FRA TRADIZIONE E PROPAGANDA, SEGNI DELLA DEVOZIONE RELIGIOSA DI UN GIOVANE IMPERATORE

Il terreno era già pronto e la rivolta imminente. Nell’anno 218, mentre a Roma il potere era ancora retto dall’usurpatore, le legioni orientali riconobbero come loro legittimo imperatore Eliogabalo, il quale non tardò ad assumere per sé e per i suoi eredi il titolo caratteristico dei Severi, Marco Aurelio Antonino, per legittimare ulteriormente la sua presa di potere. Macrino, accompagnato da suo figlio Diadumeniano, trovandosi in Siria, tentò in tutti i modi di sedare l’insurrezione, ma fu sconfitto definitivamente nei pressi di Antiochia. Nonostante una fuga precipitosa, sia Macrino che suo figlio furono catturati e giustiziati. Iniziò in questo modo, all’insegna della violenza, il principato di un adolescente, il quale, senza attendere la ratifica della nomina imperiale da parte del Senato (evento straordinario che si registrò per la prima volta proprio in questo caso), si fece carico di impegni gravosi che, come vedremo, affronterà sempre a modo suo, con conseguenze che, almeno per lui, si riveleranno piuttosto tristi.

003Aureo della zecca di Roma (R.I.C. 86b) che celebra al R/ Eliogabalo come sacerdote del dio Sole mentre, in veste cerimoniale, fa un’offerta sull’altare. Si noti anche qui la presenza della stella nel campo (source: Roma Numismatic Limited 4, lot 632)


I culti orientali, fin dalle origini dell’epoca repubblicana, furono quasi sempre visti dai ceti più conservatori come una minaccia, a causa del potere attrattivo che essi esercitavano sulle folle e per lo scompiglio che potevano arrecare all’ordine pubblico costituito dall’antica tradizione romana basata sul mos maiorum. Tradizione, questa, che ormai si avviava al declino, in quanto già da tempo, grazie a imprese militari, a comandanti e imperatori, la cittadina sorta sulle sponde del Tevere aveva conosciuto vari culti stranieri, non ultimi quelli misterici. Questi, in particolare, avranno una larga diffusione tra la popolazione poiché promettevano un’esistenza beata dopo la morte, caratteristica che veniva accentuata proprio nei periodi storici più disordinati e perigliosi. Sfortunatamente per il nostro Eliogabalo, il culto del Sole nella forma di El-gabal, introdotto dal nuovo Imperatore in persona, stentava a trovare un punto d’incontro con la tradizione latina. Roma si trovava, dunque, nell’imbarazzante costrizione di dover accettare come capo supremo dello Stato un sacerdote orientale giovanissimo e per giunta “manovrato” dagli interessi politici che spingevano Soemia e Mesa, ormai all’apice del proprio potere. Su queste incomprensioni religiose, e non solo, si basarono le rivolte legionarie che caratterizzarono il primo periodo del regno di Eliogabalo, ma che, infine, furono soffocate senza particolari problemi.

004Denario in argento della zecca di Roma (R.I.C. 131) sul cui R/ viene ribadito in modo esplicito il ruolo del giovane imperatore quale sacerdote del dio El-gabal (source: Gitbud & Naumann 18, lot 697)