SANTARELLI, PIANCASTELLI E I TESORI MONETALI DEL FORLIVESE

(a cura della redazione) | Si è svolta giovedì 19 novembre, nella sala della assemblee del Palazzo del Monte di Pietà a Forlì, nell’ambito della rassegna “Sfogliare la terra: incontri con l’archeologia del territorio forlivese”, una conferenza di Emanuela Ercolani Cocchi, già professore ordinario nell’università di Bologna, sull’interessante tema “Tesoretti e tesori del Forlivese: ripostigli monetali e collezioni pubbliche“. Grazie alla passione e all’impegno di Antonio Santarelli e Carlo Piancastelli le collezioni forlivesi conservano  infatti un’eccezionale documentazione storica e artistica appartenente in prevalenza all’epoca romana. Nascoste, smarrite, poi amorevolmente raccolte e ordinate le monete del passato testimoniano le vicende e l’economia del territorio e ci restituiscono con immediatezza i volti e le ideologie dei personaggi storici.

Antonio Santarelli, ispettore agli scavi e direttore del Museo Archeologico dal 1875, riordinò la collezione di monete che vi era conservata, frutto di doni e lasciti, provvedendo poi lui stesso ad incrementarla con materiali derivanti da ritrovamenti locali, dei quali registrò le caratteristiche e la consistenza nelle sue pubblicazioni. I piccoli tondelli, anche se a volte mal conservati a causa del lungo uso o della corrosione, si trasformano in una fonte molto significativa per la storia del territorio nell’antichità. Un ritrovamento particolarmente interessante avvenne nel 1879 a Pieve Quinta, si tratta di un “ tesoretto” o “gruzzolo” di denari; questi termini definiscono un fenomeno ben noto, ricordato anche da Plauto nella commedia “Aulularia”: la raccolta e l’interramento di una somma, derivante da diverse motivazioni. Quello in questione nascosto intorno al 42 a.C., si inserisce in una ricca documentazione di analoghi ritrovamenti distribuiti all’interno del territorio dell’Emilia Romagna, che testimonia le complesse vicende della romanizzazione e gli scontri connessi alle guerre civili. Altrettanto significativi sono gli altri esemplari che costituiscono la Collezione, prevalentemente costituiti da monete divisionali, accidentalmente smarrite, che documentano il livello del le attività economiche e la vitalità dell’insediamento sino al V secolo.

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Frontespizio del catalogo della Collezione Piancastelli (source: archive)


Carlo Piancastelli (1867-1938), fusignanese, colto e raffinato personaggio, giustamente definito un “umanista” educato a Modena al Collegio San Carlo e laureato in Lettere e in Legge, grazie al cospicuo patrimonio, rivolse i propri molteplici interessi culturali al collezionismo costruendo negli anni, tra il 1888 e il 1938, una raccolta incentrata sulla Romagna, unica per importanza storica e completezza documentaria, costituita da sessantamila volumi, trecentomila autografi, migliaia di stampe e disegni, dipinti, ritratti, sigilli, pergamene, cartoline che costituisce una testimonianza inesauribile della vita politica, artistica, letteraria, scientifica e musicale della regione e dei personaggi che vi furono coinvolti. I suoi interessi si rivolsero però anche al collezionismo di monete di altissima qualità che definiva “splendidi esemplari dell’arte classica, … magnifici testimoni del corso della nostra storia per oltre cinque secoli, e quali secoli”.

Secondina Cesano, incaricata di selezionare materiali per la Mostra Augustea della Romanità, diceva: “Piancastelli […] mise a nostra disposizione la sua magnifica raccolta […] dalla quale abbiamo potuto trarre materiale prezioso”. Entrambi questi patrimoni culturali vennero nel suo testamento destinati alla Biblioteca Comunale di Forlì e la città riconoscente ha provveduto attraverso il tempo a valorizzarli con molteplici iniziative. Scegliendo di destinare alla città di Forlì le Collezioni tanto amate, Piancastelli salvò il frutto dei suoi studi e delle sue ricerche dal destino di dispersione che ha colpito molte importanti raccolte e lasciò in eredità ai posteri un prezioso patrimonio culturale. Ogni esemplare della collezione numismatica costituisce un prezioso tesoro indipendentemente dal suo valore commerciale, in quanto testimone privilegiato della storia romana che restituisce con immediatezza l’immagine del potere e i messaggi che intendeva diffondere, senza il filtro del giudizio delle fonti. I piccoli tondelli monetali fanno scorrere sotto i nostri occhi nella loro immediata concretezza e inalterabilità i ritratti imperiali, le immagini divine, i simboli del potere, i monumenti di Roma. Ingresso libero.