I CASTRUCCINI DI LUCCA, MONETE “PER DISPETTO”

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Castruccino lucchese, tipologia 2 (source: Artemide Aste 2E, 10.02.2013, lot 286)


Giovanni Villani, cronista d’eccellenza del medioevo toscano coevo agli accadimenti, scrive che “venne a Lecore [Castruccio] nel contado fiorentino e pose il suo campo sui colli di Signa, e più a dispetto de’Fiorentini fece battere moneta picciola in Signa, con l’impronta dello ‘mperadore Otto, e chiamarsi castruccini” (Cfr. VILLANI, cap. CCCXXII: “Come Castruccio venne a oste a Prato”). Il motivo per cui Castruccio decise di coniare questa moneta è palese: irridere la città attaccata svolgendo una azione di sacra spettanza dell’autorità sovrana. Tali coniazioni, dette “per dispetto” o “vituperose”, si ritrovano in diverse altre occasioni, soprattutto in Toscana, alcune certamente avvenute e diverse narrate dallo stesso cronista: ne sono esempi la coniazione di Riglione, quella di Lucca del 1264 ad opera dei pisani, il caso di Genova del 1299, ma anche quello di Arezzo ad opera dei perugini o quello di Rifredi. Quasi duecento anni dopo, Niccolò Machiavelli, nel descrivere la vita del Castracani, scrive:Non contento di questo, occupò Prato e tutte le castella del piano, così di là come di qua d’Arno; e si pose con le genti nel piano di Peretola, propinquo a Firenze a dua miglia; dove stette molti giorni a dividere la preda e a fare festa della vittoria avuta, faccendo in dispregio de’ Fiorentini battere monete, correre palii a cavagli, a uomini e a meretrici” (cfr. Machiavelli 1520).

In questi episodi, l’azione prepotente della battitura di moneta, simbolo dell’autonomia cittadina e della protezione del Santo patrono, diviene metodo di abbattimento morale di un popolo assediato, che può, assieme ad altre azioni, facilitare l’espugnazione della città, oppure, come in questo caso, sbeffeggiare l’avversario trovandosi nell’impossibilità di sconfiggerlo definitivamente sul campo.Almeno in questo caso, non sussiste alcun motivo di dubitare sull’affidabilità della cronaca trecentesca quando, anzi, c’è da sorprendersi che un fiorentino possa aver descritto un simile episodio di irrisione della propria città. Un’ultima puntualizzazione necessaria concerne, per finire, la durata delle emissioni: se, infatti, è estremamente probabile che Castruccio abbia battuto questa moneta in occasione dell’assedio di Firenze, è altrettanto ovvio che debba averla ripetuta in seguito in patria; questo dato si evince chiaramente dal numero elevato di esemplari oggi noti, oltre che dalle molteplici citazioni nelle fonti dell’epoca. Tale attività posteriore, che può essere riferibile anche ad altre coniazioni per dispetto coeve, come quella incerta di San Jacopo al Serchio, doveva sicuramente continuare ad avere una matrice vituperosa: continuare a coniare una moneta battuta per la prima volta in un assedio diffamante per il nemico, significava indubbiamente mantenerne viva la memoria ed il disonore.

Per saperne di più

  1. Bellesia 2007| Lorenzo Bellesia, “Lucca Storia e Monete”, Serravalle (San Marino) 2007.
  2. Cni | Vittorio Emanuele III, “Corpus Nummorum Italicorum. Volume XI. Toscana, zecche minori”, Roma 1929.
  3. Macchiavelli 1520| Niccolò Machiavelli, “La vita di Castruccio Castracani da Lucca”, Firenze 1520.
  4. Massagli 1870| Domenico Massagli, “Storia della zecca e delle monete lucchesi”, Lucca 1870.
  5. Mir| Alessio Montagano, “Monete Italiane Regionali. Toscana, zecche minori”, Pavia 2008.
  6. Montagano 2013| Alessio Montagano, “Assedio e Disonore” in “Medioevo” n. 197, Milano 2013.
  7. Villani| Giovanni Villani, “Nuova Cronica”, Firenze XIV secolo.