DALLA MONETA DI NAPOLI ALLA LIRA: VICENDE MONETARIE IN MERIDIONE | 1

Il primo decreto ordinava la coniazione di nuova moneta in bronzo da 1, 2 e 5 centesimi. Il secondo decreto precisava che dette monete dovevano recare, “da un lato l’effigie del Re con la legenda – VITTORIO EMANUELE II – e dall’altro un ramo di alloro e uno di quercia intrecciati , e nel centro la indicazione del valore della moneta e l’anno di fabbricazione”; si stabiliva inoltre che la lega di bronzo da impiegare per la fabbricazione delle monete “era definitivamente stabilita in 960/1000 parti di rame e 40/1000 parti di stagno.” Ai tre tipi monetali in bronzo, il decreto luogotenenziale n. 256 ipotizza possa esserne affiancato un quarto, del singolare valore nominale di 4 centesimi: “Il Dicastero dello finanze potrà benanche autorizzare la emissione della moneta di quattro centesimi per tener luogo del grano attualmente in corso nella provincie napoletane”.

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La previsione di poter emettere uno spicciolo tanto inconsueto nella monetazione decimale italiana rimase allo stato di mera enunciazione, né risulta che siano mai stati condotti in proposito studi premonetali, né a Napoli né in altre zecche del Regno. In conformità al citato decreto luogotenenziale, l’amministrazione delle monete in Napoli, stipulò il 27 febbraio 1861 un contratto con la ditta francese del F.lli Estivant per la coniazione di 12 milioni di lire italiane in monete a 1, 2 e 5 centesimi, sulla base del Capitolato per la monetazione di bronzo, già avviata dal Governo centrale presso la zecca di Milano.

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