DOSSIER SPECIALE: LE MONETE CHE FINANZIARONO CRISTOFORO COLOMBO | 2

I blancos (contrassegnati sulle due facce da una F e da una Y gotiche coronate, iniziali di Ferdinando ed Isabella) grazie all’intraprendenza di quattro genovesi, insediatisi a Cocca, vengono battuti in gran quantità e spediti in Italia a sacchi di diverse migliaia per essere venduti a peso, fusi e trasformati in lingotti, gioielli grezzi e altri oggetti. In Spagna servono al piccolo commercio, per transazioni locali. Sono le monete d’oro (l’oro vale 10 volte più dell’argento), come base fondamentale dei grandi scambi internazionali, a finanziare l’avventura di Colombo: i “castellana” di grammi 4,50 pari a 435 maravedi (il nome viene dalla Castiglia), con i mezzi e i doppi “castellana”, detti anche “doblones”, e i ducati con i loro multipli da 2 e da 4 e i mezzi ducati. Quei ducati che proprio con Ferdinando ed Isabella si allineano, come le altre monete d’oro europee, alle quattro monete armonizzate da Genova, Venezia, Milano e Firenze, i cosiddetti “ducati delle quattro stampe”. Tutte diversamente marcate, ma tutte d’oro zecchino e tutte allo stesso peso. Non è da escludere che a finanziare in parte l’impresa di Colombo siano stati anche genovini e fiorini, l’aristocrazia delle monete del tempo, autentiche monete dal giro internazionale.

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Dopo la conquista di Granada, Ferdinando ed Isabella, quasi a celebrare insieme alla vittoria sui Mori la scoperta del nuovo mondo, battono le loro monete più prestigiose: ducati e castellana diventano “excellentes”, il cui nome deriva dal titolo pieno della moneta. Al peso di grammi 3,50, suddivise in 11 real, queste monete vengono battute non solo nei multipli da 2 ma anche in quelli eccezionali, autentici pezzi di ostentazione, da 4, Io, 20 e perfino 50 excellentes. Recano al dritto i busti affrontati e coronati dei dovrani e al rovescio lo stemma inquartato addossato ad un’aquila ad ali spiegate; la legenda è in caratteri gotici. Queste preziose e belle monete “emigrano” anche in Italia, dove vengono battute col nome di ducati e zecchini, a Napoli, il cui Regno viene unito insieme a quello di Sicilia al Regno di Spagna sotto Ferdinando ed Isabella (1503-1516): recano una T che le distingue dalle monete spagnole, iniziale del celebre zecchiere Tramontano.

La conquista spagnola dell’America Centrale ha aperto all’Europa le porte, se non del favoloso Eldorado, delle ricche miniere del Nuovo Mondo. E’ un fiume d’oro e d’argento che affluisce in Spagna. Dal 1551 al 1560 sono oltre 100.000 le libbre d’oro sbarcate a Siviglia. A sua volta la Spagna ridistribuisce il biondo metallo ai Paesi del mondo, simile – annota un cronista del tempo – ad una balia che converte in latte la maggior parte del suo cibo, dando nutrimento agli altri, ma restandone a sua volta povera.

(leggi qui la prima parte)