EDITORIALE: MONETE ITALIANE
AL FEMMINILE, UN DEBITO MAI PAGATO

(di Roberto Ganganelli) | Buon otto marzo, a tutte le nostre lettrici e a tutte le donne. Una giornata divenuta simbolo, questa, e nella quale si sottolineano e si ricordano – perché c’è sempre bisogno – quei diritti che per troppo tempo sono stati negati alle donne e che tuttora, in troppi casi, non vengono considerati o rispettati a sufficienza. 

Perché – vi chiederete – un editoriale in questo giorno particolare? La risposta è nel titolo, ossia nella constatazione di come, analizzando con attenzione la monetazione italiana, le donne siano sempre state relegate ad un ruolo a dir poco marginale. Non parliamo delle artiste di zecca, per carità, che sono anche più numerose dei colleghi maschi e delle quali andiamo fieri nel mondo, quanto dei soggetti stessi delle monete – circolanti e celebrative – coniate dal 1946 ad oggi.

Lasciamo da parte le personificazioni dell’Italia, di Minerva, le citazioni artistiche dal Rinascimento o le figure simboliche come quelle che hanno incarnato, ad esempio, la maternità sulle 100 lire del 1981. Parliamo piuttosto di donne reali, di quelle grandi italiane – e ce ne sono in quantità – che in tempi recenti o remoti hanno segnato la storia. E invece, ecco che dal ripostiglio della memoria riemergono solo un’anziana Maria Montessori effigiata sulle 200 lire FAO del 1980 e, già ai tempi della moneta unica, l’argenteo conio da 5 euro del 2008 per l’attrice Anna Magnani. Per il resto – salvo vuoti memoria di chi scrive – buio assoluto.

Sia ben chiaro, non stiamo lanciando una battaglia per le quote rosa in numismatica: nel momento in cui – come in altri casi – dovesse essere sancita per decreto, l’emissione di monete per collezionisti “al femminile” diventerebbe una sorta di forzatura, un obbligo in più da rispettare, un vincolo al quale adattarsi, talvolta, con malcelata sopportazione. Ci piacerebbe solo che il Ministero dell’Economia e delle Finanze, la Commissione Tecnico Artistica Monetaria (che pure annovera tra i suoi membri figure femminili qualificate) e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato tenessero in maggior conto l’altra metà del cielo – perdonate il luogo comune – e ci regalassero non solo il ricordo di Donatello o di Benedetto Croce, ma anche quello di Rita Levi Montalcini (nel 2017 saranno cinque anni dalla scomparsa, vogliamo farci un pensierino?) oppure – tanto per fare dei nomi a caso – di Eleonora Duse, di Oriana Fallaci, di Susanna Agnelli. Senza contare che, andando indietro nel tempo, gli esempi, nell’arte come nella cultura, ma anche nell’opera politica e sociale, potrebbero continuare all’infinito.