COSTANTINO, RELIGIONE E MONETE DOPO L’EDITTO DI MILANO

Come si è potuto vedere fin qui, Costantino ebbe un percorso religioso essenzialmente monoteistico e votato prima al culto del Sole e poi al Dio cristiano; l’osservanza del culto solare, probabilmente, fu causata anche perché un convinto credente nel dio Sole era proprio il padre di Costantino, Costanzo Cloro, e questo dovette influenzare la spiritualità del giovane ragazzo. Infatti Costantino tollerò i simboli solari anche dopo il 312, anno della famosa conversione al cristianesimo – che poi dobbiamo pensare che non avvenne in maniera repentina come le fonti raccontato, ma fu un percorso più graduale che andò oltre il 312 – come sull’arco dedicato dal Senato nel 315 o sulle monete coniate a suo nome fino al 320. Stando a quello che riferì Costantino a Eusebio e che quest’ultimo riportò nella “Vita Costantini”(337), la non immediata rottura dell’imperatore con i simboli della religione solare non fu per opportunismo verso quella parte dell’apparato burocratico e dell’esercito che praticava la religione del Sole, ma ha un significato più profondo e la sua radice è nella genesi della sua conversione, che Costantino sentì come il superamento e la precisazione della religione solare e non come l’abbandono e il rinnegamento di essa.

Questo graduale superamento della religione solare per quella cristiana e l’accantonamento della religione pagana che fino a quel momento aveva rappresentato non solo la religione di stato, ma la spina dorsale dello stato stesso, lo si può osservare anche dalle iconografie che compaiono sulle monete di età costantiniana. Le divinità che comparvero sulle monete di Costantino sono poche, come del resto era accaduto per gli ultimi imperatori che lo avevano preceduto, discostandosi dall’ampio utilizzo di raffigurazioni divine sulle monete che aveva caratterizzato tutto il II e buona parte del III secolo d.C. Oltre al Genio, figura frequentemente utilizzata nella monetazione tetrarchica, troviamo le iconografie di Giove, Marte, Ercole, Roma e Sole. La presenza perpetrata di Roma non deve portare a pensare ad una esplicita proclamazione del paganesimo di Costantino attraverso le monete poiché, come accadrà anche per la personificazione di Costantinopoli, la raffigurazione umana della dea Roma rappresentava la capitale eterna che a volte si relazionava con l’imperatore (come nel solido con legenda RESTITVTORI LIBERTATIS dove Roma consegna il globo, simbolo di potere e di regno, a Costantino) e quindi l’eternità stessa dell’Impero: più che un’immagine religiosa, la dea Roma, raffigurava un’immagine politica.

006Costantino, multiplo aureo del 320 d.C. (source: N.A.C. 24, 2002, lot 276)


La piccola rappresentazione del pantheon pagano con Giove, Marte ed Ercole fu utilizzata per gran parte del regno costantiniano fino almeno a poco prima del festeggiamento dei Vicennalia di Costantino, quindi per due terzi del regno. Tale dato va spiegato perché di fatto l’Impero romano era ancora pagano e nel 313, con l’editto di Milano, si avviò, tramite la libertà di culto, quel lento processo che porterà alcuni decenni dopo Roma e il suo Impero verso il cristianesimo. Quindi, legende come IOVI CONSERVATORI su monete di Costantino datate fra il 317 e il 320, anche se egli era divenuto cristiano, mostrano la grande apertura dell’uomo politico Costantino che, sostenendo un’altra religione, mostrava al popolo di fede pagana come l’eterno Giove fosse ben saldo per conservare l’eternità di Roma. Diversa risulta essere la forte presenza del Sole sulle monete costantiniane. Lo troviamo in una percentuale elevata sui rovesci delle monete di uso quotidiano con varie legende e varie raffigurazione, che copre quasi tutto l’arco cronologico del regno di Costantino; ma è presente anche sulla monetazione aurea e sui multipli d’oro che, essendo stati coniati in poche quantità per donativi ed elargizioni, dovevano rappresentare la più esplicita e sincera propaganda politica dell’imperatore.

007Costantino, follis con il “Soli invicto” al rovescio, coniato nel 314-315 d.C. (source: Leipziger Münzhandlung und Auktion, 2012, lot 1111)


Prendendo ad esempio il multiplo da 9 solidi emesso a nome di Costantino dalla zecca di Pavia nel 313, leggiamo al dritto la legenda INVICTVS COSTANTINVS MAX AVG con i busti accollati, a sinistra, del “Sol Invictus” radiato e Costantino con corona di alloro, corazza, lancia sulla spalla destra e scudo ovale a coprire la spalla sinistra; sullo scudo è raffigurato la quadriga del Sole al galoppo di fronte con, a sinistra, la Terra e a destra l’Oceano. Al rovescio la legenda è FELIX ADVENTVS AVGG NN ed è raffigurato Costantino a cavallo in abiti militari mentre tiene uno scettro ed alza la mano destra; è preceduto da una Vittoria con corona e ramo di palma ed è seguito da un soldato con un insegna militare e una lancia. Su questo multiplo, che fu emesso in occasione dell’incontro fra Costantino e Licinio a Milano, dove fu firmato il famoso editto, è assolutamente esplicito il dritto che mostra Costantino affiancato al dio Sole, quasi a immedesimarvisi.