FALSI EURO IN CALO IN ITALIA NEL 2015

(di Antonio Castellani) | In un articolo a firma di Marco Sabella pubblicato di recente dal “Corriere della Sera” (leggi qui il testo completo) si sottolinea come il 2015 abbia visto, in Italia, una netta diminuzione (-70%) nelle segnalazioni di euro contraffatti. La cifra è stata quantificata dall’UCAMP, l’Ufficio centrale antifrode dei mezzi di pagamento del Dipartimento del Tesoro del MEF. I dati sono contenuti nel rapporto sulla falsificazione dell’euro relativo all’anno 2015 che è stato pubblicato nel sito del Dipartimento e che è frutto dell’elaborazione di oltre 286.000 segnalazioni di banconote e monete sospette di falsità comunicate all’UCAMP.

Nel 2015 sono state sequestrate 216 mila banconote e 69 mila monete metalliche irregolari. I tagli da 20 e da 50 euro restano al vertice delle falsificazioni. Più nel dettaglio, il rapporto evidenzia nel corso del 2015 il ritiro dalla circolazione o il sequestro di 216.089 banconote e di 69.922 monete metalliche, con un calo, rispetto al 2014, rispettivamente del 67% (659.684) e dell’81% (369.166). Per quel che riguarda le banconote il quantitativo maggiore di sospette falsità ritirate nel 2015 coinvolge il taglio da 20 euro (81.153 pezzo), seguite da quelle da 50 euro (52.573) e da 10 euro (51.076) per un valore totale di sospetto falso di 7.295.855 di euro. Passando alle monete metalliche, dei 69.922 pezzi ritirati dalla circolazione o sequestrati, quasi la metà (31.374 esemplari) riguardano monete da 2 euro, a seguire quella da 1 euro (21.775) e il taglio da 50 centesimi (16.401 pezzi) per un totale in valore di 69.803 euro. Residuali, invece, le false monete da 10 e 20 centesimi ritirate: produrle, infatti, costa troppo rispetto al valore di spendita e i falsari preferiscono concentrarsi sui tagli più elevati.

A contribuire in modo sostanziale al contenimento del fenomeno in Italia sono stati – sottolinea l’articolo – i massicci sequestri eseguiti soprattutto nel Napoletano e che hanno portato alla scoperta di efficienti stamperie e zecche clandestine che “rifornivano” di euro contraffatti non solo la malavita locale ma anche canali illeciti all’estero.