PICCOLA STORIA DI UNA GRANDE MONETA PAPALE: LA PIASTRA | 3

Benedetto XIV Lambertini (1740-1758) affiderà la zecca alle dirette dipendenze della Reverenda Camera Apostolica, ponendo fine una volta per tutte al sistema dell’appalto, e nel 1753, avvierà una riforma della moneta che vede la piastra trasformarsi in “scudo [romano]” dalle dimensioni simili, ma dal peso di g 26,47. Intanto, nel 1743, era stata emessa l’ultima mezza piastra a carattere monumentale della monetazione pontificia settecentesca: quella celebrante gli interventi di Benedetto XIV a favore dell’ Ospedale di Santo Spirito, a Roma. Essa fu incisa da Ottone Hamerani che si rifece sostanzialmente ad una celebre medaglia di Gasparo Morone per Alessandro VII con la prospettiva dell’ edificio ospedaliero “mettendo però in primo piano – sottolinea Alteri – la figura di san Pietro, con libro e chiavi, a testimonianza che l’opera di rinnovamento era stata voluta dal papa e che, accanto alla salute del corpo, andava curata contemporaneamente, se non prima, quella dell’anima”.

Ad Ottone Hamerani però si deve il soggetto del nuovo scudo, che si ripeterà nei tempi successivi ed identificherà, quasi sempre, la nuova moneta: la figura dell’Ecclesia Triumphans super Nubes. La figura della Chiesa in forma femminile con in mano le chiavi petrine (più tardi, la croce) e seduta sopra le nuvole, con accanto un tempio di varia foggia, sarà l’elemento standard degli scudi dei vari pontefici successivi; il conio fu realizzato dai vari incisori che si succedettero: da Ferdinando Hamerani, figlio di Ottone, ai suoi figli Gioacchino e Giovanni, a Nicola Cerbara, al tedesco Carl Voigt e via via tanti altri (fig. 12).

12d 12rFigura 12 (source: Biblioteca Apostolica Vaticana)


Solamente Gregorio XVI Cappellari (1831-1846), che autorizzò la riforma monetaria su base decimale, ebbe il coraggio di trasgredire a quest’andazzo emettendo, (sembra solo per collezionisti quasi come “emissioni speciali” che circolarono assai poco in tasca ai cittadini) scudi d’argento da mm 38 aventi nel rovescio la scena della Presentazione al Tempio incisa da Nicola Cerbara; una mezza piastra o mezzo scudo da mm 32 fu invece dedicata a san Romualdo, il fondatore dei Camaldolesi, Ordine monastico a cui Gregorio XVI apparteneva.

Per tutto il lunghissimo pontificato di Pio IX (1846-1878) le monete avranno sul rovescio semplicemente l’indicazione scritta del valore, senza nessun soggetto a carattere antropomorfico o monumentale; l’arte dell’incisore allora si rivelerà semplicemente nei tratti del papa sul dritto e nelle decorazioni della stola o del piviale. Il 20 settembre 1870 finirà la vicenda della monetazione autonoma dello Stato della Chiesa e finirà anche la storia della gloriosa piastra, iniziata ben tre secoli prima.

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(leggi qui la seconda puntata)

Ringraziamenti | Il presente studio, unitamente alle puntate che lo leguono, è estratto dal n. 4 (2014) della rivista “Historia Mvndi” edita dalla Biblioteca Apostolica Vaticana. La redazione de “Il giornale della numismatica” online ringrazia il prefetto della B.A.V. monsignor Cesare Pasini ed il viceprefetto professor Ambrogio Maria Piazzoni per aver autorizzato la riproduzione di testo e immagini, tutte appartenenti alla Biblioteca Apostolica Vaticana, nonché il direttore della rivista, professor Giancarlo Alteri, e la coordinatrice dottoressa Eleonora Giampiccolo per la fattiva collaborazione.