Memorie di un nummomane, capitolo 6

Prosegue il racconto in prima persona di un appassionato di monete, scritto da un appassionato di monete.

Dopo il quinto  capitolo, continua la pubblicazione con cadenza settimanale del libro di Demian Planitzer Memorie di un nummomane. Ovvero: tramonto di un collezionista di monete antiche (pp. 128, Albo Versorio edizioni, Milano 2017, € 9,50).

Capitolo sesto. Intermezzo

Di come un’anima schiaffeggiata riesca comunque a macerarsi ancora.
“…la giornata si concludeva insipida,
trafitta da emozioni obliquamente
assonnate in un otto pieno di rovistate
ambizioni, sotto sguardi nutriti da inutili
ed ossequiosi incitamenti devoti…”.

Sarebbe tornato indietro D.P., questo insoddisfatto indeciso,
a ripercorrere tutti gli stand della fiera alla rincorsa di una moneta
da comperare, con affanno e sudore cerebrale? Un nummo con cui
confidarsi, giocare e confessarsi? Una moneta da pochi centinaia di
euro, magari d’oro, che allevii la sete di storia, di arte, di erudizione?
Una scialuppa per saltare qua e là, una sedia su cui riposare il cuore,
un razzo per arrivare alle stelle. Pretendo troppo?
Eppure il desiderio si assopiva mentre tornava a casa in treno ma
poi si tramutava repentinamente in rabbia feroce e silente contro la
donna, quella donna che vietava questo piacere, non appena varcava
la soglia di casa. Era lei il nemico. Ma cos’era questo desiderio?
Semplicemente un egoistico capriccio del suo io? Una paturnia
incontrollabile ingigantita da un lungo digiuno a cui invece si
doveva opporre un freddo e risoluto rifiuto razionale blindato da un
autocontrollo universale?
Mi fai pena D. P. che giaci sul letto a vagheggiare la moneta che
avresti voluto comperare per farti vedere i lineamenti poetici della
vita. Invece, cupo in volto, te lo ripeto, non mi piaci per nulla.
Ma alzati buffone e vai a farti un giro, viziato. Chi se ne importa
delle monete! Al diavolo la Numismatica! Cosa vuoi? Fra sei mesi ci
sarà un’altra fiera. A chi interessa se oggi sei nero per colpa tua?
Ma la Numismatica balzava ancora di qua e di là, a volte nel mio
cuore, a volte nella mia mente, che era fatica non sorriderle quando
si nascondeva negli angoli della mia camera. Pareva mi facesse il
solletico per togliermi il broncio, come una fidanzata dispiaciuta che
tenta di riparare alle affilate offese pronunciate poco prima.
Ad un tratto mi accorsi che mi guardavo sul letto ed ebbi come
l’impressione di essere contemporaneamente il malato ed il dottore,
chi beveva la medicina e chi la prescriveva.
Mi si presentava una giornata assai lunga, piena di vangate e poi
rastrellate sui miei pensieri e magari di intermittenti ripensamenti,
anche perché c’era pure domani la fiera della numismatica e si
poteva scordare, in questo modo, il giorno ellittico pieno di verticali
confusioni sentimentali, di desideri in saliscendi e di fughe alternative.
Come una fetta d’ananas troppo verde, la giornata si concludeva
insipida, trafitta da emozioni obliquamente assonnate in un otto pieno
di rovistate ambizioni, sotto sguardi nutriti da inutili e ossequiosi
incitamenti devoti nel tempio sacrilego di uno squallido commercio di
anime spalmate di profumata cannella e di zenzero. Basta!
Assassini di emozioni, ladri di entusiasmo i commercianti di nummi
che violentano le voglie nascondendo i cartellini dei prezzi rendendo
irraggiungibili i desideri adolescenti delle menti incanutite.
Ma forse è Dio che vuole così: che l’amico delle monete scialbamente
soffra quando ama i nummi come sé stesso e forse di più. Quando
per lui amare è rinunciare a tutto il resto e la nummomania è un’arte
spirituale che raggiunge, saltando l’incrocio dello scibile, il semaforo
della sapienza, i caselli autostradali della voluttà.
Torniamo al nummomane D.P., osserviamo ancora una volta
questo uomo, con i capelli biondo-miele che si stanno incanutendo,
lo sguardo trasparente, famelico di vite ma insaziabilmente curioso di
esperienze numismatiche. Pieno di corde che vogliono vibrare sotto il
plettro della Numismatica, questo gioco rutilante che lancia bagliori
come in un tunnel colorato di foglie e rami dipinti dall’autunno, questa
crociera sui muri della storia alla ricerca di lidi e di fortune illuminate
dalle vite. Tutto questo è assurdo ed imprevedibile come una moneta
dimenticata per duemila anni sotto terra e che compare grazie ad un
aratro trainato da un trattore stanco? Sì? Un sonno per lei durato venti
secoli, per noi come quando non guardiamo il telegiornale per un
anno di fila? Dobbiamo raccontarlo a quella moneta tutto quello che
si è persa, quello che è accaduto in tutto questo tempo mentre lei era
in letargo? Ad esempio, una moneta di Adriano ritrovata vicino alle
fondamenta degli arcovoli dell’Arena di Verona? Ed è sbagliato, ora,
usare a quella moneta mille riguardi dopo che per secoli ha bevuto
il sangue della terra e sopportato le mille incursioni delle stagioni?
Come dovrei fare io con la mia passione?
Che senso ha ora metterla in una scatolina rivestita di velluto e
toccarla solo con i guanti? Per non rovinarla di più? Dai dai!
E le altre monete che possiedo, che storia mi raccontano o mi
nascondono? Ditemelo. O devo immaginarla? Lo sentite adesso dove
abita il fascino della Numismatica?
Mi sto calmando, lo vedo, e il desiderio si è assopito conversando
con me stesso. Va bene, l’avete capito, ho deciso di tornare domani
alla fiera, e prendermi qualcosa. Sì, avete ragione, mi comporto come
un bambino che va a letto contento perché domani arriva Santa Lucia.
E’ vero, mi cullo nel piacere meditativo e il mio cuore zampilla, sta
bene mentre coccola la speranza come il giorno prima di andare in
gita, al liceo.
Vi secca? Mi dovrei sentire in colpa? Ah sì, dite che dovrei
vergognarmi? E se aggiungessi che è un premio, che è per il mio,
diciamo, compleanno? Forse sareste d’accordo? Quando guardo una
moneta aspiro lo strano memento dell’immortalità, mi piace che la
mia anima cerchi di essere liberata dalla Numismatica, anzi forse
imbarcata sul mare della Numismatica, vedi miracolo, è male forse?