ESCLUSIVO: UNO SPECIMEN INEDITO DELLA CASSA VENETA DEI PRESTITI

documents-button(di Roberto Ganganelli) | Chiamatela “ritirata”, “disfatta” o come volete: sta di fatto che Caporetto, nella notte del 24 ottobre del 1917, segnò per l’Italia coinvolta nella Prima Guerra Mondiale uno spartiacque drammatico dal quale, se inizialmente scaturirono il caos sulla linea del fronte ed il panico tra la popolazione di tutto il paese, in seguito avrebbero preso le mosse la controffensiva ed un forte ricompattamento del fronte interno, fino alla vittoria del 4 novembre 1918. In pochi giorni, le truppe degli Imperi Centrali invasero il Veneto e sarebbero state arrestate dal Regio Esercito solo sulla linea dal fiume Piave al Monte Grappa; la sensazione di una vittoria imminente e totale, tuttavia, doveva essere radicata negli alti comandi austro-ungarici se è vero che, già il 13 e 14 dicembre 1917, a Vienna, si era tenuta una riunione per definire nei dettagli tutti gli aspetti dell’amministrazione dei territori italiani occupati, senza trascurare la circolazione monetaria.

001

A tal fine, Austria-Ungheria e Germania costituirono addirittura una banca “ad hoc”, denominata Cassa Veneta dei Prestiti, destinata – a dispetto del nome – solo al pagamento delle spese di occupazione militare. Uno strumento, dunque, da impiegare assieme a “reparti di requisizione” appositamente creati, per supportare la prevista avanzata verso la Lombardia e per sfruttare in modo sistematico i territori già sotto controllo militare. A maggior onta dei vinti, inoltre, il 20 maggio 1918 la Cassa Veneta dei Prestiti aprì i battenti dopo aver requisito la sede della Banca d’Italia di Udine, ed iniziò ad emettere buoni di cassa denominati in lire nei tagli da 5, 10, 50 centesimi e da 1, 2, 10, 20, 100 e 1000 lire. Parità di cambio fissata con la divisa austro-ungarica: 95 corone per 100 lire.002

Con una notificazione del 26 maggio 1918 la valuta austro-ungarica fu dichiarata fuori corso in tutti i territori italiani occupati, con obbligo di conversione in lire “venete”: un’efficace soluzione per diffondere capillarmente una moneta d’occupazione di fatto priva di valore reale (e garantita solo da un’ipotetica vittoria austro-ungarica) e, al tempo stesso, per drenare liquidità dai territori occupati e mettere al riparo la valuta viennese dall’inflazione, pericolo sempre in agguato in tempo di guerra. Dal 20 maggio, inoltre, le requisizioni di materie prime, derrate alimentari e altri beni utili allo sforzo bellico vennero effettuate solo in lire della Cassa infierendo così – ulteriormente – su un’economia già stremata.