SPECIALE GIORNATA DELLA MEMORIA: TEREZIN E LA NUMISMATICA DELLA SHOAH

Luoghi eletti a simbolo dell’Olocausto, per il cui orrore e la cui vergogna non esistono parole, sono i campi di concentramento, di transito e di sterminio sparsi un po’ ovunque sia in Germania che nelle nazioni annesse al Terzo Reich dietro i cui reticolati la vita – se pure sia possibile continuare a chiamarla tale – scorre alternando crudeltà efferate a sprazzi di apparente normalità rappresentati anche dal fatto di disporre, per le centinaia di migliaia di prigionieri, di una qualche forma di “denaro”.

Ghettizzati in tutto, anche nella possibilità di possedere beni materiali, gli ebrei di Germania subiscono umiliazioni continue fin dall’ascesa al potere di Hitler, nel 1933. E’ dello stesso anno, infatti, il progetto di una “moneta di conversione” usata per pagare ai cittadini di religione ebraica i loro beni, forzatamente venduti a prezzi irrisori. Ancorata al marco e alle altre valute da un cambio artificialmente basso, e spendibile solo fuori dai confini nazionali, la “moneta di conversione” lascia gli ebrei tedeschi con in mano un pugno di carta straccia, convertibile in reichsmark solo nelle poche banche straniere che hanno filiali in Germania.

003Il cosiddetto “denaro del ghetto” usato nei quartieri ebraici e, successivamente, emesso anche per i campi risponde tuttavia, nel diabolico progetto nazista, ad esigenze più articolate che non la semplice spoliazione dei patrimoni ebraici: in primo luogo, infatti, costituisce una misura di sicurezza per prevenire le fughe e limitare i contatti degli ebrei con il mondo esterno nel quale, per sopravvivere e nascondersi, c’è bisogno di denaro vero; in secondo luogo, la cartamoneta ad uso interno permette di limitare i costi di mantenimento delle grandi strutture di internamento; infine, il denaro fittizio emesso appositamente per gli ebrei costituisce, e questo è forse l’aspetto più crudele, un mezzo di propaganda che sottolinea per l’ennesima volta la “diversità” degli internati, umiliandoli e negando loro l’accesso a qualunque forma di vera ricchezza.

Lichtenburg, Oranienburg, Buchenwald e Lodz sono solo alcuni dei circa trenta campi di prigionia sparsi in Germania, Olanda, Polonia, Russia, Austria, Cecoslovacchia, Norvegia e Italia nei quali, durante la dittatura di Hitler e nel corso della II Guerra Mondiale, si decide di dar vita a forme di circolazione interna con banconote speciali.