SIMILI MA TUTTE NUOVE,
LE BANCONOTE D’ERITREA

(a cura della redazione) | La National Bank of Eritrea – che peraltro, ad oggi, non dispone nemmeno di un proprio sito Internet – lo aveva preannunciato ufficialmente con la Legge n. 124/2015: tutte le banconote denominate in nakfa e in circolazione sarebbero presto state sostituite con nuove banconote emesse dal governo di Asmara. Una decisione, si è tuttavia sottolineato, non finalizzata ad una vera e propria riforma monetaria – il cambio è stato infatti previsto alla pari – ma solo a stimolare l’economia eritrea regolando la circolazione del denaro e rendendo certo il quantitativo del circolante.001002

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I tre tagli inferiori della nuova serie eritrea (source: web)


Dal 1° gennaio, dunque, i vecchi nakfa non hanno alcun valore, e sono in fase di sostituzione con sei nuovi biglietti aventi soggetti simili, ma cromatismi diversi e maggiori dotazioni di sicurezza rispetto ai precedenti; sulle nuove banconote compare la data del 24 maggio 2015. A quanto si apprende da fonti giornalistiche, la popolazione sta accogliendo positivamente la nuova serie di biglietti che, come finalità ulteriore, ha quella di rendere gli accumuli illegali di vecchi nakfa – soprattutto legati a contrabbando, smercio di valuta estera e riciclaggio – delle montagne di carta straccia.004005

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I valori da 20, 50 e 100 nakfa datati 2015 e in circolazione da quest’anno (source: web)


Sul fronte dei nuovi nakfa, tutti dotati fra l’altro di fascia olografica verticale (tranne il valore più basso, quello da un nakfa), compaiono tripli ritratti che simboleggiano la popolazione eritrea (che è formata di sei gruppi etnici principali) e sul retro scene che descrivono la realtà economica tradizionale, il progresso industriale e dei trasporti, l’ambiente naturale e le infrastrutture della nostra ex colonia. Con i suoi 117.600 kmq di superficie, per meno di 6,5 milioni di abitanti, l’Eritrea è indipendente dal 1952 e si prevede che nel 2016 il PIL totale del paese si attesterà a circa 4,8 miliardi di dollari, con un reddito pro capite di meno di 700 dollari annui che pone il paese al 186° posto nel mondo.