DUE MONETE INEDITE DI JACOPO VII APPIANI,
PRINCIPE DI PIOMBINO: UN APPROFONDIMENTO

(di Luciano Giannoni) | Figlio di Alessandro Appiani, ucciso in una congiura organizzata da alcune famiglie della piccola oligarchia piombinese ma alla quale verosimilmente non furono estranei né la moglie, Isabella Mendoza né l’amante di lei, don Felice d’Aragona, Iacopo VII fu il primo, ed ultimo, della famiglia Appiani (o d’Appiano) a fregiarsi del titolo di principe. Succeduto al padre nel 1590, morì a 22 anni nel 1603, senza lasciare eredi. Nel 1595 aveva aperto una zecca nel Principato, più per motivi di prestigio che per reali necessità economico-finanziarie dello Stato visto che, anzi, sin dall’inizio, l’economia locale ne ebbe più problemi che vantaggi. Nei brevi anni del suo principato furono coniati testoni, giulii, grossi, crazie e quattrini (fig. 1).

Fig. 1 a-b: testone 1596 (disegno dello Zanetti) e giulio 1596

Fig. 1 c-d: grosso 1598 e crazia 1597 (disegno dello Zanetti)
Fig. 1 e: quattrino senza data

Di alcune di queste, come il testone, è noto solo il disegno a cura dello Zanetti, di altre, come il giulio, conosciamo un solo esemplare; tutti gli altri tipi sono piuttosto rari. Nella recente asta n. 11 della Numismatica Ranieri di Bologna del 14 maggio, lotto 684, è stata licitata una piccola moneta in mistura di Jacopo VII; a distanza di pochi giorni Artemide Aste ha proposto una seconda moneta dello stesso tipo (fig. 2 a-b).

Fig. 2 a: esemplare di Piombino da asta Ranieri 11, lotto 684

Fig. 2 b: esemplare da asta Artemide XLVII, lotto 635

Di seguito la descrizione delle due monete: 1a | D/ IAC·V[II]·ARAG·APP·, stemma Appiani fusato ,sormontato dalla corona a tre punte; R/ PLVMBINI·PRINCEP·, in campo un drago alato, aggruppato, sedente a s.; sotto la zampa d. la lettera ·R· (“CNI” manca).  Mistura, g 0,63 per mm 16,8. 1b | D/ IA[C·VII·AR]AG·DE·APP·, stemma Appiani fusato, sormontato dalla corona a tre punte; R/ PLVMBIN[I·P]RINC[EP·], in campo un drago alato, aggruppato, sedente a s.; sotto la zampa d. la lettera ·R· (“CNI” manca); mistura, g 0,54 per mm 16,5.

Nei cataloghi di vendita le monete erano presentate come “quattrino s. data”, tuttavia vi sono elementi che inducono ad alcune riflessioni. Infatti ad oggi nei quattrini di Jacopo VII al R/ non si conosceva la ·R· sotto il drago, sigla che caratterizza invece tutta la sua monetazione dal testone al giulio, ad alcuni grossi datati 1598, alle crazie (fig. 1).

Da notare per inciso che questo tipo monetale non compare nel “Corpus” né nel repertorio di monete del Principato di Piombino da me curato. Abbiamo quindi due monete con al dritto il conio utilizzato per i quattrini (stemma Appiani semplice, non inquartato con Aragona), mentre il rovescio si presenta tipologicamente identico a quello delle crazie, pur essendo ottenuto da due coni diversi tra loro.  Poiché crazie e quattrini sono entrambi in mistura si potrebbe teoricamente trattare o di quattrini con al rovescio, appunto, i conii delle crazie o, al contrario, di crazie con al dritto il conio dei quattrini.

Per avere una conferma sull’appartenenza delle due monete all’uno o all’altro tipo si sono presi i parametri numerici di alcune crazie – per l’esattezza quelle presenti nella collezione reale – e di alcuni quattrini, mettendoli a confronto con le nostre due monete. Come si può agevolmente osservare nei plot di fig. 3, sembrano rientrare nel gruppo dei quattrini sia in base diametro che, in misura minore, al peso.

Fig. 3: cr = crazia; qt = quattrino; x = ex asta Rinaldi; y = ex asta Artemide

Per avere una ulteriore conferma abbiamo utilizzato gli stessi dati per sottoporli al cosiddetto “Test dell’analisi discriminante”. Questa procedura ha anche valore predittivo, consentendo di verificare, sulla base dei parametri dati, in quale dei gruppi si collocano i tipi da indagare. Poiché dalla grandezza relativa dei due coefficienti è possibile determinare quanto e quali variabili siano maggiormente capaci di discriminare tra i quattro gruppi, risulta che nella prima funzione discriminante, che da sola giustifica al 99% la capacità discriminante totale, è prevalente la dimensione del diametro che crea una evidente separazione tra crazie e quattrini (fig. 4).

Fig. 4: plot relativo al “Test dell’analisi discriminante”

In conclusione, ci troviamo di fronte a due quattrini inediti di Jacopo VII, per il rovescio dei quali è più che ragionevole ipotizzare che possano essere stati utilizzati due conii delle crazie.

 

Bibliografia Essenziale

Giannoni L. 2014, “Le monete del Principato di Piombino e del Principato di Lucca e Piombino. Appunti per un aggiornamento del C.N.I.”, San Marino.

Giannoni L. 2015, “Se il buongiorno si vede dal mattino: problemi e lagnanze nel carteggio tra la Principessa di Piombino e gli Anziani fin dall’apertura della Zecca” in “Panorama Numismatico” n. 308, pp. 21-26.

Pucci A. 2014, “La Collezione di Vittorio Emanuele III: la Zecca di Piombino” in “Bollettino di Numismatica on-line, Materiali, 21”.

Zanetti G. B. 1779, “Nuova raccolta delle monete e Zecche d’Italia”, tomo II, Bologna.