EDITORIALE: SESSANT’ANNI D’EUROPA,
QUINDICI DI EURO… E ORA?

(di Roberto Ganganelli) | Il 25 marzo di sessant’anni fa venivano firmati i Trattati di Roma. Sei paesi appena – con l’Italia c’erano Francia e Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo – con quell’atto solenne svoltosi in Campidoglio sancirono l’inizio di un cammino comune – la costruzione dell’Unione Europea, allora CEE – al quale, nel tempo, si sono associate ventidue altre nazioni tra le quali una soltanto – la Gran Bretagna, lo scorso anno – ha deciso di tornare sui propri passi con un referendum popolare.

Il 12 ottobre 2012 l’Unione Europea è stata insignita del premio Nobel per la pace, con la motivazione: “Per oltre sei decenni ha contribuito all’avanzamento della pace e della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa”. Un patrimonio di libertà e speranza, dunque, un patrimonio di valori condivisi, crescita e integrazione suggellato anche, nel 2002, dall’introduzione dell’euro, adottato oggi da diciannove membri della UE e coniato, in convenzione, anche da altri piccoli paesi del continente non membri dell’Unione.

Un’Europa di speranza che l’Italia, nel 60° anniversario dei Trattati di Roma, ha deciso di omaggiare anche con una moneta da 5 euro in argento, opera di Maria Carmela Colaneri. Sul dritto campeggia in primo piano il volto elegante e leggero della Venere Capitolina, uno dei simboli della civiltà romana; sullo sfondo, una mappa dell’Europa da cui si dipartono sei fasce a ricordarci i paesi partecipanti alla firma del 1957. Al rovescio il pavimento michelangiolesco di Piazza del Campidoglio con tre fasce a rappresentare il Parlamento Europeo, il numero 60 e le stelle dell’Unione a ricordarci, insieme alle iscrizioni, la celebrazione di quegli storici trattati del 1957.

Una moneta che IPZS ha scelto di coniare sia in fior di conio che in versione proof e di inserirla nelle serie divisionali di quest’anno per sottolineare ancor di più il ruolo svolto con continuità,  impegno e convinzione dal nostro paese – anche se, non sempre conseguendo risultati adeguati – nell’ambito delle istituzioni comunitarie e del percorso di costruzione dell’Europa unita come della sua moneta. Un cammino, quello dell’Europa, che non è stato privo di contraddizioni e passi falsi, come mostrano in particolare gli attriti degli ultimi anni, amplificati dalla gravi crisi economica e da un percorso politico ed istituzionale tuttora incompiuto: spinte nazionali, tensioni sociali ed elementi geopolitici come il terrorismo – si vedano i recenissimi fatti di Londra – rischiano infatti di indebolire in modo pericoloso – se non di mettere realmente in pericolo – quella costruzione teorizzata da Schuman, De Gasperi e Adenauer e portata avanti sia da grandi statisti che, nei decenni, da tutti i cittadini europei, noi compresi.

Indipendentemente da quello che sarà il futuro dell’Unione e dell’euro, questa coniazione rappresenterà negli anni a venire ciò che ogni moneta ha sempre rappresentato in modo mirabile, fin dagli albori: essere l’espressione di una civiltà e di una cultura, eternare nel metallo un momento da ricordare, comunicando al tempo stesso una realtà ed un sogno, una ricorrenza e una speranza. Auguri, Europa.