LE GUERRE CANTABRICHE E LA MONETA DELLA “CAETRA”

In questo senso il tipo “tosco” dalle caratteristiche stilistiche celtiche (quarto gruppo, secondo la classificazione di Villaronga) sarebbe stata una emissione temporanea precedente, emessa magari da parte di una zecca militare, forse quella di Segisama, fino alla istituzione delle neo-provincie e con la coniazione di tipi definitivi e stilisticamente più accurati, secondo i canoni stilistici delle emissioni provinciali (terzo gruppo, secondo Villaronga). Di seguito Carisio potrebbe essere stato incaricato di emettere moneta ad Emerita, mantenendo il conio ufficiale del diritto del tipo “caetra”. Effettivamente la produzione di questo tipo potrebbe essere avvenuto inizialmente proprio sotto il governo provinciale di Carisio, visto che si ritiene che la sua produzione sia avvenuta prima del 23 a.C., epoca in cui la Transduriana non era stata ancora creata, ma in ogni caso non nella capitale Emerita, ma presso Lucus, come le evidenze archeologiche sembrano confermare. Altra possibilità è che sia stato lo stesso Augusto ad ordinarne la produzione, sottolineando il proprio potere imperiale.

FOTO AEREA DE LA MURALLA DE LUGOVeduta aerea della città di Lugo (Lucus Augusti), in Galizia: è ancora visibile e pressoché intatta la cinta muraria originale (source: web)


Riguardo la coniazione presso uno o più accampamenti militari, il ritrovamento di un conio imperiale presso l’accampamento di Vindonissa sembra confermare che fino almeno all’epoca di Tiberio era ancora praticata la produzione di “moneta imperato rum”, dettata dalle esigenze improvvise e sotto il comando del generale del caso. Tutte queste emissioni ebbero un unico scopo principale, rivestito dal tipo della “caetra”: la monetizzazione di una regione in cui l’economia monetaria era ancora sconosciuta. Le legioni richiedevano la paga dello “stipendium”, che in parte avveniva mediante l’utilizzo di monete provinciali procedenti dalla valle dell’Ebro, confermato dalle grosse quantità di questi tipi nelle regioni nord-occidentali, circa il 30% dei ritrovamenti, ma per il resto richiedeva una produzione locale, con minori rischi per l’approvvigionamento.