PAROLE E MONETE: “FERETRIA”

(di Roberto Ganganelli) | FERETRIA è il nome, misterioso anche per parte dei collezionisti numismatici, che si trova impresso su alcune monete coniate a nome di Francesco Maria II Della Rovere (1549-1631), duca di Urbino, duca di Sora e signore di Pesaro, Senigallia, Fossombrone e Gubbio. Per quanto riguarda le monete della zecca umbra, FERETRIA appare sui testoni “di stampo largo o stretto” – ci ricorda Mario Traina ne “Il linguaggio delle monete”, per Pesaro sui testoni mentre per la capitale del Ducato, Urbino, lo stesso nome si legge su rarissime monete da quattro e da uno scudo in oro, nonché – ancora una volta – sui testoni in argento.

Nelle coniazioni eugubine, FERETRIA è abbinato all’albero di rovere e alla veduta della città, il nome in alto, al D/ busto a destra o a sinistra. All’esergo, EVGVBII o EVGVBI; simile impianto per i testoni pesaresi con in alto il nome, nel campo grande albero di rovere e panorama della città, all’esergo PISAVRI, al D/ busto a sinistra o a destra e anche per le monete urbinati con albero di rovere e veduta della città, nei 4 scudi il nome all’esergo, negli scudi in alto a semicerchio, nei testoni all’esergo o in alto.

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Rarissima quadrupla per Urbino con legenda FERETRIA (source: Numismatica Ars Classica)


FERETRIA deriva da “Mons Feretri” (oggi San Leo), località che ha dato il nome all’incantevole regione marchigiana del Montefeltro e dove si vuole sorgesse un tempio dedicato a Giove Feretrio.  La quercia con l’anima “semper immota” (sempre fermamente salda) o “nvlli cedit” (che non si sottomette ad alcuno) è una delle più antiche imprese dei Montefeltro e simboleggia “animo intrepido e valore invincibile, che se bene da furiosi venti combattuta, non solo si mantiene sempre salda, ma da quelle dispettose violenze viene a rinforzarsi e a radicarsi meglio: così la virtù vera non perde ma acquista tra le avversità ed i contrasti” (Filippo Picinelli, “Mondo simbolico ossia università d’imprese”, Milano 1653, p. 299).