TRA STORIA E NUMISMATICA: LE RARE MONETE DELLA CONGIURA DEI BARONI

documents-button(di Antonio Rimoldi) | Se si prova a visualizzare la situazione della nostra Penisola alla fine del XV secolo e se ci si focalizza in particolar modo sui territori centro-meridionali è evidente come siano solamente due le grandi potenze che occupano questi territori: il Regno di Napoli e lo Stato della Chiesa. Sin dai tempi angioini il papa si era considerato signore feudale del Regno e, di conseguenza, l’ascesa di ogni sovrano al trono di Napoli doveva essere esplicitamente autorizzata dal pontefice, il quale avrebbe inoltre provveduto all’investitura formale del nuovo sovrano. Risulta quindi evidente come il ruolo del Papato nelle vicende politiche del Regno di Napoli fosse tutto fuorché secondario. Inoltre il papa era sempre al corrente di ciò che accadeva nel Regno grazie ai numerosissimi e fedelissimi vescovi ed abati che guidavano la Chiesa del Regno, una realtà  nella quale il sovrano non aveva nessun tipo di potere.

001Papa Innocenzo VIII in un’antica incisione (source: archive)


Il sovrano di conseguenza poteva contare solamente sulla fedeltà della nobiltà terriera, costituita dai cosiddetti “baroni”. Essi erano esponenti di grandi ed antiche famiglie del territorio che controllavano da tempo immemorabile i possedimenti regi.  Perciò quando Ferrante d’Aragona iniziò una politica antifeudale e  di accentramento del potere nella figura del sovrano, la reazione dei Baroni e del Papa non fu affatto delle migliori. La situazione peggiorò notevolmente quando il principe ereditario Alfonso reclamò apertamente l’annessione al Regno di Napoli dei territori pontifici di Benevento, Pontecorvo e Terracina con un atto di arroganza estrema in quanto i toni non furono smorzati dal rispetto (almeno formale) verso l’autorità che possedeva i territori su cui era eretto il Palazzo Reale.

Così i baroni, che da tempo ordivano una congiura contro gli Aragona e vedevano nel Papato un formidabile alleato, iniziarono a denunciare i soprusi e l’arroganza propri di Ferrante e della sua casata ad Innocenzo VIII (il genovese Giovanni Battista Cybo, papa dal 12 settembre 1454 al 25 luglio 1492). Il papa, nello stesso periodo, rifiutò l’annessione dei suoi territori al Regno (come del resto era più che logico aspettarsi) e di conseguenza Ferrante attuò una rigidissima politica fiscale nei confronti dei beni ecclesiastici presenti nel Regno.