PORCIA, UNO ZECCHINO DI OSTENTAZIONE E… QUASI “FANTASMA”

Annibale Alfonso Emanuele fu il V principe di Porcia e Brugnera. Era nato nel 1679 e in gioventù si era distinto per l’impegno negli studi. Nel 1704 diventò ambasciatore di Vienna presso Pietro il Grande a Mosca. L’anno seguente acquistò per 40.000 fiorini il Generalato di Karlstadt (Karlovac), la cui fortezza era stata eretta dal granduca Carlo utilizzando 9000 teschi di Turchi caduti in battaglia.

Si può pensare che il trasferimento in una zona tanto remota fosse stato un espediente per liberarsi da tre difficoltà: la contessa Juliana Konstantia Lodron (cui aveva promesso il matrimonio senza onorare l’impegno); la contessa Dorothee Daun (che aveva invece sposato per aderire al desiderio dell’Imperatore Giuseppe); i debiti che ammontavano a 130.000 fiorini. Presto il principe riconobbe però di non essere adatto a comandare una guarnigione di confine come quella di Karlstadt, cioè a vivere nella luce dell’ombra. Gli subentrò nel 1709 il conte di Gorizia Giuseppe Rabatta, il quale gli pagò un prezzo uguale a quello di acquisto. Annibale Alfonso fu un buon governatore della Carinzia, nonostante la sua labile personalità, sempre oscillante tra gli eccessi di ogni genere e la fedeltà al suo Imperatore. A lui si deve, unitamente al principe Eugenio di Savoia, una politica marittima in funzione mitteleuropea nell’Adriatico, che era stato a lungo esclusivo monopolio di Venezia.

002La Torre dell’Orologio nel centro storico di Porcia (source: archive)

Le miniere e le manifatture carinziane, dove la terra gradualmente s’inslavia, conobbero un notevole sviluppo. I ragguardevoli introiti non riuscirono, tuttavia, a ridurre i debiti. Questi erano dovuti alle enormi spese di rappresentanza, ai viaggi a Bruxelles, Vienna e Monaco e al mantenimento della propria corte. La concessione della Signoria e la dignità principesca costavano rispettivamente 30.000 e 15.000 fiorini. Il principe pensava evidentemente che non si potesse rimanere un mondo chiuso in un altro mondo. La lunga controversia con la contessa Juliana Lodron, giunta perfino all’esame della Congregazione del Sant’Uffizio, aveva inoltre comportato un esborso di 60.000 fiorini, tanto è vero che il conte e successivo principe Johann Joseph Khevenhüller-Metsch traformò nel suo diario il nome della donna da Lodron in “Ladron”. A ciò si aggiunga che il Palazzo Porcia di Vienna era stato nel frattempo svuotato di ogni arredo e il suo ripristino esigeva non meno di 10.000 fiorini. Altrimenti ne sarebbe derivato un grave danno d’immagine. Un’ispezione governativa accertò, infine, un ammanco di 328.272 fiorini e 51 centesimi nell’Amministrazione carinziana di Annibale Alfonso. La situazione era aggravata dal fatto che, com’è usuale, i creditori avevano una memoria più lunga di quella dei debitori. Si giunse al sequestro di quasi tutti i beni. L’unica risorsa rimasta era il bosco di Senosetsch, il cui legname era ambito per le costruzioni navali. La Serenissima voleva comperare 20.000 tronchi di abete rosso al prezzo di 10 fiorini ciascuno. Sarebbe stata una bella boccata di ossigeno, ma le trattative non andarono a buon fine per cause politiche.