”delle medaglie del Fabris, anche perché appare evidente che il nostro incisore non rinunciava mai ad apporre il proprio nome (anche solo a livello di minutissime lettere iniziali) nelle “sue” medaglie, per quanto “scarsamente” significative.

Come però sempre accade, rimangono comunque ancora margini di ricerca. In effetti nello studio del Saracino manca una medaglia (peraltro molto rara) legata a un istituto caritatevole che si occupava delle fanciulle “periclitanti” (esposte cioè ai pericoli del mondo, soprattutto in ragione della loro condizione economica e sociale). D’altro lato, Saracino ha offerto poche, essenziali indicazioni anche per una medaglia (del 1864) legata, pure questa, a un istituto caritatevole, che si proponeva di soccorrere le donne dimesse dal carcere. Dunque in questa sede ci occuperemo di queste due medaglie così affini tra loro cercando di chiarire il contesto che portò alla loro realizzazione.