CONSERVATORISMO E INNOVAZIONE
NELL’INSEGNAMENTO DELLA NUMISMATICA IN ITALIA

(di Giovanni Gorini) | Nota della redazione: sono stati appena pubblicati – a cura di Reinhard Wolters e Martin Ziegert – gli atti della conferenza internazionale “Numismatik Lehren in Europa” che si è tenuta il 14-16 maggio a Vienna in occasione del 50° anniversario dell’instituts für Numismatik und Geldgeschichte der Universität Wien. In occasione dell’importante incontro, il professor Giovanni Gorini ha tenuto una relazione dal titolo originale “Conservatism and Innovation in the Numismatic Teaching in Italy” nella quale vengono delineati sia la storia dell’insegnamento universitario della Numismatica in Italia nel corso del XX secolo che lo stato attuale del settore. Il professor Gorini, che ringraziamo, ci ha messo a disposizione il testo in italiano, che con piacere pubblichiamo.

Premessa | L’insegnamento della Numismatica Antica Greca e Romana ha, come è noto, una lunga tradizione in Italia, tradizione che risale all’età umanistica e coincide con l’interesse stesso per la disciplina e il collezionismo numismatico. In particolare ricordo che l’Università di Padova è stata fondata nel 1222 e in questa città vissero personalità come Francesco Petrarca nel XIV secolo, il medaglista e “imitatore” di monete romane Giovanni Da Cavino nel ‘500, Charles Patin, medico e numismatico nel ‘600, e che proprio a Padova nel 1817/18 si fondò la cattedra di Numismatica ed Antiquaria da cui vennero poi create le attuali cattedre di Archeologia Classica e Numismatica. E’ interessante notare che questa cattedra venne creata a Padova e Pavia dopo quella di Vienna essendo tutte e tre Università dell’Impero austro-ungarico ([1]). Bisogna poi tenere presente che l’Italia è uno stato unitario solo da un secolo e mezzo e quindi, per un quadro più corretto, isognerebbe fare una storia distinta per stati preunitari, ma questo esula dal nostro attuale discorso.

Con l’unificazione della nazione nel 1870 si può iniziare a parlare di una organizzazione universitaria unitaria e tra le materie insegnate nella allora Facoltà di Lettere e Filosofia vi era anche la Numismatica. Il termine si riferiva unicamente a quella classica, infatti di Numismatica Medievale e Moderna si inizia a parlare solo negli anni ‘90 del secolo corso. L’insegnamento verteva soprattutto sugli aspetti artistici delle monete con un ampio discorso sulla tipologia monetale, sulla mitologia e sulla serie dei magistrati monetali romani repubblicani studiati per famiglie e la sequenza cronologica degli imperatori romani di cui si consideravano le diverse tipologie dei rovesci ([2]). Siamo ancora lontani da un interesse per la storia della moneta ed il suo valore economico in chiave moderna, che inizierà tardi nell’università italiana, solo nella seconda metà del XX secolo, e non si è ancora del tutto affermato ([3]).

A sinistra, Francesco Petrarca, considerato uno dei primi numismatici; a destra Charles Patin, eclettico studioso di medicina e monete

Il Novecento | Il secolo che è appena trascorso per quanto riguarda le caratteristiche dell’insegnamento della numismatica si può dividere in due momenti per meglio comprendere il suo sviluppo.

Primo periodo, dall’inizio alla fine degli anni ’60 | In questa fase, se ci basiamo ad esempio sul manuale di Serafino Ricci ([4]) del 1937, l’insegnamento è legato ancora alla metodologia ottocentesca con una prevalenza di erudizione e di studi antiquari, attenti a spiegare prevalentemente le tipologia delle monete o avanzando ipotesi cronologiche basate sullo stile e sul confronto con i prodotti della statuaria coeva. Tale impostazione didattica è una conseguenza della organizzazione degli studi universitari in Italia, che non concedeva un’autonomia alla disciplina, relegandola tra le complementari rispetto alle fondamentali come Storia, Archeologia, Arte, etc., per cui la numismatica è vista come completamento di queste materie sul piano prevalentemente storico-artistico. Inoltre l’insegnamento risente anche dell’influsso del Fascismo, con una retorica esaltazione della romanità, e nello stesso tempo di una hegeliana ricerca dei ‘maestri’ nell’arte delle monete della Sicilia ([5]), ad esempio, o della Magna Grecia ([6]), con una finalità essenzialmente estetizzante. Questa impostazione metodologica di ispirazione crociana riguarda un po’ tutte le università, con le eccezioni di quelle di Padova, da sempre neopositivistica con l’insegnamento di L. Rizzoli (1876-1943) e poi di O. Ulrich Bansa (1897-1987), di Roma con la Cesano (1879-1973) e di Palermo con Ettore Gabrici (1868-1962).

Nella scelta dei docenti di Numismatica si assiste, accanto all’assunzione di studiosi provenienti dai musei e da studi classici, anche ad un fenomeno particolare e cioè alla chiamata come professori universitari di collezionisti divenuti con il tempo studiosi della serie collezionata o del periodo storico di riferimento. Il fenomeno tuttavia è molto circoscritto anche se annovera personalità come Oscar Ulrich Bansa ed Ernesto Bernareggi (1917-1984), entrambi docenti a Padova.

La tendenza prevalente antiquaria ed artistica perdura in Italia anche dopo la fine della seconda guerra mondiale quando in tutti gli insegnamenti di storia e di archeologia avviene un cambiamento di prospettive interpretative e metodologiche che non è immediato, ma è comunque tale da inserirsi in una tendenza generale della ricerca europea, che vede sostituirsi all’egemonia della scuola francese e tedesca un sempre più forte richiamo alla storiografia numismatica anglosassone. In quest’ultima assumono crescente rilievo gli influssi dell’empirismo, che contribuiscono a una trasformazione complessiva dei metodi e dei contenuti delle ricerche. Ne è una conseguenza anche la significativa osmosi tra numismatici del mondo antico e numismatici del Medioevo. Tale situazione viene a mutare nel 1968, se vogliamo usare una data simbolo per tutt’Europa, infatti con quell’anno scompaiono le Libere Docenze ([7]) e nascono le prime tre cattedre di professore ordinario a Roma (Breglia), Napoli (Stazio) e Messina (Consolo Langher). Proprio a Roma L. Breglia (1912-2003) dopo un inizio in senso crociano, si avvia ad un rinnovamento degli studi e della metodologia di insegnamento, che trova conferma nel suo manuale “Numismatica Antica” (1964) ([8]).

Due grandi numismatici italiani del Novecento: a sinistra Secondina Lorenzina Cesano, a destra Oscar Ulrich-Bansa

Questo testo, destinato ad un enorme successo, porta una ventata di rinnovamento nell’insegnamento universitario della Numismatica e dalla sua autrice discende un certo numero di allievi che ne hanno seguito le tracce ([9]), anche se la materia è ancora una volta affrontata per problematiche astratte, all’interno della quali non sempre ambito greco ed ambito romano sono correttamente distinti per periodi storici. In quegli anni ci sono solo tre cattedre di Numismatica e pochi incaricati a Milano, Padova, Roma, Napoli e Catania; il cambiamento avviene con la legge D.M. 11 luglio 1980, n. 382 che immette in ruolo un alto numero di docenti, tra cui diversi di Numismatica, segno di un aumentato interesse per la disciplina.

Secondo periodo (1968-2000) | Tuttavia ancora in questi anni una parte di docenti si ispira alla metodologia estetizzante dell’inizio del secolo, in particolare G. G. Belloni (Genova e Milano, 1919-996) e F. Panvini Rosati (Bologna, Macerata e Roma, 1923-1998) con i loro allievi, alcuni dei quali continuano anche oggi con insegnamenti rivolti principalmente ad aspetti tipologici. Questa attenzione all’iconografia e al significato delle leggende monetali, di lunghissima tradizione negli studi di numismatica, è rimasta sempre vitale negli insegnamenti universitari italiani ma ultimamente ha preso nuovo slancio, rivolgendosi però non tanto ad aspetti meramente artistici, quanto a problematiche di natura semantica ed antropologica che hanno aperto nuovi scenari di interpretazione, portando di conseguenza ad un notevole interesse anche per tutti gli aspetti non ‘monetari’ della moneta, soprattutto di natura rituale e religiosa. Questo genere di ricerche si è sviluppato in particolare nelle Università di Messina, Bologna, Milano Cattolica, Milano Statale (Numismatica medievale) e Genova. A questi insegnamenti se ne affiancano altri che sono rimasti più legati alle prospettive storiche introdotte dalla scuola anglosassone e subiscono maggiormente l’influsso delle teorie neopositivistiche europee attente ai Realien, soprattutto in campo storico-economico. Questo atteggiamento metodologico, oggi prevalente, ha mantenuto maggiore spazio in diverse università quali Padova, Venezia, Udine, Trieste, Verona, Milano Statale (Numismatica antica), Roma (La Sapienza), Viterbo, Napoli, Salerno, Palermo, etc. Occorre dire, però, che una certa diffidenza da parte degli storici verso la lunghissima tradizione di studi artistico-tipologici, che non è mai venuta realmente meno nella numismatica Italiana, rende ancora un po’ difficoltosa la circolazione e l’accettazione in ambito storico-economico delle conclusioni offerte da ricerche prettamente numismatiche, soprattutto per quanto riguarda l’epoca romano-imperiale e medievale, perlomeno un po’ più difficile che in altre nazioni europee.

A partire dagli anni ’70 del secolo scorso in poi si assiste ad un progressivo aumento dell’offerta didattica con la creazione di numerosi Corsi di Laurea in cui è inserito l’insegnamento della Numismatica, all’inizio solo Greca e Romana poi anche Medievale, consentendo un rapido aumento del numero degli insegnanti che al culmine, negli anni ’90, arrivarono ad essere oltre 40 tra ordinari, associati ed incaricati ([10]), mentre oggi sono scesi a circa 28 (7 professori ordinari, 8 associati, 6 ricercatori e 7 incaricati) ([11]), che comunque sono più che sufficienti per le esigenze della formazione di un futuro archeologo od operatore dei Beni Culturali. Tuttavia oggi si osserva che quando un docente va in pensione o cessa di insegnare per altri motivi, la disciplina spesso muore e non viene più riattivata. Questa diffusione dell’insegnamento di Numismatica ha avuto comunque una grande ricaduta negli studi storici ed archeologici italiani e ha prodotto, come conseguenza, una rinnovata sensibilità negli archeologi, storici dell’arte e storici che nei loro lavori sempre più tengono conto delle monete e si è ampliato il numero dei collezionisti e delle pubblicazioni specifiche a tutto vantaggio della diffusione della disciplina.

Tutti questi insegnanti proseguono la loro attività di ricerca e di docenza con la produzione di lavori scientifici sulle monete in generale o su materiali ricevuti per studio da archeologi, storici e soprintendenti o frutto di scavi e ritrovamenti ufficiali e fortuiti. Ciò è dovuto alle mutate condizioni culturali degli ultimi cinquant’anni che vedono in Italia l’affermarsi di una nuova visione dello studio dell’antichità, fondamentale in questo senso la lezione di R. Bianchi Bandinelli. Secondo questa metodologia la moneta viene storicizzata ed inserita nel contesto della produzione antica acquisendo una valenza storica, politica ed economica quale fonte primaria nella ricostruzione delle diverse fasi della vita antica. In questa nuova dimensione la moneta non viene più vista con un criterio hegeliano meramente estetico, quanto mai soggettivo, ma si afferma il suo rapporto con il territorio e lo strato archeologico che l’ha prodotta o il contesto monetale o archeologico nel quale è stata deposta ed è stata rinvenuta ([12]). Con l’affermarsi di questa nuova metodologia diminuisce inoltre la necessità di disporre ad esempio di una collezione privata e personale o di una pubblica per i propri studi sulla produzione di una zecca e il dato diventa irrilevante, preferendo la raccolta di calchi o di fotografie di monete dai diversi musei e collezioni pubbliche e private. Per questo tipo di ricerca si sono affermati i cataloghi illustrati delle numerose aste e successivamente, con la diffusione dello strumento informatico, Internet in particolare, si è favorita enormemente la circolazione delle immagini delle monete ai fini degli studi sulla ricostruzione delle sequenze dei coni, sullo studio delle tipologie etc. Tale rivoluzione copernicana ha determinato uno spostamento della ricerca quasi esclusivamente nelle Università e nei Musei che sono divenuti centri di ricerca a scapito dei singoli studiosi, collezionisti o non strutturati che sempre più raramente si cimentano in opere di vasto respiro ([13]).

In questo periodo assistiamo nettamente alla separazione tra collezionismo e docenza universitaria, in quanto per la prima volta in maniera chiara si afferma la carriera scientifica di studiosi di Numismatica Greca e Romana e più tardi di Numismatica Medievale che non possiedono collezioni, ma provengono dal mondo delle Università, dove si sono formati e dove insegnano a loro volta. Questo gruppo di studiosi si affianca a quello dei Conservatori numismatici dei diversi Musei, prevalentemente civici e degli Ispettori Numismatici delle Soprintendenza, ruolo purtroppo in via di estinzione e creano la base degli attuali insegnanti. Infatti solo negli ultimi due decenni del ‘900 la Numismatica è riuscita ad imporsi come una disciplina autonoma ben individuata con caratteristiche e metodologie proprie rispetto alle altre discipline storiche ed archeologiche e con un proprio gruppo scientifico-disciplinare L- Ant. 04, che ha permesso un fiorire di insegnamenti in numerose università italiane.

Nel contempo si sta diffondendo in Europa un regionalismo negli studi di Numismatica non solo medievale, giustificato in questo caso, dalla presenza di innumerevoli zecche attive per secoli nei diversi stati del continente, ma anche in quella antica, con una polarizzazione nello studio della produzione o della presenza di monete avvenuta in passato in età greca, celtica o romana nelle regioni che corrispondo oggi a nazioni europee. A seguito di questo nuovo andamento degli studi, anche in Italia, si hanno ricadute negli indirizzi di studio e nelle problematiche affrontate, che tendono ad essere regionali ed attente a ricerche prevalentemente su zecche presenti sul territorio nazionale, questo anche per la difficoltà di accesso a materiale proveniente da scavi o ritrovamenti di altri paesi. Questa regionalizzazione degli studi nasce, a mio avviso, anche per la difficoltà di esportare le monete dai paesi mediterranei a seguito di nuove norme più restrittive o dal maggiore controllo esercitato alle frontiere e per la chiusura delle più importanti case d’asta svizzere con uno spostamento del mercato da quella nazione a Monaco di Baviera. Se apparentemente può sembrare un maggiore approfondimento in quanto molto materiale, “minore” viene alla luce, mancano però in Italia grossi lavori di sintesi e bisogna ricorrere ai talvolta vecchi manuali di riferimento, soprattutto inglesi per una corretta identificazione e classificazione delle monete. Questo fenomeno è dovuto anche alla sempre maggiore diffusione della lingua inglese in numerose fasce di età in Europa ed anche in Italia dove, all’università si è iniziato ad insegnare in lingua inglese, per il momento limitatamente alle discipline scientifiche e con una progressiva diffusione nelle discipline umanistiche.

Il Duemila | In questi primi quindici anni del XXI secolo la situazione dell’Università italiana ed in particolare per quanto riguarda l’insegnamento della Numismatica è particolarmente cambiata a seguito di alcune riforme amministrative che hanno inciso anche sulla qualità dell’insegnamento. Infatti con il D.M. 3 novembre 1999 n. 507 si ha un nuovo ordinamento triennale seguito da un biennio (3+2). Con il D.M. 4 ottobre 2000 si ha l’istituzione dei settori scientifico-disciplinari, con la creazione di un settore specifico: L. ANT 04 Numismatica

D.M. 22 ottobre 2004, n. 270 introduce i Crediti formativi nell’ordinamento scolastico ed infine con il D.M. 30 dicembre 2010, Legge Gelmini, vengono abolite le Facoltà in favore delle Scuole per cui anche gli insegnamenti di Numismatica finiscono nelle Scuole di Beni Culturali o di Archeologia e Storia dell’Arte o con altre dizioni. Infine con il D.M. 29 luglio 2011 si ha le rideterminazione dei settori scientifico-disciplinari con il Settore Numismatica confluito nell’area 10 Archeologia. Questa ultima scelta ha fatto seguito ad una lunga discussione se fosse preferibile confluire in quello di Storia e già questo elemento conferma la bipolarità della disciplina che in Italia ha oscillato e oscilla tuttora tra i due poli: l’Archeologia intesa come storia dell’arte classica e la Storia intesa come lo studio dei ritrovamenti, delle cronologie e, segnatamente, la Storia economica con il significato della produzione monetale e della sua circolazione nel contesto delle comunità antiche. Naturalmente se queste disposizioni, che di fatto hanno abolito una autonomia del Settore disciplinare, dureranno negli anni a venire sarà sempre più difficile aver un percorso di studi limitato alla Numismatica, ma ci si dovrà inserire in quello delle discipline più ampie come l’Archeologia classica o medievale, naturalmente con particolare difficoltà per discipline come la Numismatica Bizantina, Orientale, Islamica, Moderna e la Medaglistica che non hanno sbocchi, se non limitati, in discipline “maggiori”. Infine è stato anche modificato l’accesso all’insegnamento che oggi avviene dopo aver superato una Abilitazione Nazionale, ricordo della vecchia Libera Docenza, di cui dal 2013/14 si sono avuti i primi due turni con numerosi abilitati sia come professori associati sia come professori ordinari.

Gli aspetti dell’insegnamento attuale in Italia sono quelli della definizione della disciplina e del divenire degli studi di numismatica, problemi di tecnica, i sistemi monetali, le leggende e successivamente i rapporti con la storia dell’arte e la storia politica ed amministrativa (i magistrati monetari ad esempio) ed infine in alcuni corsi si affrontano i rapporti con i contesti archeologici. Brevi cenni sono poi forniti circa l’evoluzione nel tempo del fenomeno monetale, aspetto questo svolto solo in alcuni atenei che si segnalano per la loro autorevolezza e affidabilità. Ma questi aspetti sono marginali in quanto solo in alcuni si affrontano le problematiche più adeguate e moderne, mentre in molti atenei, forse troppi, si continua con un insegnamento per temi e problemi, spesso associando nell’esame il mondo greco con quello romano, trascurando completamente la monetazione celtica in quanto limitata solo all’Italia settentrionale, facendo spesso prevalere aspetti tipologici ed iconografici e senza affrontare, se non in casi limitati, uno svolgimento diacronico del fenomeno moneta.

Due importanti testi opera di docenti universitari italiani: a sinistra, “Note sulla zecca di Aquileia” di Ulrich-Bansa, a destra, “Il sistema economico e la monetazione dei Longobardi nell’Italia superiore” di Ernesto Bernareggi

Infine una difficoltà nasce anche dal fatto che con il termine ‘numismatico’ si intende in italiano, sia lo studioso, sia il collezionista, sia il commerciante e questo in campo universitario ha ingenerato e genera talvolta, anche oggi, una assimilazione della numismatica alla filatelia e quindi ad una aspetto limitativo della disciplina che vive talvolta una posizione appartata. Solo da vent’anni a questa parte per lo sforzo di tutti i docenti e conservatori si è riusciti a sradicare in parte questo concetto, che comunque è duro a morire.

I Corsi intendono prevalentemente approfondire lo studio della metodologia numismatica attraverso l’esame della documentazione monetale e delle funzioni economiche, politiche e sociali delle monete greche, romane e medievali. In particolare, prevedono l’approfondimento dei problemi di storia monetaria e i coevi ritrovamenti monetari, al fine di impostare la discussione sulle motivazioni dei provvedimenti monetari attuati. Inoltre puntano a fornire una conoscenza teorica e pratica di carattere specialistico per utilizzare la documentazione numismatica come fonte di conoscenza storica, mirando a consolidare la conoscenza delle produzioni monetali e del ruolo della moneta nelle attività economiche.

Il fine dovrebbe essere quello per cui gli studenti acquisiscano conoscenze e capacità di comprensione e riflessione tali da consentire loro di elaborare prospettive metodologiche relative al valore e al significato degli studi numismatici nell’interpretazione dei fenomeni economici del mondo antico e medievale; inoltre che siano capaci di applicare le loro conoscenze in attività di ricerca storica ed archeologica e maturino abilità di comprensione per risolvere problemi riguardanti tematiche scientifiche nuove, inserite in contesti più ampi di ricerca, anche interdisciplinari, connessi alle conoscenze specifiche dell’archeologia e delle culture del mondo antico e medievale, per sviluppare una propria autonomia di giudizio.

Questo in sintesi lo schema di molti insegnamenti attuali che tuttavia, a mio avviso, mirano ad affrontare soprattutto aspetti problematici, trascurando quelli più tecnici e specialistici della disciplina, quali l’analisi formale delle monete, la loro classificazione etc., aspetti per lo più trattati nel corso di esercitazioni sul materiale. Infatti in alcuni atenei vi è un laboratorio di numismatica atto a definire questo tipo di problematica, anche tecnica, come pulizia e restauro delle monete ed analisi metalliche con metodi semplici.

Concludendo la situazione in Italia è, sulla carta, ancora soddisfacente, specialmente se pensiamo al livello occupazionale dopo la laurea che è molto limitato. Attualmente (2015) in Italia vi sono circa 30 docenti a cui si dovrebbero poi aggiungere i docenti fuori ruolo ancora attivi, per cui si ha un quadro molto ampio ed articolato a cui corrisponde una attività di docenza e di ricerca che in alcuni casi raggiunge un livello europeo, ma che potrebbe ancora migliorare solo che ci fosse un po’ di coordinamento tra i docenti, coordinamento che appare insufficiente. Un dato positivo da rilevare è che, a differenza del passato, la formazione di tutta questa classe di docenti è universitaria con lauree in Lettere e dottorati in Storia o Archeologia e non proviene dal collezionismo o da altre discipline ([14]), quindi potenzialmente meglio preparata.

Da sinistra, la raccolta di studi in onore di Laura Breglia, il manuale di numismatica antica di Renata Cantilena e la fondamentale “Introduzione all’archeologia” di Ranucci Bianchi Bandinelli

Per una adeguata educazione numismatica sarebbe opportuno in chiave europea una omologazione dell’insegnamento, fatto questo che in Italia trova grossi ostacoli dato il forte individualismo dei docenti che per legge sono autonomi e seguono propri parametri anche perché provengono da esperienze e “curricula” professionali molto diversi. Manca in Italia una centralità o una scuola comune difficile da realizzare in un paese policentrico e non centralizzato come l’Italia.

Tutti questi problemi, singolarmente non determinanti, cumulandosi tra loro ostacolano tuttavia uno sviluppo organico della disciplina, ne minano l’autonomia e la espongono a seri rischi di subalternità alle discipline “maggiori”, con la conseguenza, a cui stiamo già assistendo in questi anni a causa della crisi economica, di una contrazione degli insegnamenti e dei posti nei Medaglieri pubblici con grave danno per la disciplina in generale e, soprattutto, per il suo sviluppo futuro, rendendo indubbiamente difficile la formazione accademica nella nostra disciplina.

I dottorati in Italia | Il Dottorato universitario italiano è diverso dal resto dell’Europa in quanto non è libero, ma si basa su un concorso pubblico di ammissione a numero chiuso. Questo fatto è particolarmente grave per la nostra disciplina in quanto mancando un dottorato specifico in Numismatica gli aspiranti devono cercare di superare un esame di ammissione in dottorati generici in Storia e/o Archeologia che sono essi stessi molto selettivi e con pochissimi posti per anno, per passare poi a ricerche prettamente numismatiche, ma con uno spettro più ampio. Questa situazione induce molti studenti a frequentare un dottorato all’estero con il vantaggio di avere un titolo spendibile su di un mercato più ampio e quindi superare l’ostacolo, ma con notevoli difficoltà linguistiche ed economiche.

Lo stesso discorso vale per le Scuole di Specializzazione che, dovendo essere “professionalizzanti”, sono divenute propedeutiche alla formazione di funzionari delle Soprintendenze e dei rari musei Civici, ma in cui l’insegnamento della Numismatica si limita a poche lezioni teoriche, salvo lodevoli casi di esercitazioni sul materiale in Laboratori di Numismatica annessi a quelli di Archeologia.

Attilio Stazio, eminente docente di Numismatica, premiato come benemerente della cultura nel 2007 dall’allora ministro Rutelli; a destra, la raccolta di studi edita di recente a cura di Aldo Siciliano

Prospettive future | Certamente il mio personale auspicio sarebbe che si diffondesse una maggiore attenzione alla identità della disciplina, che si realizza nella individuazione dei comuni oggetti di studio, del controllo dei ritrovamenti monetali, delle comuni metodologie di indagine, degli strumenti e delle specifiche metodologie di studio, pur lasciando libero ogni singolo insegnante nella scelta dei problemi di ricerca e di didattica. Questi aspetti non sempre si verificano per la tendenza, tipicamente italiana, di insegnare i grandi temi e problemi della disciplina, ma evitare lavori in gruppo o sistematici, ritenuti poco appetibili. Questa tendenza si evince anche dalla struttura dei diversi manuali che circolano nelle nostre università ([15]), che affrontano tutti i temi della disciplina senza, ad esempio, un’attenzione allo sviluppo diacronico delle vicende legate alla produzione e circolazione delle monete dalle origini ad oggi e con una ridotta attenzione a ciò che emerge dal terreno, salvo lodevoli eccezioni ([16]). Ciò si verifica per le ragioni già espresse ed anche per la netta separazione tra gli organi della Soprintendenza Archeologica, l’unico ente dedicato alla tutela per Legge dei Beni Numismatici e l’Università cui spetterebbe solo il compito di insegnare e fare ricerca, ma idealmente, senza un riferimento al materiale scavato se non dopo l’edizione da parte dei funzionari della Soprintendenza. Purtroppo questa operazione spesso non avviene in quanto con il tempo sono o stanno per scomparire funzionari dediti esclusivamente alla Numismatica, come furono creati negli anni ’60 del secolo scorso e gli stessi nuovi funzionari non hanno interesse o talvolta competenza, per affrontare temi numismatici.

Volendo ora fare un bilancio ed avanzare delle prospettive future, sono ottimista sul futuro dell’insegnamento della Numismatica in Italia, infatti si stanno progressivamente riducendo le cattedre e questo è positivo in quanto negli anni si era avuta una espansione eccessiva, ed anche se la qualità lascia a desiderare in alcune università, in altre una nuova leva di giovani studiosi prosegue ad insegnare gli aspetti cronologici e classificatori delle monete ai fini della corretta identificazione degli esemplari rinvenuti negli scavi, con un approfondimento storico, economico e critico della produzione delle zecche e della circolazione monetale nel territorio e ciò fa ben sperare per il futuro accademico della nostra disciplina. Riesce difficile oggi, data la natura molto autonoma di molto insegnanti proporre un codice di comportamento o una uniformità di metodo anche nella completa libertà di insegnamento che è uno dei pilastri dell’istituzione italiana e credo anche straniera. Forse la presenza di manuali in lingua italiana all’altezza di questo compito potrebbe spingere in questa direzione, ma per il momento possiamo solo sperare in un progressivo coinvolgimento di alcuni docenti in una direzione storica ed economica, attenta agli strumenti conoscitivi delle monete ed al loro porsi nello sviluppo delle società del passato. Infatti solo così potremo portare avanti la ricerca. Abbiamo bisogno ancora di buoni repertori, di studi delle sequenze dei coni di molte zecche, di analisi dei ritrovamenti monetali in ripostigli ed isolati di molte regioni italiane che oggi ancora mancano. In questo senso ritengo che l’informatica sia uno strumento estremamente valido per normalizzare i dati, elaborarli e porgerli poi ai giovani che si avvicinano allo studio della numismatica. Per quanto riguarda l’Italia, credo che, senza un rinnovamento della didattica universitaria e senza un’attenzione particolare e un investimento efficace e duraturo rivolto alla qualificazione della docenza, non si potranno avere interventi di sistema, nella logica dell’integrazione fra valutazione della didattica, adozione di nuove metodologie di insegnamento-apprendimento, strategie organizzative e innovazione tecnologica. In questo quadro bisognerebbe fornire spunti di riflessione ed informazioni pratiche a tutti i docenti di numismatica che desiderino valutare l’opportunità di inserire attività online all’interno dei propri insegnamenti per migliorarne la qualità per avviare e sostenere una riflessione mirata sull’offerta didattica alla luce delle opportunità messe a punto dalle nuove tecnologie. Inoltre sarebbe opportuna una maggiore internazionalizzazione del corpo insegnante. L’augurio è dunque che questi aspetti, già ora presenti in un certo numero di sedi, si diffondano in futuro in gran parte della nostra struttura universitaria, il che certamente farà avanzare la disciplina in quella direzione storicistica che ritengo sia l’unica capace di consentire agli studenti la comprensione di molte, se non di tutte, le sfumature della moderna ricerca numismatica.

 

Bibliografia essenziale

Barbanera 2006 = M. Barbanera, “Giulio Emanuele Rizzo (1865-1950) e l’archeologia italiana tra ottocento e novecento: dalla tradizione letteraria alla scienza storica dell’arte” in M. Grazia Picozzi (a cura di), “L’immagine degli originali greci. Ricostruzioni di Walther Amelung e Giulio Emanuele Rizzo”, Roma.

Barello 2006 = F. Barello, “Archeologia della moneta”, Roma.

Bernareggi 1969 = E. Bernareggi, “Istituzioni di Numismatica”, Milano.

Bianchi Bandinelli 1975 = R. Bianchi Bandinelli, “Introduzione all’archeologia”, Bari.

Breglia 1940 = L. Breglia, “Correnti d’arte e riflessi di ambienti su monete greche” in “La Critica d’Arte”, V, nn. 3-4, fasc. XXV-XXVI, pp. 58- 71, Firenze.

Breglia 1964 = L. Breglia, “Numismatica antica”, Milano.

Burelli 1977 = L. Burelli, “Numismatica greca”, Bologna.

Cantilena 2008 = R. Cantilena, “La moneta in Grecia e a Roma”, Bologna.

Gorini = G. Gorini, “Cento anni della Rivista italiana di numismatica” in “Rivista italiana di numismatica”, XC, Milano.

Mancini 2006 = M. C. Mancini, “Introduzione allo studio della Numismatica. Problematiche metodologiche”, volume I, Roma.

Rizzo 1946 = G. E. Rizzo, “Monete greche della Sicilia”, Roma.

 

Note al testo

[1] Gorini, “Monete antiche a Padova”, 1972, p. 29.

[2] Gabrici, “Le rôle de la numismatique dans le mouvement scientifique contemporain” in atti del Congresso Internazionale di Parigi del 1900, pp. 35-50.

[3] Per un approccio ai contemporanei si vedano gli articoli sulla “RIN” da 1892 (n. 1659 dell’Indice) al 1912 (n. 1667), Serafino Ricci (1867-1943), Furio Lenzi (“Rassegna Numismatica”), mio articolo del 1988 sulla “RIN” per i 150 anni della Società Numismatica Italiana, pp. XIX-XXXIX.

[4] Ricci, “Storia della moneta in Italia: parte antica”, Padova 1937; G. Geronzi,Elementi di numismatica d’Italia moderna e antica”, Fossombrone 1934; G. G. BELLONI, “Necrologio”, in “RIN” 1943, pp. 3-10. Per un approccio biografico più recente, vedi: C. CORNO, “Il numismatico Serafino Ricci”, in “RIN” 2000, pp. 261-307.

[5] Rizzo 1946 , cfr. Barbanera 2006.

[6] Breglia 1940.

[7] L’ultima fu conferita nel 1965 al Bernareggi che la esercitò a Padova.

[8] Gorini 1988.

[9] Tra i quali ricordo E. Pozzi (1935-2010) e T. Caruso (1941-2008).

[10] 1973–1990: docenti a Roma (4), Milano (3), Pavia, Bologna, Genova,Trieste, Bari, Lecce (2), Napoli (2), Santa Maria Capua Vetere, Cosenza, Catania, Palermo, Padova (2), Venezia, Perugia, Pisa, Macerata, Messina (2), Perugia, Sassari, Verona.

[11] 2005-2015: docenti a Roma (4), Milano (3), Padova, Venezia,Verona, Bologna, Genova, Trieste, Lecce, Napoli, Santa Maria Capua Vetere, Cosenza, Messina (2).

[12] Breglia 1964; Bianchi Bandinelli 1975.

[13] Non mancano felici eccezioni: Lazzarini, Ruotolo, Campana etc.

[14] Ad es. Bernareggi era laureato in Legge.

[15] Bernareggi 1968 e succ. ristampe; Burelli 1977; Mancini 2006, quest’ultimo è un plagio del manuale del Bernareggi; Barello 2006; Cantilena 2008.

[16] Savio 2001.