VITO MARIA AMICO STATELLA IN UNA RARA MEDAGLIA SICILIANA DEL 1762

La medaglia oggetto di questo articolo è una pregevole fusione di grande modulo (diametro di mm 79,5) ed ha una bordatura finemente dorata; al dritto vi è il busto dello storiografo volto a sinistra in con berretto ed abito benedettino con il crocifisso sul petto. Al rovescio il nome del committente della medaglia ed un’epigrafe inserita in una pergamena. Quella qui illustrata risulta essere, al momento, il secondo esemplare apparso sul mercato e mancante in tutte le opere di numismatica consultate; un esemplare in buono stato era presente in una nota collezione di medaglie del Sud Italia dispersa nell’aprile 2007 nell’asta Varesi n. 49 “Utriusque Siciliae” (lotto 86) e classificata a rigor di logica con il grado di rarità R4 (diametro mm 78).

La medaglia è citata per la prima volta già nel 1858 nel “Dizionario Topografico della Sicilia”: “[…] il dì 5 dicembre del 1762 fu l’ultimo di una così bella vita, la mestizia fu generale, ciascheduno aveva una ragione per rattristarsi. L’immortal principe di Biscari Ignazio gli coniò una medaglia col motto: Quem nulla aequeverit aetas; chiaro argomento che fu esso segnalato dall’amicizia in lacrime […]”.

003La legenda al rovescio della medaglia è l’abbreviazione della seguente: IGNATIVS II DE PATERNIONE BISCARIS PRINCEPS V AMICI OPTIMI MEMORIAM RESTITUIT QUEM NVLLA AEQUAVERIT AETAS. MORTUS ANNO 1762. La traduzione più corretta dovrebbe essere: “Ignazio II di Paternò, V Principe di Biscari, ripristinò la memoria (o il ricordo) dell’ottimo Amico che non avrà’ mai eguali in alcun tempo. Morì nell’anno 1762”.

La medaglia, pur mancando nelle due principali opere di riferimento numismatiche (D’Auria S. e Ricciardi E.), andrebbe inserita, a parere di chi scrive, tra le medaglie del Regno di Sicilia e dei Borbone in generale, questo perché, pur essendo stata commissionata dal principe di Biscari Ignazio Paternò Castello (noto studioso di numismatica ed antichità, Catania 1718-1786) rappresenta un personaggio importante nella storia borbonica siciliana.