(di Eleonora Giampiccolo | dal “GdN” n. 9 di settembre 2012, pp. 45-48) | Il 6 gennaio 1560 saliva al soglio pontificio Pio IV (fig. 1), al secolo Giovan Angelo de’ Medici, milanese e proveniente da una famiglia di umile condizione, sena parentela alcuna con la potente famiglia fiorentina, ma che successivamente si arricchì grazie all’attività e al matrimonio del fratello maggiore, Gian Giacomo detto il Medeghino, che da conte di Musso coniò moneta in questa zecca e che aveva sposato una cognata del cardinale Farnese. Sin dai primi giorni del suo pontificato, Pio IV si mostrò completamente diverso dal suo predecessore, l’intransigente Paolo IV, muovendosi addirittura in direzione opposta, riprendendo le relazioni con l’imperatore Ferdinando I e il re di Spagna Filippo II, ridimensionando i campi di competenza del Tribunale dell’Inquisizione e concludendo i lavori del Concilio di Trento. Aveva rimproverato il nepotismo del suo predecessore, ma egli stesso si adoperò con ogni mezzo per agevolare i nipoti, suscitando il malcontento della popolazione. Se da un lato non badò a spese assicurando lusso e fasto ai parenti e alla sua corte, dall’altro abbellì Roma finanziando diverse opere pubbliche: Michelangelo trasformò le Terme di Diocleziano nella Basilica di santa Maria degli Angeli, aprì tra le mura una nuova porta che prese il nome di Porta Pia; il pontefice fece costruire il quartiere Borgo Pio e Villa Pia. Negli ultimi mesi della sua vita riconquistò la simpatia del popolo, grazie alle sue elargizioni ai bisognosi. Sostenitore della restaurazione cattolica, fu coadiuvato dal nipote Carlo Borromeo, il grande santo della diocesi milanese, che fu accanto a lui fino alla morte, avvenuta il 9 dicembre 1565.
Fig. 1 | Ritratto di papa Pio IV Medici opera di Bartolomeo Passarotti e stemma di Papa Pio IV in stucchi policromi
La monete coniate sotto Pio IV non suscitano particolare interesse dal punto di vista iconografico, data la monotonia dei tipi utilizzati: per esempio, il ritratto del pontefice compare raramente e solo fuori Roma, a Bologna e Avignone. Le zecche che emettono monete sono: Roma, Ancona, Fano, Macerata, Bologna e Avignone.
Sembra che la zecca di Roma non abbia emesso monete d’oro, ma solo testoni, giuli e grossi: i primi, senza data e contrassegnati dallo zecchiere Girolamo Ceuli, recano, al rovescio, il tipo di San Pietro nimbato, seduto e benedicente, con chiavi nella sinistra e le legende S PETRVS APOSTOLVS intorno e ROMA all’esergo, mentre al dritto sfoggiano una grande varietà di stemmi, pur mantenendo la legenda PIVS IIII PONT MAX (ora da sinistra in basso a destra, ora da destra in alto a sinistra). La prima variante (fig. 2) è caratterizzata dallo stemma ovale di Pio IV con cornice ornata di cimasa e conchiglia, sormontato da chiavi decussate a doppio cordone e da tiara. La seconda variante si differenzia per lo stemma ovale con cimasa adorna di palmetta, sormontato da chiavi decussate a doppio cordone e tiara. La terza presenta il grande stemma ovale del pontefice con contorno liscio e piccola cimasa, sormontato da chiavi decussate a doppio cordone e da tiara. La quarta raffigura lo stemma del pontefice a targa poligonale con varie volute e sopra una palmetta, sormontato da chiavi decussate a doppio cordone e tiara.
Fig. 2 | Zecca di Roma, testone di Pio IV, variante I; Ag, g 9,40, mm 31
L’unica serie di testoni diversa è quella che presenta, al dritto, lo stemma ovale con cornice a cimasa e una conchiglia sopra, sormontato da chiavi decussate a doppio cordone e da tiara e, al rovescio, Cristo di faccia su una base, che parla ai dottori disposti a gruppi di tre ai suoi lati e con legenda TV AVTEM IDEM IPSE ES (fig. 3). I giuli presentano uno stesso rovescio, cioè san Pietro di faccia con chiavi nella destra e libro nella sinistra con la legenda SANT PETRVS ALMA ROMA, ma anche S PETRVS ALMA ROMA, e almeno dieci varianti nello stemma del dritto e un’unica legenda PIVS IIII PONT MAX. La prima presenta lo stemma ovale con cornice a cimasa e sopra una conchiglia, sormontato da chiavi decussate a doppio cordone e tiara (fig. 4); la seconda raffigura lo stemma ovale con cornice semplice ornata con una piccola maschera posta in alto, sormontato da chiavi decussate a doppio cordone e tiara. La terza variante si differenzia per la raffigurazione di uno stemma ovale con cornice lineare e piccola cimasa a traforo sopra. La quarta variante è caratterizzata dallo stemma ovale con cornice ad intagli, adorna di un piccolo cerchio in alto. La quinta presenta uno stemma più grande rispetto a quello della variante precedente e leggermente diverso nella cimasa e nella cornice, ma pur sempre con il piccolo cerchio. Lo stemma che caratterizza la sesta variante risulta simile per forma alla quinta, ma con un puntino al posto del cerchietto sopra. Nella settima compare uno stemma ovale con cornice a volute e cimasa con palmetta. L’ottava variante risulta simile alla settima, ma senza palmetta. La nona variante presenta uno stemma a targa poligonale, con cornice a volute e sopra una palmetta, sormontato da chiavi decussate a doppio cordone e da tiara. La decima variante presenta uno stemma molto simile al precedente, ma con le volute disposte in maniera diversa.
Figg. 3-4 | Zecca di Roma, testone di Pio IV; Ag, g 8,34, mm 30 | Zecca di Roma, giulio di Pio IV, variante I; Ag, g 3,12, mm 28,5
Una prima serie di grossi della zecca di Roma presenta, al dritto, lo stemma con cornice a cimasa, volute e palmette, sormontato da chiavi decussate a doppio cordone e da tiara con legenda PIVS IIII PONT MAX che corre intorno e, al rovescio, la figura nimbata di san Paolo di faccia con spada eretta nella destra e libro chiuso e stretto al petto nella sinistra e legenda S PAVLVS ALMA ROMA. Una seconda serie, invece, presenta lo stemma ovale con cornice e cimasa con fuso, sormontato da chiavi decussate a doppio cordone e da tiara con legenda PIVS IIII PONT MAX e si associa a due rovesci: l’uno, con la figura di san Paolo già descritta nella serie precedente, l’altro con san Pietro di faccia con chiavi nella destra lungo il fianco e libro chiuso e stretto al petto nella sinistra e legenda S PETRVS ALMA ROMA. Una terza serie presenta, al dritto, lo stemma ovale con cornice e cimasa con fuso, sormontato da chiavi decussate a doppio cordone e da tiara con legenda uguale ai precedenti dritti e, al rovescio, la mezza figura nimbata di san Pietro con piviale e fibbia ovale con chiavi oblique nella destra che scende lungo il fianco e libro chiuso nella sinistra, stretto al petto e legenda S PETRVS ALMA ROMA. Esiste una quarta e ultima serie caratterizzata, al dritto, dallo stemma del pontefice e legenda PIVS IIII PONT MAX e, al rovescio, dalle figure affrontate di san Pietro e di san Paolo e legenda S PETRVS S PAVLVS intorno e ROMA in esergo.
La zecca di Ancona emette testoni e giuli caratterizzati, al rovescio, dalla la figura di san Pietro, seduto, nimbato e benedicente con piviale chiuso da razionale ovale e chiavi oblique nella sinistra e legende S PETRVS APOSTOLVS intorno, ANCO all’esergo e 1563 nel campo ai lati, e, al dritto, da stemmi variabili e un’unica legenda PIVS IIII PONT MAX intorno. La prima variante presenta lo stemma ovale con cornice adorna di due maschere ai lati e cimasa con cerchietto, sormontato da chiavi decussate con cordone e fiocco e da tiara. Una seconda variante raffigura lo stemma simile al precedente, sormontato da chiavi decussate con doppio cordone e tiara, mentre, al rovescio, san Pietro indossa il triregno. La terza presenta uno stemma ovale con ornati a traforo e cimasa, chiavi con doppio cordone e tiara. La quarta si differenzia dalle precedenti per lo stemma ovale con cornice adorna di due maschere e cimasa con cerchietto, sormontato da chiavi decussate senza cordone e da tiara e, al rovescio, per la figura di san Pietro seduto di faccia, benedicente con chiavi nella sinistra e le legende S PETRVS APOSTOLVS intorno e ANCONA all’esergo.
Fig. 5 | Zecca di Ancona, giulio di Pio IV; Ag, g 2,80, mm 26
I giuli sono caratterizzati, al dritto, dallo stemma del pontefice con cornice adorna di due maschere ai lati e cimasa con cerchietto, sormontato da chiavi decussate a doppio cordone e tiara e legenda PIVS IIII PONT MAX e, al rovescio, la figura con nimbo di san Pietro che tiene le chiavi erette nella destra e, nella sinistra, il libro verso cui abbassa lo sguardo e legenda S PETRVS ANCONA. A volte, si trova un punto al posto del cerchietto sopra la cimasa (fig. 5), oppure lo stemma appare più piccolo rispetto al precedente, con cornice a trafori e volute a cartoccio. La zecca di Fano emette quattrini di mistura che presentano, al dritto, lo stemma ovale con cornice ad intagli, sormontato da chiavi decussate e tiara e legenda PIVS PP IIII e, al rovescio, la figura di san Paterniano, patrono della cittadina, con pastorale nella destra e mitria nella sinistra e legenda S PATERN FANVM.
La Zecca di Macerata emette testoni e giuli; i primi presentano lo stemma con cornice a volute e cerchietto, sormontato da chiavi decussate con cordone e fiocco e da tiara con legenda PIVS IIII PONT MAX e, al rovescio, la figura seduta e nimbata di san Pietro benedicente con chiavi nella sinistra e le legende S PETRVS APOSTOLVS intorno e MACER in esergo. I secondi hanno lo stemma con cornice a volute e trafori e punto sopra, sormontato da chiavi decussate a doppio cordone e da tiara e legenda PIVS IIII PONT MAX e, al rovescio, la figura nimbata di san Pietro con chiavi nella destra e, nella sinistra, il libro su cui volge lo sguardo; ai lati, in basso a sinistra, lo stemma del Cardinale Cristoforo Madrucci, legato per le Marche, e, a destra, quello della città e legenda S PETRVS MACER.
Figg. 6-7 | In questa medaglia (Ae, mm 51) coniata nel XVIII secolo da conii originali di Giovanni Antonio de’ Rossi (D/) e Girolamo Faccioli (R/) appaiono il busto a destra con piviale decorato di Pio IV e il prospetto della Fontana vecchia di Bologna (Pat. 1951). Ae, mm 34. La fontana, collocata sul lato nord del Palazzo Comunale in Via Ugo Bassi, fu realizzata nel 1565 da Andrea della Porta | Porta Pia a Roma, edificata durante il pontificato del Medici
Bologna emette scudi d’oro, di cui alcuni presentano, al dritto, lo stemma del pontefice a cuore gigliato, sormontato da chiavi decussate con cordone e fiocco e da tiara e legenda PIVS IIII PONT MAX e, al rovescio, una grande croce gigliata; in basso, a sinistra lo stemma del cardinale Carlo Borromeo inquartato con lo stemma Medici e, a destra, lo stemma della città e la legenda BONONIA DOCET. Alcuni scudi presentano, invece, lo stemma ovale di monsignor Pierdonato Cesi, vescovo di Narni.
La zecca emette anche quelle monete d’argento dal peso di g 9,90 che il Serafini nel suo volume “Le monete e le bolle plumbee pontificie del Medagliere Vaticano” chiama testoni; il Muntoni, invece, in base ad un documento del 18 agosto 1567, le ridenomina come lire da 20 bolognini o doppi bianchi. Queste monete d’argento presentano lo stemma ovale del pontefice con cornice a trafori con una piccola maschera sopra, sormontato da chiavi decussate con cordone e fiocco e tiara e legenda PIVS IIII PONT MAX e, al rovescio, la figura nimbata di S. Petronio seduto con abiti pontificali, con la città nella destra e pastorale nella sinistra e legenda S P BONONIA DOCET (fig. 8).
Figg. 8-9 | Zecca di Bologna, doppio bianco di Pio IV; Ag, r 9,90, mm 32 | Zecca di Bologna, bianco di Pio IV; Ag, g 4,95, mm 29
La zecca di Bologna emette anche bianchi, che recano il busto del pontefice con piviale ornato, chiuso da razionale con la testa del Salvatore e legenda PIVS IIII PONT MAX e, al rovescio, un leone rampante con lo sguardo frontale che regge un vessillo crucigero tra le zampe anteriori e legenda BONONIA MATER STVDIORVM (fig. 9). I carlini di Bologna sono caratterizzati dallo stemma ovale del pontefice con cornice semplice e sopra cimasa con rettangolo a traforo, sormontato da chiavi decussate con cordone e fiocco e tiara e legenda PIVS IIII PONT MAX e, al rovescio, la mezza figura del santo patrono, nimbato e mitrato, con la città nella destra e pastorale nella sinistra e legenda S PETRONIVS DE BONONIA; sotto il tipo, lo stemma inquartato della città di Bologna.
Fig. 10 | Zecca di Avignone, scudo di Pio IV; Au, g 3,25 mm 25
La zecca di Avignone emette scudi d’oro, testoni e carlini. Alcuni scudi presentano, al dritto, lo stemma ovale del pontefice, con armetta semiovale di Fabrizio Serbelloni, generale delle armi, nel giro verticale, la legenda PIVS IIII PON OP MAX 1562 e, al rovescio, lo stemma ovale del cardinale Alessandro Farnese, sormontato da croce e cappello con fiocchi; nel giro verticale a sinistra, lo stemma semiovale di monsignor Lorenzo de’ Lenzi, vescovo di Fermo, vicelegato, sormontato da croce e mitria e le legenda ALEX FAR CAR ET AVENION LEGATVS intorno. Altri scudi presentano al dritto lo stemma ovale in cornice del pontefice e la legenda PIVS IIII PONTIFEX OPTIM MAX e, al rovescio, lo stemma cardinalizio De Bourbon e legenda CARO CAR D BOVRBON LEGAT AVENIO (fig. 10). I testoni di Avignone raffigurano, al dritto, lo stemma del pontefice ad intagli e volute con chiavi decussate a doppio cordone e a tiara; sotto un bucranio entro piccolo scudo; nel campo a sinistra un’armetta semiovale del cardinale Alessandro Farnese, sotto, lo stemma del vicelegato de’ Lenzi e legenda PIVS PAPA IIII AVENI e, al rovescio, il busto del pontefice con piviale adorno di greca e razionale ovale e legenda GLORIA IN EXCELSIS DEO. I carlini di questa zecca, invece, recano, al dritto, il pontefice seduto di faccia benedicente, con tiara in abiti pontificali, lunga croce con doppia traversa nella sinistra e legenda PIVS P P QVARTVS e, al rovescio, una grande croce e negli angoli quattro paia di chiavette decussate e legenda ALEX FAE C LEGA AVE. Un’altra serie di carlini presenta lo stesso dritto, lo stesso tipo del rovescio, ma la legenda del rovescio è CARO C DE B ORBO N L A. Pio IV morì il 9 novembre del 1565, e il suo corpo venne sepolto nella Basilica di santa Maria degli Angeli a Roma.