PICCOLA STORIA DI UNA GRANDE MONETA PAPALE: LA PIASTRA | 1

documents-button(di Eleonora Giampiccolo) | Introduciamo, con questo articolo, i prodromi delle vicende monetarie che portarono alla nascita di una delle monete pontificie più importanti e apprezzate dai collezionisti: la piastra d’argento, iniziando dalla riforma monetaria carolingia da cui derivò quella lira che avrebbe costituito per molti secoli. l’unità base di numerosi sistemi monetari italiani ed europei. Fino alla fine del X secolo a Roma circolava il denaro d’argento carolingio. Esso era stato istituito da Carlo Magno nell’ultimo decennio dell’VIII secolo e pesava circa g 1,7 con un fino di circa g 1,6. (fig. 1). Col passare del tempo, però, tale moneta subì una pesante svalutazione e pur mantenendo inalterato il suo valore nominale, arrivò a contenere, verso la metà del XII secolo, appena g 0,1- 0,2 d’argento.

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Figura 1 (source: Biblioteca Apostolica Vaticana)

Dal secolo XII e durante il tredicesimo, le miniere d’argento della Sassonia, della Carinzia e della Boemia cominciarono a riversare sui mercati europei una quantità d’argento sempre maggiore. Questo, insieme al risveglio dei commerci, favorì la coniazione di un nuovo nominale, il grosso, detto anche carlino perché emesso da Carlo d’Angiò re di Napoli nel 1278 e il cui peso era di circa 3,34 g. Esso reca, al dritto, lo stemma bipartito di Gerusalemme e di Francia, entro cerchio di perline attorno al quale gira la legenda KAROL. IERL. ET. SICIL. REX; al rovescio, la scena dell’Annunciazione, al centro della quale, tra i due protagonisti principali, risalta un vaso con un giglio: il tutto è racchiuso dalla legenda AVE GRA. PLENA. DNS. TECUM. (fig. 2).

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Figura 2 (source: Biblioteca Apostolica Vaticana)