Le monete di re Bluetooth

In Germania un ragazzino ha scoperto anelli, orecchini, bracciali e oltre seicento monete. Forse appartenevano al leggendario re Bluetooth.

Il tredicenne Luca Malaschnichenko e Rene Schoen scandagliano il campo con il metal detector.

Quando il metal detector si era messo a suonare in mezzo a un campo dell’isola di Rugen, nel mar Baltico, il tredicenne Luca Malaschnitschenko credeva si trattasse dell’ennesimo pezzo di metallo senza valore. Ma una volta ripulito dalla terra l’oggetto che aveva trovato, lo studente con la passione dell’archeologia e il suo mentore, René Schoen, hanno subito capito di aver tra le mani qualcosa di importante. Lo hanno consegnato all’istituto archeologico del Meclemburgo-Pomerania e gli specialisti hanno confermato: era una moneta d’argento di più di mille anni fa.

Su quel campo di 400 metri quadrati lo scorso fine settimana è iniziata una missione archeologica ufficiale che finora ha portato alla luce un vero tesoro: anelli, orecchini, bracciali e altri gioielli, ma anche 600 monete d’argento e un martello di Thor della fine dell’epoca vichinga. Secondo l’archeologo a capo dello scavo, Michel Schirren, si tratta del «più importante scavo del Baltico meridionale di monete dell’età del re Aroldo, dunque di straordinaria importanza».

Oltre a 600 monete d’argento, sono stati rinvenuti anche monili di fattura vichinga.

Il re danese Aroldo I, meglio noto come “Aroldo Dente azzurro”, regnò tra il 958 e il 986 su quella che oggi è la Danimarca, sul nord della Germania, sulla Svezia meridionale e su parte della Norvegia. Il soprannome Dente azzuro gli era stato attribuito forse per un dente marcio, per la sua passione per le more o per l’usanza di colorarsi di blu i denti che avevano alcuni guerrieri nordici dell’epoca. Dalla versione inglese, Bluetooth, deriva il nome dato dalla Ericsson allo standard utilizzato per far comunicare dispositivi elettronici perché la nuova tecnologia ricalcava le capacità diplomatiche di Harald Bluetooth, capace di unificare i popoli scandinavi. Anche il logo è un omaggio a Harald: le rune nordiche rappresentano infatti le iniziali H. e B.

Secondo gli archeologi il tesoro potrebbe essere stato sotterrato verso la fine degli anni Ottanta del IX secolo, quando Aroldo fuggì in Pomerania per una rivolta capeggiata dal figlio, Sweyn Barbaforcuta, prima di morire nel 987.