I LINGOTTI DI BAR RAKIB:
LE PRIME MONETE DELLA STORIA?

(di Fiamma Briziarelli) | Negli ultimi dieci anni, in questo mondo frenetico, moltissime cose sono cambiate, iniziando dall’evoluzione e dalla concezione della tecnologia e terminando i nostri giri turbinosi addirittura nel cibo. Ci sono innumerevoli teorie che provano a spiegarci i motivi di tutto ciò, da quelle più strutturate, fino addirittura a quelle olistiche, ma la verità è che, di fatto, contingenze culturali sia avverse che favorevoli, alimentate, come un fuoco, dall’ossigeno dei giochi di potere, sono riuscite a “farci cambiare completamente punto di vista” senza, apparentemente, lasciarci un passato.

Mi domando dunque, come siamo riusciti a dimenticare quel periodo storico, estremamente più esteso, rispetto ad un decennio soltanto, in cui l’Oriente – e poi, in particolare, il mondo musulmano – era in grado di sedurre con la sua cultura, storia e perché no, anche con le sue suggestioni esotiche, studiosi, viaggiatori, letterati e anche semplici curiosi o cercatori di fortuna? Oggi tutto ciò sembra scomparso, anzi oggi i giovani, i giovanissimi ed a volte anche più di qualche adulto mediamente istruito, non ricordano nulla, a rischio di disconoscere o forse, anche peggio, dimenticare una gran parte della storia e delle conoscenze che hanno fatto della nostra cultura ciò che è o forse, perdonatemi, che è stata nei suoi periodi più luminosi.

E’ proprio possibile che i trenta-quarantenni non si pongano neanche un interrogativo sul perché era familiare associare il significato della parola “Mecca” non solo ad un luogo di culto, legato dunque ad una specifica religione (con tutte le sue ipotetiche controversie sociali e culturali), ma ad un posto favoloso ed opulento? Infatti in epoca contemporanea, così come storicamente, l’attenzione per l’Oriente è stata mossa da interessi materiali.

Guardando con occhio attento al passato, troviamo uno dei primi “scontri tra Occidente ed Oriente”, nel tentativo da parte degli studiosi di dare un’ufficiale allocazione geografica alla nascita della moneta. La diatriba ebbe per protagonisti le più antiche monete di elettro ed i lingotti d’argento di Bar Rakib. Mazzarino ipotizzava, per quanto riguarda l’avvento della moneta, la necessità dell’affermazione di novità costituzionali, non tanto un processo puramente tecnico, tant’è che si spinse ad osservare con occhio amichevole una certa somiglianza concettuale appunto tra i lingotti d’argento di Bar Rakib (risalenti all’VIII secolo a.C. e con iscrizioni in aramaico) e le più antiche, ben note e definite come tali, monete di elettro. Come tanti studiosi che ardiscono a cercare spiegazioni concettualmente plausibili se pur non totalmente allineate a quelle della maggioranza dell’“intelighentia”, questa ipotesi fu fortemente osteggiata perché ormai il convincimento era comune: la moneta era il risultato di un lungo processo che si basava sul concetto che il metallo pesato (moneta), fosse nato come intermediario verso il Vicino Oriente.

Di fatto, però, ci fu un acceso dibattito al riguardo, perché sembrava, come pare tuttora inverosimile, che in Oriente non esistesse moneta o qualcosa assimilato ad essa, dal momento che in quell’area geografica era molto sviluppato l’istituto del credito. Lampante è il concetto espresso da Babelon del quale riporto testualmente le parole: “La goccia di metallo prezioso suscettibile di compiere la funzione di moneta, rappresentante senza dubbio un peso determinato e fisso, non era moneta. La moneta, coniata esclusivamente nel nome dell’autorità pubblica di cui portava gli emblemi e che ne garantiva il titolo ed il peso supponeva, se non una civiltà uguale, una convenzione più o meno esplicita, tra colui che la dava e colui che la riceveva. Fra loro gente civile, e non coi barbari, i Greci si servivano di moneta, da cittadino a cittadino, di città in città”.

A questo punto, che dire, forse gli studiosi di metà Ottocento – ed a seguire i contemporanei – riconoscono una dignità diversa alla cultura greca confronto a quella del Vicino Oriente, oppure si è trattato di una questione di effige e quindi di interpretazione del valore, eppure se era – come riportato – “una goccia di metallo prezioso”,  quella generata dai lingotti di Bar Rakib essa aveva sia un valore intrinseco che un valore convenzionale riconosciuto; eppure, anche se le monete di elettro hanno avuto vita relativamente breve fino ad ora, sono state riconosciute come i primi esempi di moneta, ma se è vero che a volte tramite la comprensione dei fatti si può anche riqualificare il passato, ci sarà speranza anche per le “gocce di metallo prezioso” che forse per essere comprese e qualificate con dignità di moneta, avrebbero avuto bisogno di “un sistema di cambio” che evidentemente, anche se ipoteticamente esistente, non era standardizzato e perciò, non riconosciuto.