HA UN NOME IL MISTERIOSO INCISORE
DELLE MONETE DI CARLO V
PER BOLOGNA

(di Michele Chimienti e Guglielmo Cassanelli) | Alcuni mesi fa abbiamo pubblicato, sotto l’egida del Museo Civico Archeologico di Bologna, il primo volume dei conii della zecca di Bologna conservati presso quella istituzione. Un’ampia parte del volume è dedicata alla descrizione degli incisori che li produssero. Parlando dell’incisore della serie di monete emesse a Bologna nel 1530 in occasione dell’incoronazione di Carlo V ad imperatore (peraltro non presenti nella raccolta del museo), abbiamo affermato che non avevamo trovato alcuna informazione circa il loro autore. L’unica cosa certa era che quell’artista non poteva appartenere alla scuola incisoria della zecca di Bologna, iniziata con Francesco Raibolini detto “il Francia” e proseguita sino alla fine del secolo.

In effetti l’incisore della zecca bolognese nel 1530 era Alessandro Machiavelli e lo stile delle sue monete è indubbiamente molto diverso rispetto a quelle di Carlo V. Nonostante le ricerche effettuate sui documenti coevi e su antiche cronache, non avevamo trovato nessuna informazione nuova per cui fummo costretti a dichiarare sconosciuto l’incisore del ritratto di Carlo V. Dopo la pubblicazione del volume, mentre stavamo facendo una ricerca sulla monetazione modenese del XVI secolo, abbiamo tuttavia trovato una notizia che in modo inaspettato ci ha permesso di scoprire chi fosse l’incisore misterioso.

001Il Tiraboschi (Tiraboschi 1786) riportò una notizia trovata su un volume del Vedriani secondo cui tale Nicolò Cavallerino avrebbe eseguito un medaglia per Carlo V quando passò da Modena per farsi incoronare imperatore a Bologna nel 1530. Questa notizia è stata ripresa da numerosi altri autori come Crespellani e, in epoca recente, da Lorioli, ma il Tiraboschi, che ha controllato la fonte da cui il Vedriani l’avrebbe ricavata, conclude che la citazione non era corretta. La fonte sarebbe il Lancellotti secondo il quale Cavallerino avrebbe eseguito non una medaglia ma un “cunio” (anche se in realtà doveva trattarsi di un punzone parziale).

Secondo la cronaca del Lancellotti, erano state eseguite tre monete d’argento, da 18 soldi, da 12 e da 6, e tre monete d’oro, da due ducati, un ducato e mezzo ducato. Per quanto riguarda l’argento Muntoni definisce i tre nominali col nome di tre reali, un reale e mezzo, e un reale, affermando che probabilmente Carlo aveva fatto eseguire le sue monete sul piede delle monete spagnole che avevano quel nome. A noi sembra più idonea la definizione del Lancellotti visto che le monete erano state fatte per essere utilizzate a Bologna. È noto che nel corso del corteo che si recava nella chiesa di san Petronio per la cerimonia dell’incoronazione, vennero gettate al popolo molte di quelle monete per una valore complessivo di 3000 o 4000 ducati.

Abbiamo detto che il Cavallerino aveva eseguito un punzone parziale e non un conio in quanto, una volta giunto a Bologna, Carlo V fece allestire nella zecca della città tre conii di diversa misura. Con il conio più grande, del diametro di mm 28, furono battute le due monete d’argento più grandi variando solo il loro peso che era di circa g 9,60 per i tre reali e g 4, 94 per i due reali. Forse con esso era stata coniata anche la moneta da due ducati d’oro ma oggi non se ne conosce nessun esemplare. Il secondo conio aveva un diametro di mm 23 con cui fu coniato il ducato d’oro e la moneta d’argento più piccola, il reale. Un ultimo conio del diametro di mm 18 fu utilizzato per battere il mezzo ducato d’oro. A causa della marcata differenza nelle dimensioni dei tre conii, fu necessario accorciare per due volte il collo del ritratto in modo che potesse essere compreso nel dritto delle monete.

002Il nome attribuito alle monete d’argento, non essendo in precedenza noti documenti coevi che ne indicassero il nome, sono stati chiamati imperiali o reali. In particolare la moneta mezzana era stata definita da un reale e mezzo. Oggi possiamo dire che se la moneta più piccola viene chiamata reale, le altre devono valere due reali oppure tre.

Brano del Tiraboschi: “Cavallerino Niccolò modenese fu eccellente artefice di bassi rilievi, e nel coniar le medaglie verso la metà del secolo XVI. Il Vedriani racconta (p. 46), che molti vaghissimi lavori da esso fatti conservavansi in diverse sagrestie, e che alcuni altri eran passati nella Galleria Estense, e aggiugne (e possiamo sperar che nol dica senza fondamento) che in occasion del passaggio che Carlo V fece per Modena nell’andare a farsi incoronare in Bologna, il Cavallerino gli offerse una medaglia d’argento da se coniata; e che dall’Imperadore ne fu altamente lodato, e largamente premiato, egli ha tratto probabilmente quelle notizie dalla Cronaca del Lancillotto copiata dallo Spaccini, ove ci dà il catalogo più volte citato de’ celebri Modenesi: ma ivi si leggono queste sole parole: Un orefice degnissimo infra gli altri è M Niccolò Cavallerino, che fece l’impronto del naturale in un cunio da moneta del ritratto della Maestà di Carlo V, quando s’incoronò in Bologna del 1530, a li 24 Febraro, il qual Maestro fu già mastro della zecca di questa città. Ei debb’essere quel medesimo, di cui intende favellare Girolamo Muzio, ove accenna le molte Medaglie del Conte Guido Rangoni fatte dal Cavallerino (lettere p. 178, ediz. Fir. 1590)”

Brano del Lancellotti: “24 febbraio 1533 – […] mentre che andò ditta processione sempre se spandeva dinari, zoè monete de oro e de arzento, videlicet da sol. 6, da sol. 12, da sol. 18 de arzento, et de oro meze ducati, da uno ducato et da dui ducati. Da una banda la testa dello imperatore con una litra che dice: Carolus quintus imperatore, dal altra banda ge doe colone con el mileximo 1530, et ne spandirno circa ducati 4000”.

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Per approfondire

Michele Chimienti e Guglielmo Cassanelli, “Incisori e conii della zecca di Bologna conservati presso il Museo Civico di Bologna. I volume (dalle origini al 1805)”, Bologna 2015, p. 663.

Michele Chimienti, “Moneta bolognese d’argento. Clemente VII e Carlo V”, in “La Numismatica”, gennaio 1985, p 5.

Michele Chimienti, “Monete della zecca di Bologna”, editore Format.bo, Bologna 2009, pp. 63-64.

Girolamo Tiraboschi, “Biblioteca modenese o notizie della vita e delle opere degli scrittori natii degli stati del Serenissimo sig. Duca di Modena, tomo VI (che contiene il supplemento a tomi precedenti e le notizie degli artisti)”, Modena 1786, parte II, pp. 357-358.

Ludovico Vedriani, “Raccolta de’ pittori, scultori et architetti modonesi più celebri”, Modena 1662.

Vittorio Lorioli, “Medaglisti e incisori italiani dal XV al XIX secolo”, 1960, p. 20.

Paolo Pini, “Le monete celebrative per l’arrivo e l’incoronazione di Carlo V a Bologna”, in “Panorama Numismatico”, n. 77, 1994, p. 6.

Mario Traina, “Le monete battute a Bologna da Carlo V nel 1530”, in “Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano”, anno LVII, 1972, p. 35.

Lorenzo Bellesia, “Cinquant’anni di monete a Modena nella cronaca del Lancellotti”, in “Quaderni di Panorama Numismatico”, 1997.

Tommasino de’ Bianchi detto Lancellotti, “Cronaca Modenese” , pubblicato a cura di “Borghi su Monumenti di Storia patria delle provincie modenesi”, tomo III, vol. II, Parma 1862.