RICORDANDO ANTONIO FABRIS, “SOMMO INCISORE ITALIANO DEL SECOLO XIX”

Da Venezia Fabris non volle più distaccarsi: essa divenne la “sua” città. Qui arrivò da Firenze anche il figlio Domenico, che ormai aveva messo su una numerosa famiglia. Qui Antonio Fabris vide morire, nel 1853, la moglie Giacoma Pillinini. E sempre a Venezia il Fabris si risposò nel 1862 con Giovanna Prosdocimo che, due anni dopo, gli diede una figlia, Elisabetta (curioso il fatto che tra i due figli di Fabris, Domenico ed Elisabetta, intercorresse un intervallo temporale di 52 anni). Qui, infine, Antonio morì nella palazzina che si affacciava su Campo Sant’Angelo, dove aveva riunito, alla sua, anche la famiglia del figlio Domenico.

003

Quanto alla medaglia commemorativa che ritrae il Fabris, va segnalato che essa raccolse critiche molto positive; nel citato articolo della “Gazzetta di Venezia” si riconosce che “[…] il busto del Fabris [è] così perfettamente eseguito, che ne ricorda al vivo le sembianze. […] Il lavoro è condotto con tutta la precisione ed i capelli in ispecie vi sono trattati con tale maestria, da ricordare i bei tempi dell’arte”.

Può sembrare curioso il fatto che lo Stiore avesse assunto autonomamente l’iniziativa di realizzare la medaglia; nella documentazione conservata presso l’Archivio di Stato di Venezia, si ritrova al riguardo l’annotazione: “Medaglia effigie Fabris. Coniata per conto dell’incisore Stiore”.