ADA BELLUCCI RAGNOTTI: RITRATTO NUMISMATICO DI SIGNORA | 2

(di Roberto Ganganelli) | L’istituzione a Perugia, nel 1896, della Regia Deputazione di Storia Patria per l’Umbria – di cui il professor Giuseppe Bellucci, padre di Ada, è uno dei soci fondatori e nell’ambito della quale sarà sempre assai attivo, ricoprendo a più riprese cariche direttive – rappresenta un evento fondamentale che spinge la giovane figlia Ada ad aderire al sodalizio contribuendo, con scritti di carattere storico-numismatico, a svariati volumi del “Bollettino”. Risale al 1898, ad esempio, una delle dissertazioni più interessanti a firma della studiosa, “Monete edite ed inedite coniate nella zecca di Perugia durante la Guerra del sale nel MDXL”. Si tratta di un episodio particolare nella storia della città, durante il quale Perugia, proclamatasi “Civitas Cristi”, coniò in autonomia quattrini in bassa mistura con la croce patente e l’effigie del patrono sant’Ercolano (monete di impianto simile ad un tipo eugubino coniato per la prima volta da Guidubaldo I da Montefeltro) divenuti l’emblema della rivolta contro papa Paolo III Farnese (1534-1545) e dell’ultimo tentativo di riconquistare la piena autonomia politica e amministrativa.

001Queste monete, già a fine ‘800, risultano di estrema rarità sul mercato a motivo dell’editto, puntualmente trascritto dalla Bellucci, con il quale il luogotenente pontificio vietava a chiunque di “spendere, recevere, accettare né tenere in casa sua sorte alchuna de monete di qualsivoglia valore o maniera, che si batterono et fabbricarono al tempo della comessa ribellione […] sotto pena della vita et della confiscatione di tutti li beni suoi”. La studiosa ne censisce dodici esemplari in totale individuando, tra questi, ben cinque varianti di conio (non tutte, in seguito, confermate); i quattrini vengono quindi descritti annotandone caratteristiche e provenienze. Due disegni illustrano l’articolo dal quale traspaiono, oltre ad una raggiunta maturità nel metodo di ricerca, un profondo senso di orgoglio civico ed un velo di nostalgia per i tempi, ormai remoti, di quell’indipendenza cittadina irrimediabilmente perduta.

Poco dopo, è il 1899, la Bellucci pubblica in fascicolo – sarà edito, l’anno seguente, anche nel “Bollettino della Regia Deputazione di Storia Patria per l’Umbria”- un secondo approfondimento dal titolo “Ultimo periodo della zecca perugina. Ricordi storici e nuovi documenti” che ha per oggetto le coniazioni effettuate durante la I Repubblica Romana nel biennio 1798-1799. Tra queste spicca lo scudo in argento con al dritto l’aquila che porta nel becco un ramo d’alloro e due saette tra gli artigli e, al rovescio, la denominazione SCUDO entro una ghirlanda. Questa rarissima tipologia viene presentata insieme alle trascrizioni di documenti d’epoca, ad un sunto sulle vicende storiche e l’attività di zecca a Perugia in periodo giacobino e ad alcune curiose annotazioni tra le quali leggiamo, ad esempio, che alla fine XIX secolo “apparve poi in Perugia un esemplare di questi scudi, proveniente da Ancona, richiedendosene per la vendita il prezzo favoloso di lire 1800”.