PEDALANDO A VENEZIA: DISTINTIVI E MEDAGLIE DA FINE ‘800 ALLA II GUERRA MONDIALE

(di Leonardo Mezzaroba) | Tutti sanno che a Venezia è, da sempre, severamente proibito usare la bicicletta, anche se, in rari casi, è possibile vedere qualche turista, irriducibile cultore delle due ruote che, conducendo a mano il suo mezzo, sfida la polizia urbana pur di farsi ritrarre in sella a Piazza San Marco. Questo non significa che i Veneziani non amino questo agile mezzo di trasporto, anzi la passione degli abitanti della città lagunare per la bicicletta è attestato fin dagli ultimi anni dell’Ottocento, quando, a Venezia, si costituirono varie società di ciclisti che, superando difficoltà e proibizioni, riuscirono a coltivare la loro passione sportiva. Sull’argomento esiste uno studio accurato: “Pedalando sull’acqua. Cento anni di ciclismo a Venezia” (Ed. Ediciclo, Portogruaro 2009) opera di Alberto Fiorin, instancabile viaggiatore che da anni è protagonista di imprese straordinarie che l’hanno portato, sulle due ruote o addirittura a piedi, dall’Unione Sovietica, alla Cina, alla Scandinavia, all’Africa.
Il lavoro dell’amico Fiorin si è basato naturalmente sulla consultazione di archivi storici e giornali d’epoca, in qualche caso arricchito da vecchie fotografie, manifesti e labari. Da parte nostra, abbiamo provato ad aggiungere anche la testimonianza di medaglie e distintivi ritenendo che, soprattutto questi ultimi, molto suggestivi per la loro pregevole fattura e per gli intriganti acronimi che li caratterizzano, avrebbero potuto costituire motivo di interesse. Dunque, confrontando distintivi e medaglie con le indicazioni gentilmente offerte da Alberto Fiorin, è stato possibile assegnare loro un’identità precisa e arricchire ulteriormente la storia della nascita e della diffusione del ciclismo a Venezia almeno sino alla II Guerra Mondiale.
Probabilmente la prima volta in cui la città dei dogi ebbe ufficialmente a che fare con una associazione ciclistica, fu il 4 febbraio 1883, quando giunsero a Venezia i membri del Veloce Club di Milano. Si trattava di un gruppo ormai ben collaudato, dato che si era costituito il 17 marzo 1870, a Milano, presso Porta Tenaglia, in alcuni locali con annesso maneggio per le esercitazioni. Considerata la data, è probabile che l’avvenimento si collocasse tra le manifestazioni del carnevale, e in effetti a fare gli onori di casa fu la Società delle feste veneziane il cui distintivo (fig. 1), costituito da un “ferro” di gondola che si staglia sullo sfondo dominato da un sole raggiante, compare nella grande medaglia di argento che il Veloce Club di Milano donò agli ospiti veneziani in segno di gratitudine (fig. 2).001Perché a Venezia si costituisse la prima associazione ciclistica si dovette però attendere una decina d’anni: il 25 febbraio 1894 infatti, nelle sale superiori della Birreria Bauer (a pochi passi da Piazza San Marco) si costituì il Veloce Club Veneziano che organizzava gite sociali, escursioni, corse su strada e su pista, soprattutto nella vicinissima isola del Lido dove, il 12 agosto di quello steso anno, venne inaugurato il velodromo. Una medaglia premio assegnata proprio a Lido, per una gara disputata il 15 settembre 1895, attesta che il Veloce Club Veneziano aveva già provveduto a far coniare medaglie con il simbolo dell’associazione: un leone di San Marco “in moleca” (vale a dire “in maestà”), nimbato, con il libro aperto e circondato da un serto di alloro e un nastro con il nome del sodalizio (fig. 3).
Il 17 luglio 1896, ancora nel cuore di Venezia (presso la Trattoria Bonvecchiati), veniva fondata la Società Ciclisti Veneziani. Presieduta da Federico Johnson (direttore generale del Touring Club Ciclistico Italiano), questo secondo sodalizio evidenziò un carattere decisamente meno elitario del rivale Veloce Club, come del resto manifestava il motto societario: “Niente lusso, niente spese inutili”. Insegnamenti gratuiti e organizzazione di gite economiche furono il punto di forza dell’associazione. Nella situazione di severissimo divieto a praticare il ciclismo in qualsiasi zona della città, la Società Ciclisti Veneziani era riuscita a ottenere un modesto spazio, nel cortile delle scuole dell’Angelo Raffaele, in cui insegnare l’uso della bicicletta ai neofiti, dalle 16.30 alle 18.30.
Nel 1898 la Società si trasferì in una nuova sede in Rio terà de la Mandola e, poco dopo, aprì una sede a Mestre, fondamentale per organizzare le gite e le gare in terraferma. La Società Ciclisti Veneziani approntò un primo distintivo sociale (fig. 4), da portare obbligatoriamente nel corso delle attività. La sua realizzazione venne affidata al più importante laboratorio di incisione di Venezia, quello di Alessandro Santi: l’iconografia era costituita da una ruota di bicicletta, su cui si stagliava un leone di San Marco, andante a sinistra, nimbato e poggiate la zampa sul cartiglio con il nome dell’associazione.
È noto anche un secondo distintivo, più raffinato e che potrebbe dunque far pensare a un prodotto maggiormente curato e studiato rispetto al precedente (fig. 5). Le caratteristiche stilistiche dell’oggetto lo avvicinano maggiormente al gusto di inizio Novecento. Stranamente, la sua realizzazione fu affidata alla ditta Bernardi di Milano; anche l’iconografia appare leggermente modificata: la ruota è sormontata da un corno ducale; il leone è “in moleca” ed è iscritto in uno stemma di smalto blu; infine, in luogo del nome completo Società Ciclisti Veneziani, è riportato solo l’acronimo.
Nel 1907 la Società risultava aver cambiato nuovamente sede (questa volta, in prossimità di Campo Santo Stefano, all’anagrafico 3469), poi, verosimilmente in conseguenza del primo conflitto mondiale, l’associazione si sciolse. Venne ricostituita il 18 novembre 1935 (questa volta con sede presso il Caffè Trovatore a San Bartolomeo); infine scomparve del tutto nell’immediato secondo dopoguerra.002Il 5 dicembre 1907 venne fondata la Società Ciclistica Pro-Routier, terzo gruppo ciclistico cittadino. Anch’essa si affrettò a munirsi di distintivo (fig. 6), eseguito dalla ditta di Alessandro Santi intorno al 1908; in quell’anno infatti l’associazione fece pubblicare, a Venezia, per i tipi di F. Garzia & C., lo Statuto-regolamento. È curioso che la Pro-Routier, pur mantenendo la ruota nel suo stemma, abbia rinunciato al classico leone di San Marco, sostituendolo con un’aquila, nell’atto di spiccare il volo, sormontata da una stella in smalto verde. Anche in questo caso è presente solo l’acronimo mentre viene riportato per esteso il nome “Venezia”.
Nel 1913 alcuni fuoriusciti dall’associazione fondarono la Società Ciclistica Pedale Veneziano il cui simbolo (attestato dallo stendardo conservato nell’archivio di Alberto Fiorin) propone ancora una volta la ruota di bicicletta su cui campeggia un leone di San Marco stante a sinistra, con il libro aperto, e poggiante sul cartiglio con il nome del sodalizio.
È veramente sorprendente il numero di associazioni che andarono costituendosi negli anni successivi nel centro storico veneziano: dalla Società Incoraggiamento, al Club Ciclistico Serenissima, alla sezione ciclistica del Dopolavoro ferroviario di Venezia, fino a giungere, alla fine degli anni Quaranta, alla Società Ciclistica San Marco e alla Pedivella Giudecchina. Anche al di fuori del centro storico fiorirono, varie associazioni; basti ricordare, tra le più antiche, il Veloce Club Mestre (1895) e il Veloce Club Chioggia (1898).
Ancora una volta distintivi e medaglie offrono preziose testimonianze sul moltiplicarsi di associazioni e, soprattutto, manifestazioni. Del 1907, ad esempio, è un elegante distintivo (fig. 7) che venne distribuito ai partecipanti alla Riunione ciclistica che si svolse a Carpenedo, frazione di Mestre. In effetti sulla parte superiore del distintivo campeggia lo stemma, in smalto, di Mestre.
Sei anni più tardi si colloca una preziosa medaglia d’oro vinta da Natale Rizzi (nonno materno di Alberto Fiorin, cofondatore del Pedale veneziano) il 24 agosto 1913, correndo per i Ciclisti Veneziani sul percorso Mestre-Mirano-Noale-Scorzè-Mestre. La medaglia (fig. 8), raffinata opera in stile liberty dell’inesauribile Alessandro Santi, è caratterizzata dalla presenza di un corno ducale sulla sommità.003Spesso le riunioni ciclistiche facevano da cornice allo svolgimento di eventi di particolare importanza. È il caso dell’inaugurazione, il 24 aprile 1933, del ponte automobilistico translagunare, intitolato Ponte Littorio (e dopo la caduta del fascismo ribattezzato Ponte della Libertà). Per celebrare l’avvenimento furono organizzate numerose manifestazioni. Il 24 settembre 1933 fu la volta di una “grandissima sfilata di oltre 3000 ciclisti appartenenti a ben 76 gruppi e società di tutta l’alta Italia. Fu una vera festa del ciclismo, organizzata dal Dopolavoro Ferroviario provinciale: società ciclistiche lagunari in testa, in un clima festante e in un clangore di baionette, fasci littori, saluti romani, tricolori, bandiere, invalidi in carrozzella, camicie nere e altri simboli del regime, al suono della fanfara del veneziano Gruppo Enrico Toti, fascistissimi manipoli di giovani ciclisti sfilarono per tutto il pomeriggio lungo il ponte – rigidamente inquadrati – e provarono l’ebbrezza di giungere in pieno centro storico direttamente da Mestre. A Piazzale Roma ad accogliere i manifestanti c’erano i più importanti gerarchi nazionali, i massimi rappresentanti dell’OND – Opera Nazionale Dopolavoro – e le più alte autorità cittadine. Insomma, forse ancor più dell’inaugurazione ufficiale di aprile, questa sfilata rappresentò il rito di iniziazione, di battesimo, di ufficializzazione dell’opera.” (A. Fiorin, “Pedalando sull’acqua”, op. cit., p. 57). A tale circostanza dunque sembra riferirsi il distintivo del Convegno Ciclistico Venezia, realizzato, in forma piuttosto insolita (fig. 9), appunto nel 1933 dalla ditta veneziana Successori Alessandro Santi (in realtà rilevata proprio in quei mesi da Vittorio Moschini). Anche la relativa facilità con cui tale distintivo è reperibile, sia in bronzo argentato che in bronzo dorato, sembra confermare che esso fu realizzato in un numero molto elevato di esemplari per un’occasione che prevedeva una partecipazione “di massa”. Tra due fasci littori, dietro i quali si scorgono le patte di un’àncora, una legenda in più righe ci conferma che, accanto alla Federazione Italiana Escursionismo e alla Unione Velocipedistica Italiana, alla manifestazione parteciparono, inevitabilmente, anche l’Opera Nazionale Dopolavoro e i Fasci Giovanili di Combattimento.004L’ingombrante presenza dell’Opera Nazionale Dopolavoro, associata a quella del Partito Nazionale Fascista è evidente anche nel distintivo del Convegno Ciclistico Interprovinciale che si svolse a Chioggia nel 1939. Il distintivo (fig. 10), realizzato dalla ditta Lorioli di Milano, propone un’iconografia estremamente ricca di simboli e allusioni: l’elemento portante è la classica ruota di bicicletta. Essa è divisa in due parti: quella inferiore è occupata dalle semplici sigle OND e PNF, quella superiore invece, piuttosto “affollata”, propone la Madonna del Sagraeto (vale a dire la statua della Madonna del piccolo sagrato, sormontata da una cupola dorata, oggetto di particolare culto a Chioggia), le vele di alcuni bragozzi e un “faràl” (una lampada che veniva posta sopra una palina, piantata sul fondo del canale). Sotto la ruota, infine, è raffigurato un leone di San Marco andante a sinistra e ruggente.