PAROLE E MONETE: “LA VITTORIA NON GODE DI ALTRA LODE”

documents-button(di Roberto Ganganelli) | Iniziamo con questo articolo un viaggio che ci condurrà alla scoperta di legende, motti, iscrizioni più o meno oscure presenti sulle monete italiane dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente ai giorni nostri. Parole e frasi – spesso in quel latino ormai quasi snobbato perfino dagli studenti liceali – dal suono suggestivo, dalla musicalità antica, dalla metrica solenne e dall’origine spesso nobile, mutuate dalle opere dei classici antichi, dalla “Bibbia” oppure da autori rimasti sconosciuti se non, a volte, caduti nell’oblio. Ad aiutarci nel nostro percorso sarà un’opera fondamentale per gli studi numismatici italiani, quel ponderoso volume dal titolo “Il linguaggio delle monete” (Editoriale Olimpia, Firenze 2006) scritto, in anni di fatiche, dal grande Mario Traina con la collaborazione del fratello Alfonso, eminente latinista. Iniziamo il viaggio con la legenda “Non alia fruitur Victoria laude”che, parte di un esametro non identificato, compare sul di un’osella da 4 zecchini in argento di Francesco Morosini (1619-1694, doge dal 1688), 108° doge della Serenissima Repubblica di Venezia. La rara moneta-medaglia, coniata nel 1690, anno III di dogato, al dritto raffigura san Marco nell’atto di porgere il vessillo al doge inginocchiato mentre al rovescio campeggia una spada posta in orizzontale, avvolta da una cintura e sormontata da una berretta. Attorno l’iscrizione, che significa letteralmente “La vittoria non gode di altra lode”: queste parole, insieme alla raffigurazione, alludono all’accoglienza trionfale che nel 1689 la città lagunare aveva tributato al Morosini, reduce vittorioso dalla campagna di Morea. In quell’occasione Alessandro VIII Ottoboni (1610-1691, pontefice dal 1689) aveva inviato in dono al doge una spada consacrata, istoriata con lo stemma pontificio e l’iscrizione ALEXANDER VIII PONT MAX PONTIFICATVS SVI ANNO I (tuttora nel Tesoro di San Marco) ed una berretta (oggi perduta).

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Osella del 1690 a nome di Francesco Morosini (Ag, mm 34,00, g 9,60) (source: Artemide Aste Asta 4E, 07.10.2015, lot 4430)

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Ritorno del Bucintoro al molo nel giorno dell’Ascensione di Canaletto | Olio su tela | Royal Collection, Windsor (source: web)


Per i successi militari conseguiti dai Veneziani sui Turchi e per la liberazione della Morea, papa Ottoboni stesso fa incidere da Giuseppe Ortolani una medaglia celebrativa con al dritto la legenda ALEXAN VIII PONT MAX AN I, il busto del pontefice a destra con camauro, mozzetta e stola con insegna Ottoboni. Sul taglio della spalla GJOS ORTOLANJ VTS F. Al rovescio le parole VICTRICEM MANVM TVAM LAVDEMV (“Lodiamo la tua mano vittoriosa”) e la Vergine col Bambino su nubi tra trofei; in primo piano, sulle sponde del mare, due turchi prigionieri con le braccia legate dietro la schiena. Una medaglia estremamente allusiva, dunque, come del resto anche l’osella rappresenta un esempio eclatante di propaganda numismatica dal momento che coniata da un doge della Serenissima (il Morosini) a seguito del dono di un papa veneziano (l’Ottoboni) per una vittoria che era al tempo stesso della città lagunare e di tutta la Chiesa di Roma. Un risultato da esaltare in pompa magna, perciò, salvo poi schernirsi dietro la falsa modestia di quella legenda latina per cui “la vittoria (quindi, il vittorioso) non gioisce di altra lode” se non l’appagamento dato dalla vittoria stessa, conseguita – almeno ufficialmente –  in nome della fede e della giustizia.

003Medaglia di papa Alessandro VIII per le vittorie veneziane in Morea (Ag, mm 39,70, g 26,27) (source: A. Tkalec Ag Auction May 2008, 07.05.2008, lot 357)