UN PICCOLO MISTERO SVELATO:
ROOSEVELT, ROCKWELL
E “LE QUATTRO LIBERTÀ” DELLE AM-LIRE

(di Roberto Ganganelli) | Quanti studiano o collezionano cartamoneta italiana, oppure biglietti d’occupazione della II Guerra Mondiale più in generale, avranno notato come sulle Am-lire siano stampigliate quattro frasi che hanno come soggetto il valore più grande e, in quegli anni, più agognato dai popoli di mezzo mondo: la libertà. “Freedom of speech”, “Freedom of religion”, “Freedom from fear” e “Freedom from want” si legge, infatti, sulle sottostampe di tutti i tagli delle banconote da una a mille lire. 

001Libertà di parola, libertà di religione, libertà dalla paura e libertà dal bisogno: semplici ed efficaci “slogan di propaganda” studiati da qualche esperto di comunicazione e guerra psicologica? All’apparenza, potrebbe sembrare proprio così e molti testi che si sono occupati, anche ad alto livello, di questi biglietti non fanno alcun cenno all’origine effettiva di queste parole, compreso “World War II Remembered: a History in Your Hands” di Fred Shwan e Joe Boling, la “bibbia” del settore pubblicata nel 1995.

Le stesse parole, nello stesso ordine, fanno tuttavia parte della storia, non solo americana, del XX secolo. Le pronunciò infatti il presidente degli Stati Uniti Harry S. Truman aprendo, il 23 ottobre 1946, la sessione plenaria delle Nazioni Unite: “I submit that these [peace, Nda] settlementes, and our search for everlasting peace, rest upon the four essential freedoms. These are freedom of speech, freedom of religion, freedom want, freedom form fear”.

002Non si pensi, tuttavia, che il presidente Truman abbia “copiato” gli slogan dalle Am-lire, perché la citazione all’ONU, come pure le “quattro libertà” stampate sui biglietti di occupazione usati in Italia, hanno un’origine ancora più antica e più nobile. E’ infatti noto come “Four Freedoms Speech” il discorso sullo stato dell’Unione pronunciato dal presidente Franklin Delano Roosevelt di fronte al Congresso degli Stati Uniti il 6 gennaio del 1941, meno di un anno prima che il paese fosse costretto ad entrare nella II Guerra Mondiale a seguito dell’attacco giapponese a Pearl Harbor.  

Due anni e mezzo dopo, quelle stesse frasi inneggianti ad una pacifica libertà sarebbero finite sui biglietti destinati alle campagne di liberazione in Europa ma, questo, non tanto grazie alla buona memoria di chi predispose i progetti grafici delle banconote, quanto per merito di un altro illustre personaggio del ‘900 americano, il pittore e illustratore Norman Rockwell (1894-1978). Questi, infatti, ispirandosi al discorso di Roosevelt, nel 1942 dedicò ben sei mesi di lavoro per realizzare quattro dipinti ad olio che incarnassero e comunicassero il senso profondo delle “quattro libertà”. Le opere, di rara bellezza e suggestione, furono usate poi sia come manifesti di propaganda per i bond di guerra americani che vendute, assieme ad altrettanti saggi firmati da celebri scrittori, dal periodico “The Saturday Evening Post” che, famosissimo all’epoca, ricevette oltre 25 mila richieste di acquisto di riproduzioni delle opere di Rockwell.

003Tale fu il successo che i quadri originali furono addirittura portati in “tour” per le sedici maggiori città americane come “testimonial” del prestito di guerra, in un programma di raccolta fondi che venne chiamato “The Four Freedoms War Bond Show” e che portò alla sottoscrizione di oltre 130 milioni di obbligazioni belliche. Fu così che le “quattro libertà” assunsero una notorietà tale, veri e propri slogan-icona contro le dittature, da essere scelte per campeggiare sulle Am-lire e, in omaggio a quel presidente Roosevelt che, da abilissimo oratore, era riuscito a condensare in poche parole grandi significati, e anche a quel Norman Rockwell che gli stessi concetti era riuscito a comunicare, in immagini, a decine di milioni di persone.