NUMISMATICA & NIOBIO: DIETRO LE QUINTE DI UN SUCCESSO

documents-button(di Marco Caroni) | Quattro anni di ricerca e sperimentazione prima di arrivare alla “formula” del successo. Un processo non banale che ha impegnato a fondo nella comprensione della scienza e della tecnologia dei metalli e che giustifica il costo di ogni singolo prodotto, soprattutto se paragonato ai prezzi di vendita dei conii in singolo metallo. Le bimetalliche niobio e argento battute dalla austriaca Münze Österreich continuano a riscuotere un grande successo certificato dalle altissime tirature, almeno per il genere (dieci volte quelle medie delle commemorative dell’area italiana, per intenderci), e dagli apprezzamenti sul mercato globale. Introdotto per la prima volta nel 2003 con l’emissione dedicata all’antica città tirolese di Hall, il niobio è metallo che – dopo i tentativi fatti col titanio con esiti buoni, ma non eccezionali – sta dando grandi soddisfazioni. Tanto che sulla strada battuta da Vienna si sono lanciati anche Lussemburgo (con monete coniate proprio in Austria) e, oltreoceano, il Canada.

001Argento e niobio verde per la 25 euro d’Austria dedicata alla tecnologia dell’illuminazione (source: archive)


Il tutto scaturisce da un progetto a più mani che ha visto coinvolti, soprattutto in fase di start-up, certamente disegnatori e incisori, ma anche esperti di materiali e metallurgia. Il successo delle monete in argento e niobio (corona esterna per il primo, tondello interno per il secondo) sta tutto nella possibilità di colorare quest’ultimo in via naturale, senza ricorrere a pigmenti o smalti. “Il risultato finale – ci spiegano proprio dalla Münze Österreich – è il frutto di diverse fasi. La colorazione si ottiene grazie ad un processo di ossidazione anodica della “pillola” di niobio. Si tratta di pochissimi nanometri di ossido: le differenti colorazioni si ottengono variando proprio lo spesso dello stato ossidato”. L’effetto è quello di un metallo lucente, con colorazione cangiante a seconda dell’angolo di incidenza della luce riflessa. “In questo modo siamo in grado di ottenere tutti i colori dello spettro”.

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Neòl 2015, per la seconda volta, il niobio viennese è diventato bicolore (source: archive)


Il niobio è un metallo refrattario (numero atomico 41), ovvero con un punto di fusione superiore a quello del platino (1772 gradi centigradi): questo conferisce al columbio, così come veniva chiamato questo elemento dagli inglesi al momento della sua scoperta avvenuta nel 1801 da parte Charles Hatchett, un basso coefficiente di dilatazione termica. Caratteristica questa che, insieme a renderlo molto simile al tantalio (metallo dal quale il niobio si rese “indipendente” nel 1846 grazie alla ricerca di Heinrich Rose e Jean Charles Galissard de Marignac che gli attribuirono il nome attuale, riconosciuto internazionalmente solo nel 1950), ne fa un metallo particolarmente apprezzato in ambito tecnologico. Un legame tra tantalio e niobio, a lungo ritenuti il medesimo elemento, che si ritrova anche nella denominazione dei due metalli: nella mitologia greca Niobe, infatti, era la figlia di Tantalo. A rendere ancora più preziosa la lavorazione del niobio è la sua fragilità all’idrogeno che obbliga a trattamenti termici in condizioni di vuoto spinto.

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Anche il Canada ha adottato il niobio per impreziosire le proprie commemorative (source: archive)


Superconduttore con temperatura critica superiore a tutti gli altri superconduttori elementari (9,25° K, ovvero 263,9° C), il niobio è metallo utilizzato nella produzione di gioielli ma, in ambito tecnologico, anche nel progetto “Gravity probe B” della Nasa, progetto che misurò per la prima volta gli effetti previsti dalla teoria della relatività generale di Einstein per la Terra. Insomma, la destinazione voluta dalla Münze Österreich per una fortunata serie dedicata a tecnica e tecnologie è più che appropriata.

004E’ dedicata ad un esemplare di fauna canadese questa 5 dollari emessa nel 2014 (source: archive)


Di recente, il niobio in numismatica si è arricchito di una innovativa versione bicolore. La doppia colorazione del tondello interno, introdotta ancora una volta in via prioritaria dalla zecca di Vienna, è stata ottenuta esattamente allo stesso modo. “E’ sufficiente ripetere il procedimento di ossidazione due volte”, spiegano ancora dalla Münze Österreich. Se il segreto industriale resta comunque tale, qualche altra cosa trapela dalle stanze della fabbrica di sogni numismatici contemporanei austriaci. “Il lavoro tra incisori e tecnici è strettissimo, perché più che in altre monete monometalliche è fondamentale adattare i bozzetti ed il design al punzone di stampa”. Quello che si ottiene di fatto è una ossidazione localizzata con elevato livello di precisione: una volta pronto il tondello grezzo si passa alla coniazione vera e propria. Ciò che si produce a Vienna è insomma qualcosa che va oltre la numismatica e, per molti versi, entra nel campo dei gioielli tecnologici.