Il ritratto in mostra

Il Gabinetto numismatico dei Musei statali di Berlino, che conserva una delle più ampie collezioni del mondo, propone fino al 7 ottobre una mostra dedicata alla ritrattistica sulle monete. La mostra, ospitata nel Bode Museum (Monbijoubrücke, 10117 Berlino) , ripercorre e contestualizza i cambiamenti nella rappresentazione del volto umano sulle monete dall’antichità a oggi.

I ritratti infatti possono essere ultra stilizzati o iperrealistici, sempre e comunque celebrativi, tenendo presente che il messaggio che trasmettono è quello che il committente ha scelto di esprimere. Possono quindi cercare di manipolare la percezione di chi li osserva. Possono però anche fornire informazioni oggettive. Possono poi anche essere intesi come strumenti di comunicazione al di là dei confini geografici, temporali, sociali in cui furono concepiti. In ogni epoca la rappresentazione del volto umano è stato uno dei temi artistici ricorrenti, quasi subito sottoposto a pressioni esterne, artistiche, culturali e politiche. Sono queste le premesse che hanno improntato la selezione delle monete in mostra a Berlino. Osservarle nel loro percorso storico permette di visitare una galleria quanto mai varia che attraversa il tempo e i luoghi.

Il ritratto inizia con la rappresentazione delle divinità in forma umana: l’esposizione si sofferma, per esempio, su alcuni esemplari dedicati agli abitanti dell’Olimpo. Si passa poi ai sovrani persiani del quinto secolo a.C. rappresentati sulle monete come inaccessibili e privi di connotazioni personali per mettere in risalto il loro ruolo più che l’aspetto reale. Una parvenza di connotazione individuale  inizia a comparire nel periodo ellenistico: qui attributi attentamente selezionati elevano il sovrano al ruolo di divinità ma allontanandolo dall’osservatore. L’esposizione passa in rassegna anche personaggi illustri delle antiche società greca e romana, come magistrati, governatori, membri della famiglia dell’imperatore, ma anche eroi, condottieri, filosofi. La loro rappresentazione seguiva modelli convenzionali precisi: la barba, le rughe, il cipiglio corrucciato erano tutte caratteristiche che avevano la funzione specifica di sottolineare un tratto del carattere o un ruolo.

La mostra prende poi anche in considerazione le tendenze della moda nelle varie aree geografiche e in determinati periodi cronologici. Traccia i cambiamenti nell’impostazione del ritratto nel periodo bizantino e medievale, con formule ripetitive che mostrano sovrani inaccessibili e privi di connotazioni.

Il ritratto rinascimentale rappresenta quindi una cesura per il genere: per la prima volta i visi sulle monete sono un più reale specchio della società.  Con l’aumentare della consapevolezza del valore della rappresentazione, i sovrani non si accontentano di far saper che il re c’è. Vogliono anche far sapere chi è e come è.

Infine, il periodo moderno assomma le varie tendenze della ritrattistica sulle monete, tutte derivate dalle impostazioni precedenti. Un cambio di prospettiva prende forma a partire dalla seconda metà del ventesimo secolo, con un’accentuazione della creatività che si manifesta in alti livelli di espressione artistica.