ALLA RISCOPERTA DEI 99 DENARI DI GUALDO TADINO

documents-button(di Antonio Castellani) | Il territorio di Gualdo Tadino, in provincia di Perugia, da decenni si dimostra un terreno fertile per conoscere meglio la storia, non soltanto quella locale. Vari ritrovamenti, nel corso degli anni, sia a seguito di scavi mirati o per puro caso fortuito, hanno infatti portato alla luce alcuni ripostigli ed altro materiale interessante per l’archeologia, vedi i “dischi aurei” e resti di insediamenti umani come quello di Col dei Mori. Per valorizzare questo patrimonio l’associazione Culturale “Enrico Stefani”, sotto l’impulso dell’archeologa Tiziana Capriotti, nell’ultimo “Dialogo di Archeologia” tenuto presso la mediateca del Museo dell’Emigrazione ha focalizzato l’attenzione sul tema de “I 99 denari di età imperiale rinvenuti a Grello di Gualdo Tadino“. Relatore della conferenza, che ha visto la partecipazione di un folto pubblico, é stato Samuele Ranucci, archeologo e studioso di numismatica antica.

001Alcuni degli esemplari del ripostiglio di Grello di Foligno (source: web)


Il ritrovamento fortuito di questi 99 denari di età imperiale avvenne nel 1951, in località Broccaro, presso la frazione Grello di Gualdo Tadino, in un terreno in aperta campagna mentre l’allora giovane Fiorello Scassellati e la cognata Gina, moglie del fratello Settimio, stavano ripulendo il terreno per prepararlo alla semina. Ad un certo punto la donna sente che la sua zappa urta con qualcosa sotto la superficie: un vaso rotto e di cui era rimasto poco più del fondo a mo’ di scodella, ma pieno di monete. Passa qualche anno, e nel 1954 i denari li ritroviamo al Museo Archeologico di Ancona. Attualmente l’interessante complesso di monete è esposto al Museo Archeologico Nazionale di Perugia.

Fin qui la storia del ritrovamento; nel corso della conferenza, tuttavia, Samuele Ranucci é passato anche ad illustrare la parte più interessante, ossia il contenuto del vaso. Le monete coprono un periodo che va dal 69 d.C., con un esemplare che riproduce l’effige dell’imperatore Otone, per passare poi ad altre monete che riproducono l’effige di imperatori come Vitellio (aprile-dicembre 69 d.C.). Le dinastie che si susseguono portano al potere fra gli altri Domiziano, Traiano e Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio; tutti imperatori effigiati sui denari del ripostiglio che si chiudono con Commodo (183-184 d.C.). Su alcune monete sono effigiate anche mogli o parenti di imperatori, come Sabina moglie di Adriano, Faustina moglie di Antonino Pio, Lucilla figlia di Marco Aurelio, Faustina II sorella di Commodo e moglie di Lucio Vero, Crispina moglie di Commodo che – per il suo adulterio venne – esiliata a Capri. Le monete di Grello di Gualdo Tadino ripercorrono quindi la storia di Roma dal 69 d.C. fin quasi alla fine del II secolo e – tranne qualche doppione – sono tipo logicamente tutte diverse una dall’altra. Già in una precedente pubblicazione Sara Sorda, esperta di monetazione antica, aveva menzionato questo ritrovamento e riprodotto su cartaceo tutte le monete ritrovate. A questo punto può sorgere il legittimo interrogativo: l’originario possessore di questi denari era un commerciante, un facoltoso proprietario terriero del luogo oppure, come ipotizza Eriberto Polidoro, presidente del Circolo Filatelico Numismatico “Olivo Scatena”, “magari anche un collezionista numismatico ante litteram di età imperiale?”.