“PRINCIPE DELLE MILIZIE CELESTI”:
L’ARCANGELO MICHELE NELLA MONETAZIONE

(di Luciano Giannoni) | Il culto di san Michele presenta una vasta diffusione in Europa già a partire dalla fine del V secolo, quando viene costruita una prima struttura all’interno della grotta dell’apparizione dell’arcangelo a Monte Sant’Angelo sul Gargano. Al 588 si data invece la realizzazione del suggestivo convento sull’isolotto irlandese Skellig Michael – in gaelico “Sceilig Mhichíl”, ossia “Roccia di Michele” – mentre agli inizi dell’VIII secolo vengono create le prime strutture monacali di Mont Saint-Michel e tra il 983 e il 988 si colloca la costruzione del monastero della Sacra di san Michele in Piemonte (Fig. 1).

Fig. 1 | In alto a destra, la grotta del santuario di Monte Sant’Angelo; a sinistra, il convento di Skellig Michael; in basso al centro, Mont Saint Michel; in basso a destra la Sacra di san Michele

Ben presto questi monasteri diventano tappe di una vera e propria “Via micaelica” (Fig. 2), oggetto di devozione e pellegrinaggi fino ad oggi. Da osservare che i centri principali e più antichi del percorso (Skellig Michael, Mont Saint-Michel, Sacra di san Michele, Monte Sant’Angelo) si collocano lungo una retta ideale che termina a Gerusalemme, la Città Santa!

Fig. 2 | A sinsitra, in rosso la via principale, in giallo quella secondaria, con punti di sosta tardo medievali e rinascimentali
Fig. 3 | A destra, Raffaello Sanzio: “San Michele sconfigge Satana”, 1518, Parigi, Museo del Louvre

L’arcangelo Michele, che si festeggia il 29 settembre, è anche il primo santo a comparire raffigurato su una moneta. Rappresentato sempre come un guerriero, con corazza, scudo e spada o lancia (Fig. 3), mentre combatte Satana e gli angeli ribelli, rappresenta alla perfezione il Dio degli eserciti e tra i suoi attributi troviamo “capo dell’esercito celeste”, “vittorioso contro le forze del male”, ”vincitore di Lucifero e degli angeli ribelli” ma anche, significativamente, ”angelo di pace”, unendo in sé forza e perdono.

Non deve quindi meravigliare se a venerare l’arcangelo Michele, utilizzando la sua immagine nelle monete, già dalla fine del VII secolo siano stati i Longobardi, convertitisi al cattolicesimo al tempo della regina Teodolinda. La prima moneta con l’immagine del Santo è un tremisse di Cunincpert tra gli anni 688 e 700 (Fig. 4) battuto nella zecca di Ticinum, l’odierna Pavia; risulta evidente che in questo caso, come in tutta la successiva produzione aurea longobarda, l’immagine stilizzata del Santo sostituisce la VICTORIA AAVGGG della monetazione tardo-imperiale prima e bizantina poi. San Michele lo ritroviamo anche nella monetazione longobarda in argento, come in aòcimo denari dei principi di Benevento, Sicone (817-832) e di Salerno (Fig. 5), Siconulf (839-849) (Fig. 6).

Fig. 4 | In alto a sinistra Cunipert, re dei Longobardi: AV tremisse. D/ DNCVN INCPER, busto a dx, davanti mano gauntata; R/ SCSMI HAHIL san Michele a sn., alato con scudo e lancia sormontata da croce
Fig. 5 | In alto a destra Sicone I, principe di Benevento: AR denaro. D/ + PRINCES BENEBENTI, al centro SICON (monogramma), in campo in basso a sn. stella a 6 punte; R/ + A.RHANGELLV MIHA, Croce patente su tre scalini
Fig. 6 | Siconulf, principe di Salerno: AR denaro. D/ + PRINCE BENEBENTI, al centro SCONF (monograma); R/ . A . RH ANGELV MIHLE Croce patente su tre scalini, ai lati cuneo e bisante

A Bisanzio, tra le monete degli imperatori che si alternarono sul trono tra l’XI e il XII secolo, troviamo di nuovo l’effige di san Michele; in particolare si evidenzia il rarissimo histamenon (Fig. 7) attribuito da alcuni studiosi a Michele IV Paflagone (1034-1041) o a Michele V Calafato (1041-1042). L’immagine dell’Arcangelo compare ancora sulle monete dell’imperatore Michele VI Stratiotico, sul trono nel 1056-1057 e di Isacco II Angelo, regnante dal 1185 al 1195 (Fig. 8a e b).

Fig. 7 | In alto Michele IV Paflagone o a Michele V Calafato: AU histamenon
Fig. 8 | In basso  Isacco II Angelo: a sinistra AU hyperpyron, a destra EL aspron trachy 

Dopo la fine della dominazione longobarda in Italia, se da un lato si sviluppa e si rafforza il culto dell’arcangelo, dall’altro dobbiamo aspettare la conquista aragonese del Regno di Napoli per ritrovare la sua effigie sopra una moneta (Fig. 9, 10).

Fig. 9 | A sinistra Ferdinando I d’Aragona (1458-94): AR coronato
Fig. 10 | A destra Alfonso II d’Aragona (1494-95): AR coronato

Stranamente l’immagine di san Michele, se è frequente nelle medaglie, non sembra aver riscosso un eccessivo successo nella monetazione pontificia, dato che la troviamo di fatto nelle monete di solo due papi, Urbano VIII (1623-1644) (Fig. 11) ed Innocenzo XII (1691-1700) (Fig. 12). Per entrambi, a cimentarsi con la figura dell’angelo guerriero sono due grandi artisti del bulino: Urbano VIII affidò il suo san Michele all’arte di Gaspare Mola – si veda la perfezione del quattrino in rame – mentre Innocenzo XII si avvalse di Giovanni Martino Hamerani per una mirabile raffigurazione dell’arcangelo.

Fig. 11 | Urbano VIII: AU scudo d’oro; AR piastra; AR testone; AR giulio; CU quattrino. Tutte al tipo del san Michele al rovescio

Fig. 12 – Innocenzo XII: AR piastra. L’elegantissima e raffinata immagine dell’arcangelo che sconfigge il male è opera di Giovanni Martino Hamerani

L’immagine di san Michele caratterizza invece in modo più marcato la monetazione dei sovrani inglesi della famiglia Tudor. Inizia il capostipite Enrico VII (1487-1509) con l’angel e si continua con i nummi di tutti e cinque i successori malgrado le note traversie dinastico-religiose. E’ noto infatti che il figlio di Enrico VII, Enrico VIII (1509-1547) fu l’artefice dello scisma d’Inghilterra mentre gli eredi, sia il giovane Edoardo VI (1547-1553) che la sorella Maria I (1553-1558), ritornarono al cattolicesimo, contrariamente dall’altra sorella, Elisabetta I (1558-1603), che riconfermò lo scisma anglicano (Figg. 13). Ancora in Inghilterra, alcuni decenni dopo, ritroviamo l’angel nelle coniazioni di Carlo I Stuart (1625-1649) (Fig. 14).

Fig. 13 | In alto, esemplari di AU angel coniati in Inghilterra da vari sovrani della dinastia Tudor
Fig. 14 | In basso, un bellissimo AU angel ai Carlo I Stuart

I molteplici stati e staterelli italiani, con l’eccezione del Regno di Napoli, di fatto non utilizzarono mai la raffigurazione dell’arcangelo Michele, ma è nota una rara moneta che si presta ad interpretazioni non univoche: si tratta del testone emesso da Francesco III duca di Mantova II e marchese del Monferrato II (1540-1550), sotto la reggenza della madre Margherita Paleologo. Al rovescio della moneta troviamo infatti un angelo che reca per mano il piccolo Tobia, al quale indica la via da seguire; il fanciullo stringe nella sinistra un grosso pesce (Fig. 15). In alcuni cataloghi d’asta (ad esempio NAC 81) troviamo l’indicazione “L’Arcangelo Michele reca per mano il piccolo Tobia, al quale indica la via da seguire; il fanciullo stringe nella s. un grosso pesce”. 

Fig. 15 | A sinitra, AR testone: Francesco III duca di Mantova II e marchese del Monferrato II
Fig. 16 | Al centro Francesco Botticini (1446-1497) “I tre arcangeli e Tobiolo”, 1470 circa, Firenze, Galleria degli Uffizi
Fig. 17 | A destra, Giuseppe Sanmartino (1729-1793) con i fratelli del Giudice: “San Raffaele arcangelo e Tobiolo con il pesce miracoloso”, Napoli, Basilica di Santa Restituta, Cappella del Tesoro di San Gennaro

L’episodio della vita del giovane Tobia è tratto dalla Bibbia, ma in realtà, come si può osservare anche nella descrizione dell’episodio che ne fa il pittore fiorentino Francesco Botticini, sono i tre arcangeli Gabriele, Michele e Raffaele che accompagnano il fanciullo (Fig. 16) ed è in particolare l’arcangelo Raffaele che lo tiene per mano. Ancora una “conferma” di questo nella bellissima opera del Sanmartino (Fig. 17) con cui chiudiamo questo viaggio nell’iconografia monetale di una delle figure più note della tradizione cattolica e che, peraltro, è presente anche in nelle altre principali religioni monoteiste, l’ebraismo e l’islam.