MONETE E MEDAGLIE, BANCONOTE E FRANCOBOLLI PER CARLO GHEGA, UN VENEZIANO… CELEBRE IN AUSTRIA

documents-button(di Leonardo Mezzaroba) | Nel centro storico di Venezia,  sestiere di Castello, in fondamenta San Gioacchino, su una lapide in parte corrosa dalla salsedine è possibile leggere che lì nacque, nel 1802, Carlo Ghega “[…] ingegnere / che il genio tenace rivolse / dapprima alle acque e alle vie / delle sue contrade / e quindi all’Alpe Norica / per primo aprendola / fra crude avversità/ al regno del vapore”. Non sono molti i veneziani cui il nome Carlo Ghega è familiare e non è azzardato ritenere che, più in generale, in Italia, tale personaggio sia poco noto, anche se in questi ultimi decenni la sua figura è stata, almeno in parte, riscoperta e valorizzata come merita.

In effetti la lapide appena citata venne posta nel 1954, in occasione del centenario del compimento dell’opera più ardita e famosa del Ghega: la progettazione e realizzazione della cosiddetta Ferrovia del Semmering (vale a dire il tratto di 41 chilometri della Ferrovia Meridionale, la Trieste-Vienna, che va da Gloggnitz a Mürzzuschlag). È probabile che a questo punto la figura del Ghega risulti meno enigmatica; la Ferrovia del Semmering infatti è un’opera tanto straordinaria da essere stata iscritta, nel 1998, nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

001Ma proviamo a ripercorrere sinteticamente la vita del Ghega. Come si è avuto modo di ricordare, egli nacque il 10 gennaio 1802 a Venezia da una famiglia di antica origine albanese. Rifiutata la carriera che era stata dei suoi antenati (da tre generazioni ufficiali della marina, prima veneziana e poi austriaca), seguì da privatista corsi di meccanica tra il 1817 e il 1818 presso la scuola di matematica e delle costruzioni navali a Venezia. Presentatosi all’Università di Padova, si laureò “cum laude”, appena diciassettenne, l’11 luglio 1819 in ingegneria. Entrato a far parte della Direzione delle Pubbliche Costruzioni, arrivò a coprire nel 1833 l’incarico di ingegnere di prima classe a Venezia. Fra i suoi progetti più brillanti il tratto bellunese della Strada d’Alemagna e il nuovo tribunale di Treviso. La sua genialità però si era espressa anche nella messa a punto di uno “strumento geodetico” che, nel 1831, meritò, a giudizio del Regio Cesareo Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, la medaglia d’argento (opera di Luigi Ferrari, essa aveva un diametro di 45 mm e veniva conferita in oro o in argento. Recava al dritto il busto dell’imperatore Francesco I e, al rovescio, il nome del personaggio premiato inciso entro una corona di fronde di quercia).