DOPO QUASI CINQUE SECOLI,
IL “BOM JESUS” E I SUOI TESORI

(a cura della redazione) | Era carico d’oro in monete, lingotti di rame, avorio ed armi il “Bom Jesus”, vascello da carico portoghese naufragato sulle coste della Namibia nel 1533, proprio alla foce del fiume Orange. Nel 2008 sul sito, divenuto nel frattempo parte di un insediamento estrattivo di diamanti all’epoca proprietà della De Beers, uno dei geologi incaricati delle prospezioni si è imbattuto in quella che sembrava una mezza sfera di roccia ma che si è rivelato essere un antico lingotto di rame con sopra il tridente, il marchio inconfondibile della famiglia Fugger, tra i più ricchi “finanzieri” del XVI secolo e banchieri di fiducia dei papi.

001

Alcune delle monete d’oro recuperate dal relitto del “Bom Jesus” in Namibia (source: web)


E’ iniziata allora una campagna di scavo sistematica che ha portato alla localizzazione del relitto del “Bom Jesus” che, secondo gli archeologi, con il suo contenuto rappresenta uno specchio fedele e quasi unico della società e degli usi del Rinascimento. Tra gli oggetti rinvenuti, infatti, strumenti di uso quotidiano e armi, utensili e altri manufatti sia appartenuti all’equipaggio che ai facoltosi passeggeri e agli ufficiali di bordo.

Un viaggio sfortunato, quello del vascello portoghese e dei suoi occupanti, gran parte dei quali – se pure sopravvisse al naufragio – non poté comunque trovare scampo dal clima torrido del deserto della Namibia. Del tragico fatto non rimangono cronache scritte né testimonianze documentali, ma le ricerche condotte in questi anni hanno permesso di riportare alla luce non solo i resti della nave, ma anche il suo prezioso contenuto formato, in misura cospicua, da lucenti monete d’oro testimonianza del potere lusitano sugli oceani.

002

Non solo oro, ma anche “spiccioli” del XVI secolo tra i reperti del vascello portoghese (source: web)


Circa duemila esemplari, per oltre undici chilogrammi d’oro, costituiscono il tesoro numismatico del “Bom Jesus”: si tratta in prevalenza di “excellentes” spagnoli a nome di Ferdinando e Isabella, ma anche di monete francesi, moresche, veneziane e di altri paesi riemerse da un fondale di sette metri creato nella laguna artificiale originata dalla miniera di diamanti. Complessivamente, dal relitto della nave portoghese sono stati recuperati ad oggi anche 1845 lingotti di rame, 109 monete in argento e 8 di bronzo, 67 zanne d’elefante, 14 palle di cannone, cinque ancore, tre astrolabi, spade, moschetti e armature.

La scoperta di circa 20 tonnellate di lingotti di rame è particolarmente significativa in quanto tale metallo – tossico per i batteri marini – potrebbe essere la fortunosa causa della conservazione delle parti in legno della nave che, altrimenti, non sarebbero sopravvissute. “Resti di legno che normalmente vengono mangiati dai microorganismi e che il ‘veleno’ prodotto dal rame ha protetto in modo quasi incredibile”, ha dichiarato Bruno Werz, uno degli archeologi marini che ha partecipato allo scavo.

003

Parte del fasciame dello scafo ancora “in situ” durante gli scavi (source: web)


Anche se i materiali rinvenuti – secondo il diritto internazionale – sono di proprietà portoghese, le autorità di Lisbona hanno dato la loro disponibilità affinché i 5438 reperti del “Bom Jesus” – compreso il tesoro numismatico – siano conservati ed esposti al Museo Nazionale di Windhoek, capitale della Namibia. Un tesoro dal valore culturale ed economico inestimabile: secondo una valutazione approssimativa, infatti, soltanto le monete – sul mercato numismatico – potrebbero avere una valutazione complessiva di almeno 16,5 milioni di dollari.