LE CONIAZIONI PONTIFICIE
PER I PRIMI GIUBILEI (1300 E 1350) | 2

(di Antonio Rimoldi) | L’Anno Santo 1350 e le sue monete | Il secondo Giubileo si svolge in un momento di condizione politica ambigua. Il papa (Clemente VI) è lontano da Roma ed ha appena acquistato l’intera città di Avignone (1348). L’Urbe è quindi nel 1350 in una situazione particolare, centro spirituale indiscusso, centro di un nuovo anno giubilare, centro privato con la forza della figura fondamentale della Cristianità. E’ indicativa la mancanza di notizie riguardo a coniazioni a nome del pontefice in suolo italico. Come nel caso di Bonifacio VIII, le uniche monete riportanti il nome di Clemente VI furono tutte coniate nel Contado Venesino – ad Avignone e Ponte della Sorga – imitando la moneta locale dal punto di vista metrologico ed, in alcuni casi, iconografico.

9Grosso da due soldi | Fig. 9 (es. ill.: NAC 57, 910) | D/: CLEMES PP SEXTVS – Il pontefice, mitrato, in trono benedice con la mano destra e regge una croce con la sinistra. R/: + SANTVS PETRVS [ET] PAL – Chiavi decussate. Riferimenti bibliografici: Muntoni, 1 (come grosso clementino da 24 denari)

Questa moneta viene attribuita ad Avignone per la presenza al rovescio dei nomi dei santi Pietro e Paolo al posto dell’indicazione del luogo di zecca del Contado Venesino. Il ragionamento, a nostro avviso sensato, non viene però applicato nel caso del soldo al cui rovescio compare il nome di san Pietro. Quest’ultima moneta viene quindi attribuita alla zecca di Pont de Sorgues nonostante lo stile sia il medesimo del mezzo grosso di Innocenzo VI (successore di Clemente VI) attribuito alla zecca avignonese. Pertanto riteniamo che il mezzo grosso di Clemente VI sia stato coniato con ogni probabilità nella zecca di Avignone e non in quella di Ponte della Sorga, che produceva emissioni con stili (ed epigrafie) completamente differenti.

10Soldo | Fig. 10 (es. ill.: NAC 57, 911) | D/: CLEMS PP SEXTS – Il pontefice, mitrato, in trono benedice con la mano destra e regge una croce con la sinistra. R/: SANTS PETRVS – Croce intersecante la legenda, chiavi decussate in ogni quarto. Riferimenti bibliografici: Muntoni, 3 (come mezzo grosso, zecca di Pont de Sorgues)

Elenchiamo e descriviamo di seguito le altre monete riportanti il nome di Clemente VI, tutte attribuibili alla zecca di Pont de Sorgues. Da notare come il grosso tornese imiti stilisticamente (oltre che, come è logico, metrologicamente) l’originale della città di Tours.

11Grosso tornese (28 denari) | Fig. 11 (es. ill.: NAC 57, 912) | D/: CLEMES PP SEXT entro cerchio di crocette in ovati – Mezza figura del pontefice, mitrato, benedicente con la mano destra e reggente una croce con la sinistra. R/: + AGIMVS TIBI GRAS ONIPOTES DEVS (nel giro esterno); + COMES VENESI (nel giro interno) – Croce patente. Riferimenti bibliografici: Muntoni, 2
12Mezzo grosso tornese (14 denari) | Fig. 12 (es. ill.: NAC 57, 913) | D/: CLEMENS PP SESTV – Mezza figura del pontefice, mitrato, benedicente con la mano destra e reggente una croce con la sinistra. R/: + COMES VENESINI – Croce patente, chiavi decussate nel II quarto. Riferimenti bibliografici: Muntoni, 4 (ma come sesino)
131/8 di soldo | Fig. 13 (es. ill.: NAC 57, 914) | D/: + CLEMES PP SEXTVS – Busto mitrato del pontefice. Ai lati possono essere presenti due rosette. R/: + COMES VENESINI – Croce patente. Nei quarti possono essere presenti chiavi decussate e rosette, variamente disposte. Riferimenti bibliografici: Muntoni, 5 – 7 (ma come denaro nero)
ndObolo | D/: + CLEMENS PP SESTV – Busto mitrato del pontefice. R/: COMES VENASINI – Croce patente, chiavi decussate nel II quarto. Riferimenti bibliografici: Muntoni, 8

Per quanto riguarda le monete coniate nella zecca capitolina in occasione del Giubileo del 1350 lo studioso può avvalersi di ben poche basi su cui fondare le proprie congetture. Pertanto, non potendo nella maggior parte dei casi datare con sicurezza le monete al 1350, presentiamo di seguito tutte quelle emissioni che con ogni probabilità furono coniate se non durante il Giubileo, in sua prossimità. Sappiamo che in occasione di tale Anno Santo venne ostentato pubblicamente per la prima volta il “Segno della Veronica”. Sono stati quindi riferiti ad un periodo quanto meno prossimo al Giubileo di nostro interesse quei gettoni/tessere riportanti su una faccia il Volto Santo e dall’altra una croce, in alcuni casi inquartata da una o più stelle.

14Tessera/gettone | Fig. 14 (es. ill.: Bartolami 36, 1078) | D/: + SVDARIVS – Volto Santo nimbato. R/: + ROMA CAPVT – Croce patente (in uno o più quarti può essere accantonata da una stella). Riferimenti bibliografici: Muntoni, 100 e var. (ma come denaro piccolo); CNI, 366-470 (ma come denaro piccolo)

Sono attribuibili agli anni ’50 del XIV secolo anche i denari piccoli con la personificazione di Roma seduta. Questa datazione è possibile grazie all’affinità stilistica con i romanini emessi all’incirca nella metà del secolo (che tratteremo in seguito) e grazie al ritrovamento di un esemplare nel ripostiglio di Fontana Antica (occultato, secondo Finetti, negli anni ’70 del XIV secolo).

15Denaro piccolo | Fig. 15 (es. ill.: Bartolami 36, 1075) | D/: + SENATVS P Q R – Croce patente, nei quarti può essere presente una stella. R/: + ROMA CAPVT M – Roma in trono con palma nella mano destra e globo, a volte crucigero, nella sinistra. Riferimenti bibliografici: Muntoni, 95 e var.; CNI, 431-444

Passiamo ora a trattare quei grossi romanini coniati nel periodo di nostro interesse. A seconda che si datino le emissioni di Cola di Rienzo al suo tribunato (1347) o senatorato (1354) cambiano logicamente i tipi di romanini emessi nel 1350 ca. Descriviamo quindi di seguito due emissioni di romanini, una successiva ed una precedente a quella di Cola.

Datazione dell’emissione di Cola di Rienzo al 1347 | Emissione con stemma Savelli (Rimoldi-Sissia gruppo B3-2).

16Grosso romanino | Fig. 16 (es. ill.: Kunker 281, 1646) | D/: + SENATVS POPVLVS Q’E ROMANVS – Leone andante a sinistra con muso frontale. In esergo stemma Savelli senza scudo. R/: + ROMA CAPVD MVNDI S P Q R – Roma assisa con ramo di palma nella mano destra e globo nella sinistra. Riferimenti bibliografici: Muntoni, 46; CNI, 213 (ma Savelli-Anibaldi)
17Mezzo grosso romanino | Fig. 17 (es. ill.: NAC 90, 423) | D/: + SENATVS POPVLVS – Leone andante a sinistra con muso di profilo. In esergo stemma Savelli senza scudo. R/: + ROMA CAPVD MVNDI – Roma assisa con ramo di palma nella mano destra e globo nella sinistra. Riferimenti bibliografici: Muntoni, 51-51/1; CNI, 191-193

Datazione del’emissione di Cola di Rienzo al 1354 | Emissione con stemma Savelli (Rimoldi-Sissia gruppo B2-3).

18Grosso romanino | Fig. 18 (es. ill.: NAC 90, 422) | D/: + SENATVS POPVLVS Q R – Leone andante a sinistra con muso frontale. In esergo stemma Savelli in scudo pentagonale. R/: + ROMA CAPVD MVNDI simbolo rosetta a cinque petali – Roma assisa con ramo di palma nella mano destra e globo nella sinistra. Riferimenti bibliografici: Muntoni, 50; CNI, 216 (ma Savelli-Anibaldi)
ndMezzo grosso romanino | D/: + SENATVS POPVLVS R – Leone andante a sinistra con muso di profilo. In esergo stemma Savelli in scudo ovale. R/: + ROMA CAPVD M simbolo rosetta a cinque petali – Roma assisa con ramo di palma nella mano destra e globo nella sinistra. Riferimenti bibliografici: Muntoni, 52; CNI, 189

Concludiamo il nostro studio con la trattazione di un nominale che venne introdotto a Roma proprio negli anni ’50 del Trecento: il ducato. Come nel caso del denaro provisino, anche il ducato romano è una moneta tutta d’imitazione. Questa volta il prototipo è però italico, infatti i tipi sono quelli del ducato veneziano. Le coniazioni di ducati romani si protrassero fino al pontificato di Eugenio IV, che riformò il nominale dando risalto all’autorità pontificia.

Tra le innumerevoli serie di ducati senatoriali le prime sono, senza dubbio alcuno, quelle aventi la scritta al diritto la formula SAN scritta in verticale lungo il vessillo dell’alto verso il basso. Conoscendo questo dato possiamo già ridurre sensibilmente il numero delle coniazioni di nostro interesse. Tra le emissioni frutto di questa prima selezione, andiamo di seguito ad illustrare quella avente, al termine della legenda del rovescio, il Volto Santo di maggiori dimensioni, in posizione verticale. Difatti riteniamo che il particolare iconografico sia stato col tempo ridotto nelle dimensioni (ed infatti in tutte le emissioni certamente successive il segno della Veronica è talmente piccolo da seguire l’orientamento della legenda) e forse sia addirittura stato assimilato come simbolo di zecca.

19Ducato | Fig. 19 (es. ill.: NAC 90, 443) | D/: S PETRVS SEN ATOR VRB – S. Pietro porge il vessillo al Senatore, inginocchiato. R/: ROMA CAPVT MVNDI S P Q R Volto Santo – Il Redentore, benedicente con la mano destra e con libro nella sinistra, entro ellisse con 9 stelle a cinque punte. Riferimenti bibliografici: Muntoni, 102 e var.; CNI, 509-510

(leggi qui la prima parte)

Nota

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Bibiliografia essenziale

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J. De Mey, Les monnaies du Comtat Venaissin, Parigi, 1975.

G. Garampi, Saggi di osservazione sul valore delle antihe monete pontificie, Roma, 1766 (incompleto).

A. Giarante e A. Sissia, Il denaro provisino romano e le fasi iniziali della zecca senatoriale medievale di Roma, in Panorama Numismatico di febbraio e marzo 2013.

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A. Rimoldi, Anno 1367: Urbano V e i bolognini “IN ROMA”, in Il giornale della numismatica online del 04/12/2014.

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A. Sissia, Al di là del provisino. Le emissioni “aggiunte” di denari piccoli della zecca senatoriale romana, in Panorama Numismatico di aprile 2015.

A. Sissia, Denier au pigne champenois e denaro provisino emesso a nome del Senato Romano, contributo reperibile sulla piattaforma Academia.edu, aprile 2016.

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