Quel sesterzio di Nerone con il porto di Ostia

Sul rovescio del sesterzio coniato a Roma fra il 64 e il 65 e ripreso nella monetazione di Lione dal 64 al 68 mancano solo il movimento e la terza dimensione per poter rivivere la frenesia del porto marittimo di Ostia ai tempi di Nerone.
Al diritto spicca il profilo dell’imperatore sotto il cui regno i lavori si conclusero, mentre al rovescio sono dettagliati a volo d’uccello elementi dell’area portuale. In alto c’è il faro sormontato dalla statua dell’imperatore stesso (o forse di Nettuno) che si eleva da un’isoletta al centro dell’imboccatura del porto, anche se evidenze archeologiche provano che storicamente si trovasse in testa al molo di sinistra.
Ci sono sette imbarcazioni, a indicare la natura mercantile dello scalo: una naviga a vele spiegate (in alto a sinistra); una è all’ancora (al centro); una è attraccata al molo e gli operai ne trasbordano il carico dal ponte e dalla plancia (a sinistra); una si dirige a remi verso l’uscita (in alto a destra); altre affollano la scena. Due moli fanno da quinta scenica al campo della moneta: quello di destra era la diga foranea, quello di sinistra ospitava i magazzini e un tempio, al cui interno un uomo compie sacrifici.
In basso Nettuno (o forse il dio Tevere) seminudo e appoggiato a un delfino sovrintende alle attività sorreggendo un timone.

Il porto antico di Ostia in due ricostruzioni (Revista de historia; Italian art).

Il porto marittimo – quattro chilometri a nord di Ostia – era stato voluto dall’imperatore Claudio per sostituire quello fluviale che si stava interrando. Nerone ne aveva portato a compimento i lavori, l’aveva battezzato Portus Augusti, ne andava orgoglioso e lo sfruttava per fini populistici. La moneta, rara ma non rarissima, è famosa fra i collezionisti di monete romane e molto apprezzata per la bellezza e vivacità della rappresentazione.

Una veduta aerea dell’attuale foce del Tevere e dell’odierna Fiumicino, sorta sul sito dell’antico porto marittimo.