PICCOLA STORIA DI UNA GRANDE MONETA PAPALE: LA PIASTRA | 2

Il felice connubio fra il Bernini ed il Morone Mola proseguirà poi anche nella realizzazione delle medaglie per Alessandro VII, fino a culminare nella medaglia con la Cattedra di san Pietro, considerata una delle più belle medaglie coniate di tutto il Barocco italiano. Il Morone Mola negli ultimi anni di vita fu tormentato da una grave forma di artrite, che gli impediva di lavorare, benché rimanesse in zecca come incisore camerale “ad perpetuum” per il disbrigo degli affari amministrativi, tra cui la delicata operazione del trasferimento della zecca dalla vecchia sede in Banchi, costruita da Giulio II, al nuovo edificio fatto costruire da Alessandro VII a Santa Marta, nei giardini vaticani, proprio alle spalle della basilica di san Pietro. Pertanto, nel lavoro di incisione di conii, gli era stato affiancato un artista romano, Girolamo Lucenti. Questi proveniva da un’importante famiglia di fonditori, ma egli in particolare era uno spirito eclettico: scultore e pittore allievo dell’Algardi, era pure un esperto di balistica, tanto che aveva ricoperto per anni la carica di “bombardiere di Castello”, inventando anche nuovi tipi di cannoni; inoltre, si dilettava a comporre poesie e brani musicali. Non più giovanissimo – era nato nel 1627 – fu nominato nel 1668 coadiutore del Morone ed alla morte di questi, nell’agosto del 1669, divenne incisore camerale, ma un incarico rinnovabile annualmente con una semplice comunicazione scritta del cardinale Camerlengo.

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Figura 7 (source: Biblioteca Apostolica Vaticana)


Uomo di grande inventiva, il Lucenti diede il meglio di sé sotto il pontificato di Clemente X Altieri (1670-1676), specialmente nella realizzazione delle piastre emesse durante il Giubileo del 1675, una delle quali rappresenta il suo capolavoro ed è anche una delle più belle monete di tutta la numismatica pontificia, soprattutto per l’originalissima scena del rovescio, che mostra un’architettura scenografica di ampio respiro, dove la stessa leggenda DILIGIT DNVS PORTAS SION è riportata non nel giro e neppure nell’esergo, ma nella lunga cornice sopra l’architrave della Porta Santa, con un’innovazione davvero ardita (fig. 8). Così l’obsoleta raffigurazione della Porta Santa, comunissima sulle monete e sulle medaglie giubilari, viene trasfigurata ad opera d’arte e la scena è arricchita dalla presenza di pellegrini, in vaporosi abiti seicenteschi, ma ciascuno col “bordone”, cioè il bastone da pellegrino secondo una tradizione secolare. Tanto bella questa moneta, che il Lucenti ebbe, poco tempo dopo, la conferma ad incisore camerale “ex viva voce Sanctitatis Suae”. Eppure egli ricoprì questo incarico per brevissimo tempo; infatti il 23 settembre 1676, appena 48 ore dopo l’elezione del nuovo papa, il comasco Innocenzo XI Odescalchi (1676-1689), si vide sbarrate dalle guardie, come ad un malfattore, le porte della zecca: nel frattempo era stato nominato incisore camerale Giovanni Martino Hamerani, l’astro nascente dell’arte incisoria romana.

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Figura 8 (source: Biblioteca Apostolica Vaticana)