1946-1950: TRADIZIONE E MITOLOGIA NELLA PRIMA SERIE DELLA LIRA REPUBBLICANA

5 lire (Uva, mm 26,70, g 2,50) | Per uno di quegli strani casi di cui la numismatica è costellata, la prima 5 lire repubblicana vede al dritto un profilo della Libertà che, con la mano destra, sorregge una fiaccola accesa; un profilo che, tuttavia, somiglia clamorosamente a quello dell’Italia modellato dieci anni prima, da Giuseppe Romagnoli, per la moneta da 20 centesimi della serie Impero. In quel caso, tuttavia, in primo piano spiccavano un fascio littorio e lo scudo sabaudo. Chissà se – oltre che voler riutilizzare un profilo indubbiamente riuscito e “familiare” agli italiani – l’autore non abbia anche inteso sottolineare come l’Italia fosse in fondo sempre la stessa, sia “ingabbiata” dal regime che “illuminata” dalla democrazia? Sta di fatto che al profilo femminile a destra viene abbinato, in questo caso, un altro simbolo dell’agricoltura e della cultura mediterranee, un grappolo d’uva. Già presente ad esempio su splendide monete di Naxos, la prima colonia greca di Sicilia. La 5 lire viene coniata nel 1946 in 81 mila pezzi, in 16.500 nel 1947 e quindi in 25,125 milioni di esemplari nel 1948, 71,1 milioni nel 1949 e ben 114,790 milioni nel 1950.005

10 lire (Ulivo, mm 29,00, g 3,00) | Completa la prima, fondamentale serie di monete a nome della Repubblica Italiana un altro piccolo capolavoro, la 10 lire sul cui dritto – diviso a metà da una ideale diagonale discendente – un armonioso pegaso si alza in volo sormontando il nome REPUBBLICA ITALIANA posto in esergo, su due righe. Perché Pegaso, che pur non appare su alcuna moneta classica di area italiana e che, per contro, è invece presente sugli stateri di Corinto e sulle loro innumerevoli imitazioni? Forse perché – ma questa è solo l’opinione di chi scrive – Romagnoli volle rifarsi alla mitologia classica ricordando come il più famoso dei cavalli alati, libero dai limiti della terra e capace di salire in cielo, sarebbe nato dal terreno cosparso dal sangue di Medusa (il male) quando questa fu uccisa da Perseo (l’eroe positivo). Al rovescio l’ennesimo simbolo della natura e dell’agricoltura italiane (e non solo), ed anche il più universale tra i simboli di quella pace così duramente riconquistata e che, nel paese, si vuol comunicare come un valore imprescindibile: un ramo d’ulivo coi suoi frutti. Centouno mila monete da 10 lire vengono prodotte dalla Zecca di Roma nel 1946, 12 mila nel 1947 mentre negli anni seguenti (1948, 1949 e 1950) i contingenti saranno più elevati, pari rispettivamente a 14,4, 49,5 e 53,311 milioni di monete.006