PRINCIPI CACCIATORI & MEDAGLIE BAROCCHE

(a cura della redazione) | Il 21 settembre prossimo, nell’asta Hirsch Nachf. n. 333 sarà esitata una vasta raccolta di medaglie, soprattutto di epoca barocca e di area tedesca, aventi come soggetti scene di caccia. Collezionate, guarda caso, da un appassionato cacciatore, ci portano alla scoperta di uno dei più amati passatempi dei nobili di un tempo lontano, anche perchè pensando ai principi dell’epoca baorcca ci vengono in mente subito un castello, camere con imponenti letti, un ambiente curato con giardino, banchetti fastosi e balli ancora più fastosdi, intrighi, crinoline, per non parlare delle parrucche, dei gioielli e dei profumi. Tuttavia, spesso ci dimentichiamo di come gli stessi nobiluomini non esitassero a lasciare lussi, il caldo delle camere gentilizie e l’ozio per immergersi nella natura trasformandosi in cacciatori.

Asta Hirsch 21.09.17, lotto 3157. Ferdinando II d’Aburgo, 1619-1637. Triplo jagdtaler 1626, Breslau. Al R/ l’imperatore a cavallo, dietro di lui cacciatori e due cani da caccia alle porte di Vienna

Le medaglie e le monete ci illustrano mirabilmente questo fenomeno di costume. Su un triplo jagdtaler con il ritratto di Ferdinando II è raffigurato ad esempuo il piccolo casale di caccia che Luigi XIII aveva costruito a Versailles. In tutta Europa, re e principi praticavano la caccia, di solito accompagnati da un selezionato entourage, Un gioco che era una prerogativa dell’alta nobiltà. Il clero e la borghesia erano autorizzati a sparare a lepri e caprioli, mentre animali come il cinghiale, e soprattutto il cervo, erano riservati al solo sovrano.

Asta Hirsch 21.09.17, lotto 3286. Stolberg, Johann Martin, 1638-1669, 2 ducati 1646, Rottleberode, Al D/ cervo in piedi su una colonna

Da secoli, non a caso, il cervo era divenuto uno degli animali più frequenti sugli stemmi araldici, come dimostra ad esempio un questa moneta di Johann Martin von Stolberg-Stolberg. I conti di Stolberg si fregiavano del cervo nel loro stemma già prima del 1429.

Asta Hirsch 21.09.17, lotto 3166. Contea di Sporck, Franz Anton, 1679-1738, medaglia d’oro 1723 da un ducato e mezzo. Al D/ sant’Uberto in ginocchio davanti a un cervo, fiancheggiato da un cavallo e due cani. Al R/ aquila, un corno da caccia al collo e la medaglia dedicata al santo

Quella al cervo divenne la quintessenza stessa della prativa venatoria, come possiamo vedere in un medaglia commissionata da Franz Anton, conte imperiale di Sporck, su cui appare sant’Uberto, patrono della caccia e dei cacciatore che, si dice, si sia convertito quando vide una croce in piedi tra le corna di un cervo che stava per uccidere.

Franz Anton von Sporck era un cacciatore abile ed appassionato. Per sè e per i propri discendenti pagò all’imperatore Leopoldo 120.000 gulden per il diritto di uccidere alcuni cervi e cinghiali nella riserva di caccia imperiale vicino a Lissa ogni anno. Inoltre creò, per i suoi compagni di cacce l’Ordine di sant’Uberto che nel tempo ebbe tra i suoi membri l’imperatore Carlo VI, il re Federico Augusto II di Polonia e il re Federico Gugliemo I di Prussia.

Asta Hirsch 21.09.17, lotto 3183. Hesse-Darmstadt, Ludwig VIII, Jagdtaler 1751, Darmstadt. Al D/ cervo inseguito da cani da caccia. Al R/ cacciatore a cavallo, con cane da caccia

Uno status symbol vero e proprio, la caccia, che portò anche alla rovina più di un aristocratico. Uno di questi fu Ludwig VIII von Hesse-Darmstadt, che entrò nella storia non solo come per le sue immense reserve di caccia ma anche per una monetazione tutta improntata alla sua divorante passione.

Asta Hirsch 21.09.17, lotto 3169. Hesse-Darmstadt, Ludwig VIII, 1739-1768, 2 ducati s.d. (intorno al 1750), Darmstadt, Al D/ e al R/ scene di caccia al cervo, inseguito e quindi bloccato dai cani

Anche Ludwig era entusiasta della caccia, come vediamo ad esempio su un doppio ducato sul quale un cervo viene stanato da mute di cani e servi con fruste e “messo alle strette” in attesa del colpo fatale.

Asta Hirsch 21.09.17, lotto 3178 Hesse-Darmstadt Ludwig VIII, 1739-1768 Hirschtaler s.d. (intorno al 1750), Darmstadt. Al D/ cervo davanti al castello di Kranichstein. Al R/ pelle di cervo con ancora le zampe e il capo

Non vediamo il principe su queste monete. Egli se ne sta in disparate, più indietro, alla testa del gruppo dei cacciatori dato che per lui la caccia non è solo sport e piacere, ma anche una “sintesi artistica barocca” che si appella a quanti più sensi possibile. L’elaborata musica di caccia che accompagnava l’evento era ovviamente un elemento indispensabile in un smile contesto. Il principe diventa attivo solo quando il cervo viene sconfitto e si arrende. Allora è privilegio del sovrano di ucciderlo o concedergli salva la vita come accadde ad un eccezionale esemplare ribattezzato “Battenberg Stag”. L’animale venne stato catturato vivo l’11 novembre 1763 e una carrozza appositamente progettata lo trasportò in un parco vicino a Darmstadt, a circa 200 chilometri di distanza, dove venne abbattuto solo nel 1769, un anno dopo Ludwig VIII era morto.

Asta Hirsch 21.09.17, lotto 3184. Hesse-Darmstadt Ludwig VIII, 1739-1768 doppio Jagdtaler 1765, Darmstadt. Avv. Scena di caccia davanti al castello di Dianaburg. Al R/ un superbo cervo stante

Anche la caccia con l’uso di reti, recinti e trappole era estremamente popolare in tempi barocchi dato che richiedeva meno sforzo e meno abilità fisica agli aristocratici cacciatore. Più un cerimonale che uno sport, dunque, cui seguivano immancabilmente l’uccisione e la squartatura degli animali, dei quali spesso erano conservati i trofei e le pelli.

Asta Hirsch 21.09.17, lotto 3254. Sassonia, medaglia 1719 per il matrimonio del principe elettorale Federico Agosto con l’arciduchessa Maria Josepha d’Austria Al D/ Diana a caccia con lancia, arco, faretra e cane da caccia, Al R/ Caccia in acqua nei pressi della città di Dresda.

Le cacce, inoltre, erano parte integrante di ogni importante festa barocca, come nel caso del matrimonio tra il successore sassone al trono Federico Augusto e la figlia dell’imperatore Giuseppe I, celebrata a Dresda. I festeggiamenti durarono sette giorni. Ogni giorno era dedicato a una divinità particolare legata al piacere che la corte si concedeva. La giornata di Diana venne dedicata alla caccia, più in particolare ad una forma speciale di disciplina venatoria, ossia la caccia in acqua. La corte saliva su una nave appositamente attrezzata (in Baviera venne costruita una replica del Bucintoro veneziano per questo scopo) che, navigando in un laghetto o in uno specchio d’acqua artificial, da bordo permetteva ai cacciatori di dilettarsi ad uccidere animali, per lo scopo liberati proprio in acqua.

Non tutti, va da sè, godevano delle cacce praticate da sovrani e principi, basti pensare ai contadini che – senza poter protestare in alcun modo – vedevano devastate le loro colture. Inoltre, le aziende agricole erano tenute a mantenere e addestrare cani da caccia, altri dovevano fornire ai principi reti, staccionare o altri manufatti necessari per queste autenitche spedizioni.

Asta Hirsch 21.09.17, lotto 3164. Fracesco Giuseppe I, medaglia in oro 1898 con l’imperatore in abiti da caccia, in occasione del 50° anniversario di regno. Esemplare unico appartenuto al sovrano

Una tradizione regale, ben lontana dalla caccia moderna e sostenibile praticata ancora oggi, e che in tempi recent anche Francesco Giuseppe I d’Austria-Ungheria rilanciò, essendo egli stesso un appassionato e abile praticante di questa disciplina, come dimostra l’ultima medaglia mostrata che lo ritrae in abbinamento a fucili e ad un trofeo di caccia.