EDITORIALE: L’ECUADOR E LA MONETA ELETTRONICA STATALE

documents-button(di Roberto Ganganelli) | Sempre più spesso, nei media italiani e internazionali, si parla di valute complementari, denaro virtuale e Bitcoin ossia di tutte quelle forme di denaro, dotate o meno di un supporto fisico (metallico/cartaceo) che negli ultimi anni si stanno affiancano alle valute tradizionali sostituendo progressivamente il contante. Si parla molto, al tempo stesso, della direzione presa da vari paesi che si stanno orientando verso una società “cashless” e anche le normative sui limiti d’uso delle banconote e delle monete  – sempre più restrittive, in Italia ma non solo – e la progressiva riduzione nella stampa di “nuovo” denaro (vedi i piani 2015 di produzione della Banca Centrale Europea) lasciano pensare che, in un futuro nemmeno troppo remoto gli spiccioli e la cartamoneta lasceranno posto ad un chip e a sistemi di pagamento/transazione in denaro “senza volto”.

Lasciando da parte le considerazioni collezionistiche e la nostalgia che ogni appassionato proverà nel non maneggiare più monete e banconote – ovviamente, proseguiranno le coniazioni commemorative – c’è un aspetto che, almeno fino ad ora, non tutti sembrano aver valutato in modo adeguato. Dietro monete e banconote, infatti, c’è stata finora sempre e comunque un’autorità emittente e garante (per carità, la storia ci insegna che talvolta essa ha abusato del proprio potere…) e una simile autorità dovrà, giocoforza, garantire anche masse, flussi e operazioni effettuate in moneta virtuale.

In questo ambito l’Ecuador sta portando avanti un progetto (chiamato “Sistema de Dinero Electrónico”, approfondisci qui) gestito direttamente dalla Banca Centrale del paese e che, entro l’anno, abiliterà mezzo milione di cittadini a utilizzare, con tutte le garanzie, la valuta digitale per pagare beni e servizi e scambiarsi denaro. Per legge, dal 2000 le transazioni in Ecuador vengono effettuate in dollari, e anche per facilitare un progressivo sganciamento dell’economia dal biglietto verde, il paese sudamericano (che ha circa 16 milioni di abitanti) sta perfezionando accordi con operatori di telefonia mobile in modo da poter trasferire denaro (virtuale, ma reale e garantito) ad esempio dallo smartphone di un cliente a quello di un tassista. La moneta virtuale, insomma, va verso la direzione della centralizzazione e del controllo, all’opposto – cioè – di quanto accaduto finora con sistemi come Bitcoin. E se – e sottolineo, “se” – il futuro sarà senza spiccioli e fruscianti banconote, ed il portafoglio sarà digitale, il concetto base di autorità emittente non potrà mai venir meno.