PICCOLA STORIA DI UNA GRANDE MONETA PAPALE: LA PIASTRA | 3

Il Saint Urbain purtroppo, fu sempre osteggiato da Giovanni Martino Hamerani (ad esempio, ne bocciò parecchie volte la candidatura a membro della prestigiosa Accademia di san Luca), tanto che nel 1703 decise di andarsene da Roma insieme alla moglie e al figlio per tornare nella natia Nancy, ove terminerà la carriera, stimato ed onorato dal duca di Lorena, e morirà nel 1738 non senza aver omaggiato il suo antico protettore, monsignor Lorenzo Corsini, eletto papa nel 1730 col nome di Clemente XII, di una splendida medaglia celebrativa dell’elezione al pontificato.

L’altro bravo incisore di questo periodo fu l’elvetico Pietro Paolo Borner. In realtà, egli era venuto nella Città Eterna con l’intento di arruolarsi nella Guardia Svizzera dove trascorse appunto qualche mese come recluta; ma molto presto la sua abilità di intagliatore gli aveva fatto scegliere la carriera alla zecca, dove nel 1692 raggiunse l’incarico di “sovrastante” (vice incisore). Anch’egli fece moltissime monete e medaglie per Innocenzo XII e per il successore Clemente XI, nella sua ventennale carriera alla zecca. Notevole la piastra del 1697, che rappresenta il Concistoro indetto da Innocenzo XII per l’invio dei legati pontifici alle trattative per la pace susseguente alla cosiddetta Guerra della Lega d’Augusta (1696), in cui la raffigurazione sul tondello è trattata come se fosse su una medaglia (fig. 3); oppure la prima piastra da lui incisa, quella del 1693 inneggiante alla carità pontificia, in cui la figura femminile allegorica ha tutta la grazia delle “madonne” tipiche del “Barocchetto” romano (fig. 4).

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Figura 3 (source: Biblioteca Apostolica Vaticana)

4d 4rFigura 4 (source: Biblioteca Apostolica Vaticana)