PORCIA, UNO ZECCHINO DI OSTENTAZIONE E… QUASI “FANTASMA”

Lo storico Günther Probszt-Ohstorf dedica ad Annibale Alfonso, morto a 67 anni nel 1742, ben diciassette pagine nella sua opera “I Porcia”. Una interessante e poco nota dimensione riguarda lo “zecchino di Porcia”. Nel 1704, quindi agli esordi del suo Principato, Annibale Alfonso Emanuele di Porcia si era ricordato di un dettaglio storico. Il diploma imperiale, con il quale il suo antenato Giovanni Ferdinando di Porcia, primo principe della casata, era stato investito della dignità principesca, attribuiva anche il diritto di battere moneta. La formula è chiara e indiscutibile: “Per dimostrare la Nostra grande benevolenza e il benigno affetto verso il principe di Porcia, abbiamo concesso questo particolare privilegio e facoltà a lui e ai suoi eredi e discendenti col consenso e l’approvazione Nostra e dei Principi del Sacro Regno. Potrà essere realizzata una zecca per il conio di monete sia d’oro che d’argento, avvalendosi di valenti incisori. Potranno essere monete grandi o piccole similmente alle Nostre o a quelle dei Nostri predecessori secondo l’editto del Sacro Regno. Potranno esservi impresse scritte, immagini, stemmi su entrambe le facce. La preparazione dovrà rispettare i precedenti modelli per quanto riguarda titolo, metallo, grano, contenuto, valore e peso. […] Qualora da parte Nostra o dei Nostri successori dovessero intervenire variazioni dell’ordinamento monetario, il Principe di Porcia e i suoi eredi e successori dovranno adeguarsi a quest’ultime.”

003Porcia, Annibale Alfonso Emanuele principe, zecchino 1704 (Au, mm 23,0, g 3,45). D/ HAN : ALP : EM : SA : ROM : IMP : PRINC : A : PORCIA *.; busto corazzato con grande parrucca inanellata. R/ COMES . ABORTENBVRG . * . 17 | 04 .; stemma inquartato di Ortemburg e di Mitterburg e caricato dello scudetto di Porcia, in cartella ornata di ricci e volute e sormontato da berretto principesco


Il privilegio di battere moneta era stato concesso nel tempo anche ad altri principi, come quello di Liechtenstein, (che continua tuttora ad esercitarlo), di Eggenberg e di Wallenstein, nonché ai conti di Dietrichstein e soprattutto al conte di Montfort. In non pochi casi tale prerogativa si è trasformata in lucrosa e sfacciata speculazione. Ciò non si può tuttavia dire dei Porcia-Brugnera. Lo zecchino di Porcia era una moneta da ostentazione. Essa aveva cioè funzione di rappresentanza e di conferma dell’alta nobiltà e dignità della famiglia. Bisogna infatti tenere presente che l’appartenenza ad un rango principesco non significava affatto l’automatica autorizzazione a battere moneta. Questa doveva essere concessa in rari casi particolari mediante espressa indicazione nel diploma imperiale, come fu appunto il caso di Giovanni Ferdinando. Ma costui, il figlio Giovanni Carlo, suo nipote Francesco Antonio e Gerolamo non ne fecero uso. La moneta fu coniata nel 1704 presso la zecca imperiale di St. Veit an der Glan (Carinzia). L’incisore fu Michael Miller, che operava in Stiria e Carinzia, ma aveva l’officina a Graz. Moneta estremamente rara coniata nel 1704 (appena quattro i pezzi conosciuti) dal suddetto principe che poteva vantare ben più titoli che tipi monetali; egli era infatti “5° Principe di Porcia del Sacro Romano Impero, Conte di Porcia Brugnera Ortenburg e Mitterburg, Conte principesco di Tettensee, Signore di Spittal, Gran Maestro della Corte del Conte principesco di Gorizia dal 1698, Conte Palatino e Signore di Ragogna, Consigliere dell’Imperatore Carlo VI”.