PAROLE E MONETE: UN MISTERIOSO MOTTO
SULLE MONETE DI MIRANDOLA

(di Roberto Ganganelli) | “Il linguaggio delle monete”, insuperabile opera di Mario Traina – ci porta questa volata ad approfondire un motto latino – OMNINO – che compare su numerose emissioni della zecca di Mirandola sotto la signoria di Gianfrancesco Pico (1469-1533, signore dal 1599). Per l’esattezza, la parola compare su: 3 zecchini (dritto, 3 ducati per Bellesia), testone 1° tipo (D/ al conio dei 3 zecchini “CNI” n. 37, lira per Bellesia n. 4a), testone 2° tipo (“CNI” n. 38, mezzo quarto per Bellesia n. 7a), testone 3° tipo (“CNI” n. 39, mezza lira per Bellesia n. 6a), paolo 1° tipo (“CNI” n. 42, mezza lira per Bellesia n. 1), paolo 2° tipo (“CNI” n. 44, mezzo quarto per Bellesia n. 6c), quattrino 1° tipo (“CNI” nn. 52|53 che tralascia di riportare le lettere K|BA, bagattino per Bellesia nn. 12a|12d), quattrino 2° tipo (“CNI” nn. 54|56, bagattino per Bellesia n. 28a|28b), quattrino 3° tipo (“CNI” n. 57 che tralascia di riportare le lettere K|BA, sesino per Bellesia nn. 8a |8b).

Al D/ libro con OM|NIN|O, vedi, scritto sulla pagina esterna con ai lati C|I|A, il lembo sul lato destro rialzato con B|K|A sulla pagina interna, intorno IO FR PICVS MIRANDVLAE DCOC (IOANNES FRANCISCVS PICVS MIRANDVLAE DOMINVS CONCORDIAE COMES), al R/ l’Ascensione e ILLVC, vedi, all’esergo (3 zecchini e testone 1° tipo al conio dei 3 zecchini), come i precedenti ma K|BA sulla pagina interna e al D/ MIRANDVLAE DOMINVS C C su 5 righe con sopra aquiletta (testone 2° tipo), ma B|KA e al D/ IO FRANCISCVS PICVS e testa a sinistra (testone 3° tipo), contorno a fogliette, al D/ stemma sormontato da aquila bicipite e intorno IO FR PICVS MIRANDVLAE D CON C (paolo 1° tipo), sul libro OM|NIN|O e B|KA sulla pagina interna, sotto il lembo rialzato sul lato sinistro (paolo 2° tipo), libro su cui OM|NIN|O e le lettere K|BA sotto il lembo alzato sul lato destro, al D/ IO FR PICVS MIRANDVLAE D e testa a destra (quattrino 1° tipo), OM|NIN|O in centro su 3 righe in ghirlanda, al D/ IO FR PI D CO C e testa a sinistra (quattrino 2° tipo), idem ma al D/ MIRANDVLA su 3 righe (quattrino 3° tipo).

Il quasi unico mezzo testone di Ginafrancesco Pico con al rovescio il motto OMNINO e le lettere B|KA (source: NAC Numismatica Ars Classica)


Bellesia (1995, La Zecca dei Pico, p. 68, n. 5), riporta una lira inedita al “CNI” uguale al conio dei mezzi quarti n. 6 ma variata per il peso, maggiorato di 2 grammi (g. 32 invece di 4,35) ed un mezzo quarto n. 6|b (testone per il “CNI”) riportato anche da Ravegnani Morosini (1984, III, p. 53 n. 9) simile per conio ai mezzi quarti n. 6|a ma variato per la presenza al D/ del cerchio perlinato intorno alla testa, per lo stile più raffinato e per il numerale II in fine legenda. Ravegnani Morosini (p. 53, n. 10) riporta, non descrivendolo in modo fedele, un testone mancante nel “CNI”: viene tralasciata nel testo l’indicazione del numerale II al D/ contrariamente a quanto testimonia la foto, mentre il R/ viene fotografato in modo speculare. La moneta viene ripresa da Varesi (1998, p. 107, n. 480), sempre come inedita, e indicata come mezzo testone. Ravegnani Morosini (si veda il n. 13 a p. 54), notando come la moneta sia “del tutto simile al paolo “CNI” n. 44, solo maggiorata di peso (g. 4,01)”, ipotizza un errore da parte dei compilatori del “CNI”: la moneta sarebbe il paolo descritto dal “CNI” al n. 44.

La catalogazione di queste monete si presta a diversi equivoci per la descrizione ed i riferimenti non sempre corretti, per la denominazione delle monete, per l’indicazione e l’esatta posizione delle lettere B|KA o K|BA che appaiono sul lembo esterno in basso di quello che viene indicato come un “libro” e che tale è solo se si considera, come ipotizza Bellesia (op. cit., p. 70), un errore la posizione delle tre lettere impresse sul lato sinistro dietro l’angolo ripiegato del foglio precedente. Se invece non si trattasse di un errore, si dovrebbe parlare di fogli sovrapposti e non più di un libro. Le lettere B|KA appaiono quasi sempre a destra, a sinistra nel testone 2° tipo “CNI” n. 38 e nei quattrini 1° tipo, “CNI” nn. 52|53, 57.

Altro elemento di confusione e di contraddizione è la posizione delle tre lettere, indicate ora a destra e ora a sinistra, a secondo che si consideri il lato del libro o la ripiegatura del lembo. La stessa confusione si riscontra nella denominazione delle monete: il “CNI” riporta: 3 zecchini, Bellesia e Varesi 3 ducati; il testone “CNI” n. 37 è una lira per Bellesia e Varesi; il testone “CNI” n. 38 è tale per Ravegnani Morosini e Varesi, ma è un mezzo quarto per Bellesia; il testone “CNI” n. 39 è un mezzo quarto per Bellesia, un testone per Ravegnani Morosini, un mezzo testone per Varesi; il paolo “CNI” n. 42 è una mezza lira per Bellesia, un mezzo testone per Varesi; il paolo “CNI” n. 44 è un mezzo quarto per Bellesia, un paolo per Ravegnani Morosini, un mezzo testone per Varesi; il quattrino “CNI” n. 57 è un sesino per Bellesia, un quattrino per Varesi; il quattrino “CNI” nn. 54|56 è un bagattino per Bellesia e Varesi.

Quattrino o bagattino in rame per Mirandola con legenda OMNINO al rovescio, entro ghirlanda (source: NAC Numismatica Ars Classica)


Il “CNI” riporta sempre le lettere B|KA, fatte due eccezioni: il testone n. 38 (K|BA) e il quattrino n. 57 (K|AB). Bellesia concorda con il “CNI” per il testone n. 38, da lui indicato come un mezzo quarto, mentre riporta K|BA per il quattrino n. 57 (indicato come un sesino) e per i quattrini nn. 52|53 per i quali il “CNI” non riporta alcuna lettera.

Diverse le interpretazioni di OMNINO: letteralmente, “Del tutto” o “Totalmente”, in riferimento alla vasta e poliedrica opera letteraria e di erudizione prodotta dal celebre filosofo Giovanni Pico della Mirandola, simboleggiata nel libro, alla universalità dei suoi interessi e alla sua brama di sapere, come starebbe ad indicare la stessa impronta su altre monete; Cappi (1995, p. 43) ipotizza che la coniazione delle monete con OMNINO abbia avuto un intento celebrativo, per ricordare l’edizione delle prime due opere di Giovan Francesco stampate a Mirandola nel 1519 e 1520: “De veris calamitatum causis nostrorum temporum e Examen vanitatis doctrinae gentium”; OMNINO inteso come l’insieme di varie lettere e monogrammi, per esempio: “Ob Memoriam Nominis Iohannis Nepos Obtundit”, “Il nipote ha battuto alla memoria del nome di Giovanni” (Gianfrancesco era nipote di Giovanni Pico); OMNINO come inizio della famosa frase di Cicerone (“Dei doveri”, 1, 66): “Omnino animus fortis et magnus duabus rebus maxime cernitur …” (“L’animo forte e grande si riconosce soprattutto da due cose”).

Oscure risultano le lettere ai lati del libro e quelle della pagina interna. Una interpretazione plausibile delle lettere B K A è stata offerta da Bellesia (op. cit., pp. 62-63): leggendole dal basso verso l’alto – KAB – si ottengono le prime tre lettere della parola ebraica “cabala”, che indica il sapere tramandato: i misteri divini sarebbero stati rivelati da un gruppo di angeli agli uomini; la Cabala quindi come chiave per penetrare i misteri divini e leggere l’Antico Testamento (il libro rappresentato sarebbe la Bibbia). Le lettere CIA, sempre secondo Bellesia, potrebbero stare per CONCEPIT IOANNES AVVS, a indicare l’avo di Gianfrancesco, Giovanni Pico, e la sua interpretazione cabalistica della Bibbia. Donati (1916, O, n. 2a) indica erroneamente anche Galeotto Pico.